Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Renzi ha vinto bene le primarie ed è il nuovo segretario del Partito democratico.
• Che significa “ha vinto bene”?
Si temeva un flop alle urne, e cioè che si recassero ai gazebo in meno di un milione. Anche un afflusso inferiore al milione e mezzo sarebbe stato considerato un flop. Invece, nel momento in cui scriviamo, risultano due milioni e duecentomila elettori, un numero considerato soddisfacente, o almeno non-insoddisfacente. Certo, se si guarda al dato storico ci sarebbe di che preoccuparsi. Nel 2005 (si trattava di candidare Prodi a premier) votarono in quattro milioni e trecentomila. Nel 2007 (lancio di Veltroni) in tre milioni e mezzo. Nel 2009 (Bersani segretario) in tre milioni e cento. Idem nel 2012 (sempre per Bersani segretario e Renzi contro). Quest’anno siamo a 2,2 milioni e, contando che il voto era consentito a iscritti e non iscritti - a differenza della consultazione dell’anno scorso - il dato non è onestamente buono. Ma si temeva di peggio, per via della disaffezione generale dalla politica, il grillismo imperante, il Pd al governo fino a ieri con Berlusconi, il caso Cancellieri e il resto. Il confronto su Sky, con percentuali d’ascolto dimezzate, era stato interpretato come un avvertimento. Così Renzi, alla vigilia, aveva messo le mani avanti e dichiarato che se si fosse andati sotto il milione e mezzo si sarebbe dovuto prender atto di un fallimento. Di conseguenza, gli antirenziani, essendo scontata la vittoria del sindaco di Firenze, hanno puntato proprio su questo: depotenziare il successo, in modo che Renzi, al tavolo di trattative che si annunciano non semplici innanzi tutto con Letta, risultasse un minimo delegittimato.
• Con che percentuale ha vinto?
Sta intorno al 70% con Cuperlo appena al 18, il che suona come un atto d’accusa agli apparati del Pd, e Civati oltre il 13%. Il primo tweet di Renzi, poco prima delle 21, è stato: «Giornata difficile da dimenticare... Ci vediamo alle 22 all’ObiHall». Dobbiamo ricordare che dopo il confronto perduto l’anno scorso con Bersani, la strada per il primato era apparsa parecchio in salita. Bersani era segretario, appariva ben saldo in sella e, poco dopo, avrebbe potuto raccogliere il frutto del suo lavoro vincendo le elezioni. Invece: le elezioni furono non-vinte (diciamo così) e poi, al voto per il Quirinale, il Pd s’era presemntato lacerato dai conflitti interni. Renzi s’è trovato la strada spianata, nella forma di "unica alternativa" o "ultima speranza". L’uomo, poi, sa comunicare come pochi, gode delle simpatie dei media...
• Come fa a dirlo?
Beh, nel periodo 1° novembre-1° dicembre è stato in tv 24 ore e 55 minuti contro le 16 ore e 34 di Cuperlo e le 10 ore e 20 di Civati. Idem per quello che riguarda la rete: 630 mila interventi dal 16 novembre a oggi (cioè quasi 29 mila post al giorno o 1.193 all’ora). Il 53,8% erano per il vincitore, il 29% per Cuperlo, il 17,2 per Civati.
• Dichiarazioni di voto?
La dichiarazione di voto più importante l’ha fatta Prodi, che spinto dalla sentenza della Consulta ha cambiato idea due giorni prima delle primarie e s’è presentato al gazebo (senza fare dichiarazioni di simpatia prima): «Vincitori e vinti uniti dopo il voto», ha detto.
• C’è il pericolo che l’elezione di Renzi spacchi il partito?
Stasera il nuovo segretario dovrebbe incontrare i gruppi parlamentari. Il momento è piuttosto difficile. Renzi deve evitare di essere cotto a fuoco lento intanto dal suo avversario più importante, che è proprio Enrico Letta. Il sindaco oggi è popolare, ma stare un anno a criticare un governo di cui fa parte può essere molto scomodo. Prima di questo voto, il neo-segretario aveva detto qualcosa come: o il governo fa quello che dico io oppure ritiro la delegazione del partito. Una presa di posizione che prepara due problemi. Primo: lui potrebbe intimare ai suoi di abbandonare le larghe intese al loro destino, ma una parte dei suoi potrebbe rispondergli: neanche per idea. Vedremmo allora riprodursi, specularmente, la reazione chimica che ha scisso il Pdl, cioè governativi da una parte e antigovernativi dall’altra. Secondo: anche a governo caduto, Napolitano concederebbe le agognate elezioni? Non credo, tanto più che la legge elettorale è stata trasformata dalla Consulta in un proporzionale puro che non produrrebbe nessun vincitore.
• Renzi vuole il maggioritario col doppio turno.
Appunto. E potrebbe risultargli assai difficile ottenerlo, dato che di proporzionalisti è pieno tutto lo schieramento politico. Allearsi con Berlusconi per buttare giù Letta e andare al voto? Allearsi sia con Berlusconi che con Grillo per la stessa ragione? Ma Berlusconi e Grillo stanno predendo seriamente in considerazione l’idea di mettersi insieme per sottoporre Napolitano alla procedura di impeachment... I tempi sono molto difficili.
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