Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 09 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’ASSALTO DEI FORCONI


CORRIERE.IT - LA PROTESTA DEI FORCONI QUADRO GENERALE
Blocchi stradali, presidi, volantinaggi, traffico in tilt. E guerriglia a Torino. È iniziata nella notte tra domenica e lunedì, in tutta Italia, la protesta dei «forconi». Prese d’assalto a Torino, Milano e Bologna le sedi di Equitalia. La situazione più tesa in Piemonte dove almeno duemila manifestanti hanno assaltato il palazzo della Regione con bombe carta, bottiglie e pietre. Polizia e carabinieri hanno lanciato lacrimogeni . Sempre a Torino Andrea Zunino, portavoce del Coordinamento 9 dicembre promotore dell’iniziativa, ha annunciato in serata che la protesta «andrà a vanti ad oltranza».

ALFANO - «Le proteste in Italia sono legittime e rispettano le leggi. Noi impediremo che vengano violate e faremo valere la forza dello Stato», è il commento del ministro dell’Interno Angelino Alfano a margine di un convegno a Perugia. «Nel contempo - ha aggiunto Alfano - saremo comprensivi rispetto a proteste che siano dentro i limiti dell’ordine e delle leggi dello Stato».

Protesta forconi, scontri a Torino
Invia contenuto via mail
Link:

GENOVA- Alta tensione nel capoluogo ligure. Per tre ore e mezza circa un centinaio di manifestanti hanno occupato i binari della stazione di Genova Brignole. Binari occupati anche alla stazione di Imperia e tra Diano Marina e Arma di Taggia, con blocco della circolazione dei treni sulla Genova-Ventimiglia.

CAOS A TORINO -La situazione più «calda» a Torino dove in serata è stato annunciato che la protesta «andrà avanti ad oltranza». Durante la giornata binari occupati e traffico ferroviario bloccato alle stazioni di Torino Porta Nuova e Porta Susa. I manifestanti, partiti dalla centrale piazza Castello, si sono divisi in cinque gruppi: uno ha occupato i binari alla stazione Porta Nuova per una mezz’ora; un secondo gruppo è andato alla stazione di Porta Susa, senza però occupare i binari; un terzo si è diretto alla sede di Equitalia ; un quarto si è fermato di fronte al municipio mentre un altro ancora si è recato di fronte alla sede della Regione Piemonte in piazza Castello, dove sono state lanciate uova e scanditi slogan contro il presidente Roberto Cota. Davanti alla sede della Regione è iniziata poi una guerriglia fra manifestanti, tra cui alcuni ultras della Juve e del Torino, che hanno lanciato molotov e pietre mentre la polizia rispondeva con i lacrimogeni. Scontri anche davanti al Comune di Torino tra un gruppo di circa 400 manifestanti e le forze dell’ordine che presidiano l’edificio. Quando è partito un petardo gli agenti hanno reagito con una carica di «alleggerimento». I manifestanti hanno anche lanciato bottiglie. La procura di Torino ha annunciato che aprirà un fascicolo di indagine sugli incidenti che si sono verificati .

I POLIZIOTTI SI TOLGONO I CASCHI - Sempre a Torino, vicino a piazza Castello, c’è stato anche un episodio di distensione tra manifestanti e forze dell’ordine. Alcuni manifestanti hanno gridato «Bravi, bravi» agli agenti che sono anche stati applauditi. Dopo alcuni minuti gli agenti si sono tolti i caschi e hanno appoggiato gli scudi a terra. La Questura ha precisare che gli agenti si sono tolti i caschi perché «erano venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l’utilizzo».

Forconi, scontri e guerriglia urbana a Torino

BLOCCHI NEL VICENTINO E NEL VERONESE -I primi problemi di viabilità si sono registrati in Veneto dove l’annunciata protesta di alcune sigle sindacali degli autotrasportatori nel segno di «l’Italia si ferma» si è manifestata in 19 presidi I manifestanti hanno posto di traverso i loro mezzi pesanti nei pressi degli accessi autostradali bloccando di fatto la circolazione con grossi disagi sul traffico anche sulla rete stradale ordinaria. Bloccata anche la tangenziale di Vicenza che corre parallela alla A4. Difficoltà nella mobilità stradale anche a Resana (Treviso).

