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 2014  febbraio 22 Sabato calendario

LA PRIMA DONNA ALL’INDUSTRIA UNA “BERLUSCONIANA” PER SNELLIRE LA BUROCRAZIA


La voleva Silvio Berlusconi come volto nuovo della rinata Forza Italia. E invece eccola qui, Federica Guidi, imprenditrice doc catapultata allo Sviluppo Economico su una montagna di dossier «caldi» da far venire i brividi. In prima linea, nella trincea della crisi, con le multinazionali che scalpitano per alleggerire la presenza in Italia (i casi di Electrolux come di Alcatel Lucent, che ha appena annunciato un ridimensionamento delle sedi...), ma anche tante opportunità da cogliere, tra agenda digitale, sviluppo delle start-up e strategia energetica. Fino alle questioni legate a Telecom, alla sua Rete e alle mire degli spagnoli di Telefonica e via a non finire.
Insomma, Guidi, modenese, classe 1969, laurea in Giurisprudenza, prima donna a varcare la soglia di quello che una volta era il ministero dell’Industria e oggi - che son tempi grami - di quello “Sviluppo economico” che non c’è, avrà tempo e luogo per dimostrare di avere quella grinta con cui viene dipinta. «Una sfida bellissima», definisce lei oggi la chiamata ricevuta da Matteo Renzi. Per cui promette: «Io come altri abbiamo deciso di metterci in gioco, di dare il nostro contributo. Vengo dall’impresa, vengo da quel mondo e lo interpreterò al meglio. Ma dovrò confrontarmi, farò parte di una squadra».
L’imprinting da industriale doc non le manca certo. Non solo perché lo è quasi per via dinastica (papà Guidalberto è patron della bolognese Ducati Energia di cui lei è vicepresidente, carica raggiunta - ha sempre assicurato - dopo la gavetta) ma anche per l’impegno profuso per la categoria. Questo comincia nel 2002, con la guida dei Giovani imprenditori dell’Emilia Romagna, prosegue nel 2005 affiancando Matteo Colaninno (oggi deputato del Pd) da vice nazionale per prenderne il posto dal 2008 al 2011, presidente dei Giovani di Confindustria e vicepresidente di Viale dell’Astronomia. E oggi la Guidi ministro riparte dalla Guidi imprenditrice. «Il mio dato è quello, questo è il mio curriculum. Proverò a portare in Consiglio dei Ministri, in questo mio nuovo ruolo, la conoscenza che ho maturato nel mio mestiere, partirò da quello che ho fatto finora...». Poi lo sa benissimo, la neo-ministra, che un conto sono le giuste rivendicazioni di chi sta sul campo, altro un ruolo di governo. «Certo - dice Guidi - adesso dovrò confrontarmi, ambientarmi in un mondo diverso, molto lontano da me...». Roma, la politica, i palazzi, la burocrazia. Quella che lei ha sempre osteggiato, quando era presidente dei Giovani industriali. Lacci e lacciuoli, diceva da confindustriale, «pesano moltissimo» e frenano «la nascita delle start up, l’espansione delle imprese e l’arrivo di investitori esteri». Suo grande pallino è sempre stato anche il merito, «fondamentale se vogliamo creare una società forte, sana e competitiva». Anche quando (correva l’anno 2010) il dibattito sui conti pubblici non sembrava lasciare alternative all’austerity, lei la vedeva così: «Senza il rigore siamo un Paese spacciato. Ma senza crescita siamo un Paese morto».