Emilio Randacio, la Repubblica 22/2/2014, 22 febbraio 2014
MANNHEIMER VERSO IL PROCESSO “IDEÒ LUI LA MAXI-EVASIONE”
Renato Mannheimer? «L’ideatore e beneficiario di un’attività fraudolenta», grazie alla quale attraverso false fatture con tre società tunisine, tra il 2004 e il 2010, ha frodato il fisco per una cifra vicina ai 10 milioni di euro. Il denaro che apparentemente usciva dalla sua società di sondaggi, Ispo, raggiungeva i conti delle sconosciute società Euromed consulting, Ardi Research e M. C. G.. Solo una tappa, ha accertato l’indagine del pm Adriano Scudieri. Perché gran parte di quei 30 milioni di euro arrivati sull’altra sponda del Mediterraneo, tornavano magicamente sui conti bancari dello stesso Mannheimer «radicati in Svizzera, Antigua e Lussemburgo ».
«Mi sono fidato del mio commercialista », aveva ammesso l’indagato un mese fa, rispondendo agli inquirenti milanesi. E ancora: «Risarcirò l’intera cifra all’Erario». Circostanza confermata dal suo legale, Mario Zanchetti, che con gli avvocati fiscalisti cerca di chiudere il contenzioso amministrativo. Nel frattempo, però, due giorni fa i magistrati hanno notificato la chiusura dell’indagine in cui è accusato di associazione a delinquere, frode fiscale e false fatture. Nello stesso calderone, sono finiti anche i suoi commercialisti dello studio intestato a Umberto Ajelli e Francesco Merlo — l’Ordine professionale ci tiene a sottolineare come quest’ultimo non risulti però iscritto — , il manager tunisino Hedi Kamoun e Carlo Gerosa. Questi ultimi due furono coinvolti anche nell’inchiesta sulle presunte tangenti pagate da Finmeccanica a politici indiani in cambio della fornitura di 12 elicotteri Agusta-Westland. Sarebbero stati proprio Kamoun e Gerosa a gestire la triangolazione bancaria illecita, garantendosi l’uno e mezzo per cento del totale movimentato.