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 2014  febbraio 22 Sabato calendario

BLOCCO DI BENI E VISTI SAZNIONI «GRADUALI» DALL’UNIONE EUROPEA


Fermare la strage che insanguina l’Ucraina ed evitare che la «situazione esploda», diventi guerra civile. Questo è l’obiettivo dell’Ue che ieri ha riunito a Bruxelles i 28 ministri degli Esteri con all’ordine del giorno l’attivazione di sanzioni contro i responsabili dei massacri.
«La decisione è di procedere molto rapidamente, nelle prossime ore al blocco dei visti ed al congelamento dei beni di coloro che hanno commesso le violenze» ha dichiarato la responsabile della Farnesina, Emma Donino lasciando il Consiglio dei ministri degli Esteri Ue. «È una decisione assunta ha precisato in accordo con i ministri di Polonia, Germania e Francia al momento a Kiev» e sarà «decisa, ma graduale». I ministri dell’Unione hanno anche deciso di attivare un «canale umanitario» con visti Ue per i feriti, la società civile e per i dissidenti e «l’assicurazione di adeguata assistenza umanitaria e aiuto medico alla popolazione ucraina». Le misure Ue sono al momento fondamentalmente contro i «responsabili della violenza e di un uso eccessivo della forza», di fatto quindi contro il governo e le autorità che controllano le forze di sicurezza. La lista ancora non c’è e verrà comunque decisa in relazione all’evolversi della situazione in Ucraina. Si è riconosciuto tuttavia ha detto Benino che «ci sono gruppi di estremisti e infiltrati di vario tipo» nelle file dell’opposizione. Le sanzioni decise vanno dal blocco della vendita di equipaggiamento e armi anti-sommossa al congelamento dei beni di alti funzionari del governo di Kiev. Per loro vi sarebbe anche «il divieto di viaggio» nei Paesi Ue.
Questo è il primo avvertimento dell’Unione europea, finora refrattaria a imporre sanzioni di sorta. Obiettivo è fermare il bagno di sangue in Ucraina, riavviare il dialogo scongiurando al tempo stesso una nuova «guerra fredda» con Mosca, l’altro protagonista della crisi ucraina. Al momento dalle misure Ue non sarebbe «colpito» il presidente filo-russo Viktor Yanukovich con il quale hanno aperto una trattativa i ministri degli Esteri tedesco, francese e polacco, giunti ieri a Kiev. Il tedesco Frank-Walter Steinmeier, il francese Laurent Fabius e il polacco Radoslaw Sikorski che lo hanno incontrato per cinque ore, ipotizzando una possibile «roadmap» per uscire dalla crisi, si sono visti anche con esponenti dell’opposizione ucraina. La loro azione diplomatica a Kiev continua in costante contatto con la responsabile Esteri dell’Ue, la commissaria Catherine Ashton che ha chiarito: «L’ampiezza delle sanzioni dipenderà dall’evoluzione sul terreno della crisi».
MEDIAZIONE CON IL CREMLINO
I margini di questa azione li ha indicati il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders. «Occorre agire su due fronti: da un lato sottolineando con le sanzioni che non ci può essere impunità. Dall’altro occorre andare avanti per ricostruire il dialogo. È necessaria una mediazione che non deve escludere partenariati con terzi, come la Russia». E proprio al presidente russo Putin direttamente coinvolto dagli sviluppi della situazione in Ucraina, si era rivolta la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Lo conferma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, riferendo sia della telefonata intercorsa tra i due capi di Stato, sia della decisione del presidente russo di inviare in missione diplomatica a Kiev «l’ombudsman per i diritti umani, Vladimir Lukin». «È noto che Vladimir Petrovich (Lukin) ha una ricca esperienza nel servizio diplomatico e una notevole autorità tra gli attivisti per i diritti umani», ha aggiunto il portavoce. Quello che Mosca respinge è la minaccia dell’Occidente di imporre sanzioni all’Ucraina. «È un ricatto e da due pesi e due misure» ha dichiarato il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. «L’opposizione non può o non vuole dissociarsi dagli estremisti. Gli Usa attribuiscono tutte le responsabilità alle autorità ucraine, questo è dare due pesi e due misure», ha aggiunto Layrov, sottolineando che «le sanzioni dell’America incoraggiano i rivoltosi». In mattinata il premier Medvedev era intervenuto avvertendo che Mosca non vuole a Kiev un governo «su cui qualcuno possa pulirsi i piedi».
«Gli Stati Uniti sono indignati dalla violenza in Ucraina e chiedono al presidente del Paese, Viktor Yanukovych di ritirare immediatamente le forze dal centro di Kiev» è stata la risposta del presidente Usa, Barack Obama che invocando il dialogo ha esortato l’esercito, come ha fatto anche il segretario Nato Rasmussen, «a non lasciarsi coinvolgere nel conflitto, che va risolto politicamente».