ROMA E MILANO - Proteste ed Equitalia presa di mira anche a Milano mentre a Roma sono oltre un centinaio i manifestanti che stanno partecipando allo sciopero per chiedere la caduta del governo. A Piazzale dei Partigiani ci sono gazebo e un camper con presidio fisso. Tra gli striscioni, uno dalla scritta «9 dicembre, l’Italia si ferma».

LA SITUAZIONE IN SICILIA - A Catania è confermata la linea «soft» annunciata dai «forconi»: sciopero articolato con presidi, ma nessun blocco del traffico. E così in quello che negli anni scorsi è stata la sede del «simbolo» della protesta del movimento degli autotrasportatori, il casello di San Gregorio dell’autostrada A18 Messina-Catania, non c’è stata la paralisi. Un picchetto di una decina di manifestanti ha trascorso la notte sul posto e ha effettuato soltanto un volantinaggio. La zona è presidiata da domenica sera dalle forze dell’ordine. La Questura di Catania ha accolto la richiesta del movimento dei «forconi» e ha autorizzato manifestazioni e incontri in piazza Università. A Palermo invece alcuni manifestanti stanno bloccando la circolazione stradale. Tir e camion sono stati piazzati sulla corsia laterale della carreggiata.

VOLANTINAGGIO IN SARDEGNA - Gli autotrasportatori della Sardegna aderenti al «TrasportoUnito» hanno manifestato al porto di Cagliari e sulla strada statale 131 all’altezza di Sardara (Medio Campidano). Si è tenuto anche il presidio del Movimento AntiEquitalia davanti all’Agenzia delle entrate, fra via Vesalio e via Pintus a Cagliari. Una bara con su scritto «commercianti», l’elenco delle tasse dovute e la conclusione «tassazione al 68%, assassini del lavoro» è invece il simbolo della manifestazione a Sassari.

TRAFFICO RALLENTATO IN PUGLIA E CAMPANIA - Esponenti del «Movimento dei forconi» hanno bloccato il traffico sulla tangenziale di Bari tra le uscite di Poggiofranco e Carrassi. Uno stop alle manifestazioni di protesta è stato intimato nella provincia di Bari dove il prefetto, Mario Tafaro, ha disposto «il divieto di assembramento degli automezzi lungo tutta la rete stradale ed autostradale della provincia dal 9 al 13 dicembre». Presidi e volantinaggi, con conseguenti rallentamenti del traffico, tra Napoli e provincia.

CORRIERE.IT - FOCUS SUL DISAGIO DEGLI AUTOMOBILISTI IN PIEMONTE
SALUZZO (CUNEO)- L’odissea del popolo dei forconi è iniziata alle 8 del mattino. E così quella degli automobilisti italiani. Il viaggio da Sestriere a Milano (250 km in 2 ore e mezza) si è così trasformato in uno slalom per evitare i blocchi degli autotrasportatori.

«SI PASSA OGNI 10 MINUTI» - Ci scontriamo con il primo presidio che siamo ancora in mezzo alle montagne, a Villar Perosa: un piccolo gruppo di manifestanti accompagnati dalle mogli ci chiede pazienza: «Facciamo passare ogni 10 minuti, ma comunque verrete fermati ancora tra qualche chilometro». Detto fatto, dopo poche migliaia di metri una lunga coda incolonna le auto in direzione Pinerolo: «Più in là non si va, abbiamo bloccato la rotonda di ingresso alla città con mezzi militari d’epoca». Di qui non si passa. Sono le 17, siamo costretti a lasciare la strada regionale 23 e imboccare la SP 166 verso il piccolo comune di San Germano.

