Ugo Magri, La Stampa 22/2/2014, 22 febbraio 2014
E BERLUSCONI ORA SOSPETTA D’ESSERE STATO MESSO NEL SACCO
Berlusconi comincia a sospettare che Renzi lo stia mettendo nel sacco. Per cui quasi si è pentito delle sue aperture di credito. E se il nuovo premier non starà fino in fondo ai patti (riforma elettorale poi subito al voto) lui è pronto a far saltare il tavolo delle riforme. Il Cavaliere ha scritto di suo pugno alcune pagine riservate dove condensa tutti i suoi dubbi. Chi ci ha gettato un occhio garantisce che il cambio di umore è netto, ben più marcato di quanto facevano presagire ieri mattina certe confidenze a un quotidiano, fatte filtrare dal suo «cerchio magico» femminile. Non solo Berlusconi pensa che l’approdo di Renzi a Palazzo Chigi sia avvenuto «in violazione di qualunque regola»; ma addirittura lo considera uno sbocco del «colpo di Stato perpetrato ai miei danni nel 2011, come il libro di Friedman ha messo nero su bianco». Ai volontari del suo partito ha detto, con un filo di sarcasmo: «Dopo Monti, Letta e Renzi si può dire che la sinistra si è data ai giochi di palazzo».
A metterlo di cattivo umore non è la composizione del governo che, anzi, va incontro a certe sue esigenze: Orlando alla Giustizia per il Cav è sempre meglio di Gratteri, il magistrato anti-’ndrangheta che veniva dato per sicuro in quanto molto ben visto sul Colle. Nella scelta di Renzi hanno pesato i buoni uffici di Verdini, l’ambasciatore berlusconiano. Idem sulla Guidi allo Sviluppo, gran buona notizia per Mediaset (il papà della neo-ministra era lunedì sera ad Arcore). Il nervosismo berlusconiano trae origine semmai dal trionfo di Alfano. Il quale è riuscito a mantenere tre poltrone di governo e sostiene si avere strappato a Renzi pure un impegno sul cosiddetto emendamento Lauricella. Consiste nel rinviare l’entrata in vigore dell’«Italicum» (la legge elettorale in gestazione) al giorno presumibilmente lontano in cui sarà stato cancellato il Senato con tutti i senatori dentro. «Se Renzi dà il via libera a quell’emendamento, salta il tavolo delle riforme», ripeteva ieri sera ai suoi, e con tono risoluto, il Cavaliere.
Lui spera, ovviamente, che non sia così e abbia dunque ragione Verdini. Il quale gli va consigliando di avere un attimo pazienza perché a lui risulta che Renzi non abbia preso alcun impegno con Alfano, almeno così gli è stato fatto sapere. Può essere che Renzi abbia recitato due parti in commedia. O che l’emendamento Lauricella venga declassato in un banale ordine del giorno, di quelli che restano lettera morta... Fatto sta che i toni stanno cambiando. Renzi risulta troppo furbo perfino per Berlusconi, che ingenuo certo non è. Col risultato che l’opposizione «costruttiva» viene ora declinata dalla Gelmini, sempre precisa nei suoi aggettivi, come «ferma e senza sconti». Ancora più trenchant la Santanchè: «Questo, dev’essere chiaro, non è il nostro governo...».