«PER MILANO? IN BOCCA AL LUPO» - L’unico vigile urbano del Comune cerca di dirigere un traffico ormai impazzito: «Nessuno mi può dare il cambio, sono in servizio dall’alba, non riesco nemmeno a contattare la polizia stradale di Pinerolo. È buio, orientatevi guardando le stelle». La pazienza non ci manca, abbiamo un navigatore satellitare e anche uno stradario fatto di carta e inchiostro. Ma ecco il terzo stop alle 17.15. Un’Ape car colorata passa tra le auto incolonnate e il ragazzo alla guida urla al megafono: «Ribellarsi è un dovere». Forse riesce a smuovere le coscienze, nessuno degli automobilisti si lamenta. Fra le «vittime» dei forconi solo solidarietà e pazienza. Anche di lì non si passa, è tutto chiuso, impossibile accedere alla tangenziale di Torino e quindi all’autostrada: «E per Milano?». La risposta è un laconico «Buona fortuna».

LA SPERANZA - Un gruppo di vetture dietro a noi si muove, ci dicono che sono del posto così ci incolonniamo dietro a loro nella speranza di trovare un percorso alternativo, ora fatto solo di strade strette e buie di piccoli centri del Torinese, che probabilmente non hanno mai visto così tanto traffico come oggi. Proseguiamo sulla 166 fino a San Secondo di Pinerolo, lasciando la città bloccata sulla sinistra, ormai le montagne sono alle nostre spalle è buio e sono le 18, siamo in marcia da più di due ore. Programmiamo il navigatore verso Cavour, poi Saluzzo in cerca di un ingresso libero in autostrada, non più la A4 come avevamo previsto, ma la A33. Alla fine entriamo in autostrada a Cherasco, quello che ci attende dopo è tutto da scoprire.

CORRIERE.IT - TIFOSI DI TORO E JUVE SI UNISCONO ALLA PROTESTA
iolenti incidenti durante la mattinata a Torino. Circa 2.000 persone hanno dato l’assalto al palazzo della Regione, al grido di «Rivoluzione rivoluzione» e scandendo insulti contro il presidente Roberto Cota, indagato dalla procura di Torino per peculato insieme a 42 consiglieri («ladro», «facci vedere gli scontrini»). Tra i manifestanti moltissimi ultrà della Juventus, dei gruppi Drughi, Bravi ragazzi e Tradizione, ma anche ultrà del Toro e un gruppo della tifoseria torinese del Milan. Quasi tutti incappucciati, con caschi. Molti armati di bastoni, mazze da baseball, bottiglie. Prima dell’assalto, si è sentito distintamente un manifestante gridare «Chiamate i Drughi».

Forconi, scontri e guerriglia urbana a Torino

BARRICATA - La guerriglia vera e proprio è iniziata intorno alle 12 quando, davanti al portone di ingresso della Regione, c’erano una decina di carabinieri. Gli incappucciati hanno iniziato a tirare bombe carta ad altezza uomo, pietre, fumogeni. I carabinieri hanno risposto con i lacrimogeni, fino all’arrivo dei rinforzi della polizia e dei finanzieri. Poi la piazza è diventata un campo di battaglia. Gli incappucciati hanno divelto le transenne e le reti alte tre metri di un recinto di un cantiere, dal lato di via Garibaldi, dove erano state accatastate lastre di pietra e mattoni per dei lavori al pavimento. Le reti sono state riposizionate in via Garibaldi a mo’ di barricata, per chiudere l’ingresso della strada da piazza Castello e creare una barriera tra manifestanti e forze dell’ordine. È partito quindi un altro lancio di pietre, bastoni, bombe carta, mazze, bottiglie, da un gruppo di almeno 400 persone, incitate da altri manifestanti. Il che non ha impedito che, a un certo punto, nascesse anche una rissa tra gli stessi ultrà.

Protesta forconi, scontri a Torino
Invia contenuto via mail
Link:

POLIZIOTTI -Due manifestanti sono stati fermati. Ci sono stati alcuni feriti: 14 tra le forze dell’ordine (9 poliziotti e 5 carabinieri). Terminati gli scontri, gli ultrà sono scappati, ma almeno 500 manifestanti pacifici sono rimasti. Molti di loro si sono sistemati a semicerchio davanti a un gruppo di poliziotti. Si sono seduti a terra e hanno mostrato uno striscione con scritto: «Via i caschi, sedetevi con noi». «Protestate anche voi con noi – hanno gridato alcuni ragazzi – anche voi siete vittime di questi ladri che ci governano, anche voi avete subito». Dopo qualche minuto, come segno di distensione, i poliziotti, schierati in fila, si sono tolti i caschi e hanno appoggiato gli scudi per terra. Un agente ha sorriso. È partito un fragoroso applauso, forte, sentito. Alcuni manifestanti si sono alzati e sono andati a stringere loro le mani. In molti hanno gridato: «Bravi», continuando ad applaudirli.

MINACCE- La tensione è salita prima delle 12 quando, in via XX settembre, un gruppo di ultrà molto giovani e mascherati, ha cercato di raggiungere Palazzo Lascaris (sede del Consiglio regionale del Piemonte), in via Alfieri, ma è stato bloccato dai finanzieri. A quel punto, hanno percorso via XX settembre in direzione di piazza Castello dove si stavano radunando altri. Durante il tragitto hanno tirato giù tutte le saracinesche dei negozi rimaste alzate e hanno aggredito e minacciato fotografi e giornalisti. A un fotografo è stata rubata l’attrezzatura, mentre un cameraman è stato sbattuto contro un muro.

CACCIAVITE - Gli incappucciati sono poi riusciti a raggiungere piazza Castello, ricongiungendosi al gruppo più nutrito, da cui è partita la guerriglia con l’appoggio di chi, nelle ore precedenti, aveva cercato di assaltare il Comune, e aveva bloccato per mezz’ora le stazioni ferroviarie di Porta Susa e Porta Nuova. Nel pomeriggio gli scontri sono continuati davanti al municipio in piazza Palazzo di Città, dove alcune centinaia di persone hanno lanciato petardi e bottiglie contro le forze dell’ordine che hanno reagito con una carica di alleggerimento.

BLOCCHI - La giornata era iniziata con blocchi stradali in piazza Derna, piazza Pitagora, corso Sebastopoli e largo Orbassano, con il traffico paralizzato o rallentato dalle 6 della mattina. In via Roma prima dell’assalto un dipendente di una ditta si pulizie è stato aggredito verbalmente mentre lavava le vetrine di un negozio. Gli hanno tolto il bastone lavavetri e lo hanno spinto dentro al negozio. Già nei gironi scorsi alcuni negozianti erano stati minacciati. «O aderisci alla protesta di lunedì, o ti spacchiamo la vetrina» era stata l’intimidazione subita. Nella notte, si sono formati presidi ai mercati generali di Grugliasco e Orbassano. Qui sono stati fermati due manifestanti che stavano cercando di togliere con un cacciavite gli pneumatici da una macchina della polizia.


REPUBBLICA.IT - LA PROTESTA DEI FORCONI QUADRO GENERALE

La protesta dei "Forconi", a Firenze viali bloccati
Circolazione difficile a Firenze, dove i manifestanti hanno bloccato i viali. Circa duecento persone con striscioni e cartelli, distribuendo volantini, hanno creato problemi al traffico, nella zona della Fortezza da Basso, provocando code. A Parma, invece, la protesta ha interessato il casello della A1.

A Bologna, presidio in Piazza Maggiore fino alle 22 di questa sera, dopo una giornata di corteo lungo le vie del centro. Domani, nella stessa piazza si rincontreranno alle 10,30 per marciare e bloccare ancora una volta il traffico cittadino. Una manifestazione poco organizzata e con numerosi contrasti interni dove, tra studenti, lavoratori e disoccupati sono stati visti anche alcuni volti noti della destra estrema bolognese. Le persone si sono incontrate in mattinata davanti alla sede di Equitalia in via Tiarini. Poi hanno bloccato il traffico sui viali all’altezza della stazione e in altri punti della città. Prima di arrivare in piazza Maggiore - tra gli obiettivi non realizzati, l’interruzione del consiglio comunale - il corteo si è anche diretto verso la sede della Regione, con l’obiettivo di bloccare la tangenziale, ma è stato fermato in via Ferrarese dalle forze dell’Ordine in assetto antisommossa.

Presidiano i caselli autostradali di San Benedetto del Tronto, Porto San Giorgio e Civitanova Marche, e ad Ancona manifestano con striscioni e cartelli contro il Governo, le tasse e l’Europa, i militanti marchigiani del movimento dei Forconi. Per ora protesta si svolge senza incidenti né particolari disagi per il traffico. Del gruppetto di manifestanti, tutti in giubbotto nero con un nastro tricolore al braccio, fanno parte diversi disoccupati e precari.

Proteste anche in Umbria. A Perugia decine di persone sono partite dalla stazione di Fontivegge per poi raggiungere il centro storico. Il corteo, aperto da uno striscione con la scritta "Il popolo italiano si ribella", ha anche brevemente sostato a ridosso di palazzo Cesaroni dove si svolge un incontro sulla sicurezza negli stadi con il ministro Angelino Alfano e il capo della polizia Alessandro Pansa.

Situazione abbastanza tranquilla anche a Napoli e provincia. In città, in piazza Carlo III, una decina di persone ha esposto alcuni striscioni mentre in periferia, nel quartiere di Pianura, in via Montagna Spaccata - rotonda Giustino Fortunato, alcuni cittadini stanno effettuando un volantinaggio. Presidi anche in provincia: una ventina di persone a Quarto, in via Montagna Spaccata incrocio via Masullo, e una quarantina sono presenti a Pozzuoli, in via Aldo Moro. Presidi che, al momento, non sono sfociati in blocchi stradali, ma stanno comunque avendo forti ripercussioni sul traffico.

Boccato il traffico sulla tangenziale di Bari tra le uscite di Poggiofranco e Carrassi. In entrambe le direzioni il transito dei mezzi pesanti è bloccato ed è consentito solo quello delle auto con notevoli rallentamenti. Stesso scenario sulla statale 231 in agro di Corato (Bari): in direzione nord e sud il transito è permesso solo alle auto.

Riaperto al traffico lo svincolo di Battipaglia al km 23,000 dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, chiuso stamattina a causa della manifestazione degli autotrasportatori.

In Calabria la polizia stradale segnala solo un presidio simbolico allo svincolo di Cosenza Nord, sull’A3, senza disagi. Nessun presidio è stato attuato a Villa San Giovanni, come era stato, invece, comunicato in precedenza, mentre è stato tolto il presidio promosso da Casa Pound nella zona di Lamezia Terme, dove erano state segnalate code sulla strada statale "Due Mari" che collega Catanzaro all’A3.

Confermata la linea annunciata dai forconi a Catania: sciopero articolato con presidi, ma nessun blocco del traffico. E così in quello che negli anni scorsi è stata la sede del ’simbolo’ della protesta del movimento degli autotrasportatori, il casello di San Gregorio dell’autostrada A18 Messina-Catania, non c’è stata la paralisi. Un picchetto di una decina di manifestanti ha trascorso la notte sul posto e ha effettuato soltanto un volantinaggio. La zona è presidiata da ieri sera dalle forze dell’ordine. La Questura di Catania ha accolto la richiesta del movimento dei forconi e ha autorizzato manifestazioni e incontri in piazza Università.

A Palermo, momenti di tensione si sono verificati in via Ernesto Basile, quando i manifestanti hanno bloccato la circolazione stradale. Gli agenti di polizia, in assetto antisommossa, sono intervenuti per fare sgomberare la carreggiata e consentire il regolare scorrimento del traffico. I poliziotti hanno sospinto sui marciapiedi i manifestanti. Anche nel resto della Sicilia al momento non si segnalano blocchi.

Gli autotrasportatori della Sardegna aderenti al "TrasportoUnito" manifestano al porto di Cagliari e sulla strada statale 131 all’altezza di Sardara (Medio Campidano). Un piccolo gruppo di manifestanti distribuisce volantini al porto, mentre un’altra quarantina di autotrasportatori con alcuni mezzi pesanti sta rallentando il traffico sulla Carlo Felice, ma senza particolari disagi per gli automobilisti. Nel frattempo si tiene anche il presidio del Movimento AntiEquitalia davanti all’Agenzia delle entrate, fra via Vesalio e via Pintus a Cagliari.

Garante scioperi: "Tolleranza zero". Non ha dubbi il Garante degli scioperi, Roberto Alesse: "Sul versante delle nostre competenze, il principio che sarà applicato quello della tolleranza zero". Secondo Alesse, "tutto quello che sta avvenendo su scala nazionale ci fa capire che il Paese corre il rischio di scivolare lungo un crinale pericoloso che vede il disagio sociale riversarsi, sempre di più, sul piano del mancato funzionamento dei servizi pubblici essenziali. Le risposte sono, oggettivamente, ancora deboli e poco efficaci, nonostante gli sforzi che si stanno compiendo sul versante governativo".

Pericolo infiltrazioni. "Qui prometto che i primi poliziotti saremo noi": lo garantisce Mariano Ferro, leader del movimento dei Forconi. "Saremo noi per primi a difenderci da eventuali infiltrati. Ho paura, io per primo ho paura perché le infiltrazioni mafiose, le infiltrazioni di estremisti di destra o di sinistra non ci fanno bene, fanno un favore al sistema", ha aggiunto. Poi ha ammesso: "Purtroppo, però, ci sono. A questi penseranno le forze dell’ordine. Ha ragione il Viminale a dire stiamo attenti. Ma noi saremo i primi a punirli severamente allontanandoli dai presidi".

Assotir si dissocia. "Quella in corso non è l’iniziativa dell’autotrasporto, non ne interpreta le esigenze e non ne condivide gli obiettivi, soprattutto non ne rappresenta il carattere sinceramente democratico". E’ la sigla Assotir ad affermarlo in una nota.

Trigilia: "Necessari interventi antirecessivi". "Il Paese è stremato da anni di sacrifici e austerità che si sono resi necessari perchè troppo a lungo non si sono affrontati i problemi, anche quando le condizioni erano migliori. Ora nella situazione in cui siamo, la finanza pubblica
è molto costretta ed è difficile fare interventi anche decisivi": il ministro per la coesione territoriale Carlo Trigilia, oggi a Torino, dà ragione alla popolazione, stremata dai sacrifici. "Il punto però è che, al di là delle protesta, se non si riescono a mettere in campo interventi antirecessivi che aiutino il Paese a riprendersi, che sostengano domanda ed export, non usciremo dalla più grande crisi dal secondo dopoguerra".

REPUBBLICA.IT - LA PROTESTA DEI FORCONI A TORINO

Il portavoce Zunino: continueremo le manifestazioni nei tre presidi. Centro bloccato, nel pomeriggio cariche anche davanti al Comune dopo gli scontri di stamattina in piazza Castello. Negozi costretti a chiudere in tutta la città. Il sindaco Fassino: "Non rispettano Torino". Scoppia il caso degli agenti che si sono tolti i caschi davanti ai manifestanti: per Beppe Grillo "è stato un gesto di solidarietà" ma la Questura, che segnala 14 feriti tra poliziotti e carabinieri, smentisce: "Non c’era più l’esigenza di tenerli addosso"
di GABRIELE GUCCIONE E DIEGO LONGHIN
Lo leggo dopo

I PROSSIMI GIORNI
La protesta dei "forconi" cominciata oggi andrà avanti a Torino a oltranza con i tre presidi di piazza Castello, piazza Derna e piazza Pitagora. Lo conferma Andrea Zunino, portavoce del Coordinamento 9 dicembre a Torino che ha organizzato la manifestazione, che aggiunge: "Vogliamo dire basta a quello che non va bene, vogliamo che il governo si dimetta. Non ci interessa un tavolo, se ne devono andare. Noi siamo responsabili delle nostre azioni, si persegua chi ha comportamenti incivili"

GLI INCIDENTI
Nuovi scontri nel pomeriggio, poco prima delle 16, davanti al Comune, in una giornata segnata dalla tensione per le manifestazioni dei "forconi" e dalle violenze in piazza Castello. I manifestanti si erano radunati davanti a Palazzo Civico ed erano decisi a entrare in Consiglio. All’improvviso dallo schieramento, in particolare da gruppi di giovani che forse erano già entrati in azione in mattinata in piazza Castello, è partito un fitto lancio di bottiglie contro i poliziotti e le finestre del Comune. Stavolta la reazione delle forze dell’ordine è stata immediata e i dimostranti, che volevano fare irruzione in Consiglio, sono stati mandati via con una carica.
Forconi, a Torino scontri in piazza Castello
In mattinata la protesta era già degenerata: in piazza Castello i manifestanti si sono scontrati con le forze dell’ordine, lanciando sassi e mattoni presi da un cantiere. Polizia e carabinieri hanno ripiegato sotto i portici del palazzo della Regione sparando lacrimogeni per non essere sopraffatti. In via Garibaldi è stata costruita una barricata. I dimostranti hanno tentato anche di dare l’assalto a Equitalia in via XX Settembre ma la polizia li ha respinti all’angolo con via Alfieri lanciando lacrimogeni.
Fermati, feriti, arrabbiati
i volti della protesta
Risultato: feriti dalla pioggia di detriti un vicequestore, 8 agenti e 5 carabinieri. In centro tutti i negozi sono chiusi: a costringere gli esercenti ad abbassare le serrande sono stati gli stessi manifestanti, lasciati in quel momento indisturbati dalle forze dell’ordine. In piazza Castello il grosso dei dimostranti ha bloccato i mezzi pubblici e si è radunato davanti al palazzo della Regione presidiato da un massiccio schieramento di polizia. Slogan con insulti pesanti contro il governatore Roberto Cota, striscioni appesi sui cancelli di Palazzo Reale proprio accanto: "Politici, amministratori, sindacati, ladri legalizzati".

"LEVATEVI I CASCHI", ED E’ POLEMICA
Prima davanti alla stazione di Porta Susa, poi al termine degli scontri davanti alla Regione, i manifestanti, scandendo lo slogan "Via i caschi", hanno "chiesto" ai poliziotti di levarsi gli elmetti per far calare la tensione. Richiesta subito accolta, in particolare in piazza Castello dove la disparità di forze tra agenti e dimostranti era (a favore di questi ultimi) evidente.
"Poliziotti, via i caschi". E gli agenti li tolgono
La Questura: non l’hanno fatto per solidarietà
Un gesto che ha subito attirato l’attenzione di Beppe Grillo, che in un post sul suo blog ha scritto: "Poco fa a Torino, Porta Susa, dei poliziotti in piazza si sono tolti il casco per solidarietà al grido dei manifestanti ’Siete come noi’, ’Bravi ragazzi!’. Dopo poco la scena si è ripetuta, questa volta protagonista la guardia di finanza. Sono i gesti di cui abbiamo bisogno. Le forze dell’ordine provengono dal popolo di cui fanno parte". Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog in un post dal titolo "Come farete senza la polizia?" .
Nel pomeriggio la Questura è stata costretta a smentire, precisando: "Al termine di un intervento in corso Bolzano per contenere una improvvisa azione all’Agenzia delle Entrate, i poliziotti in servizio, su disposizione del funzionario responsabile, si sono tolti il casco essendo venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l’utilizzo. Trattasi, pertanto, di comportamento da considerare ordinario e correlato al venir meno dello stato di tensione e delle esigenze di ordine pubblico. A tale gesto non appare possibile, pertanto, riconnettere significati non attinenti alle regole d’impiego dei dispositivi individuali di protezione e, tantomeno, di condivisione delle istanze dei manifestanti".

LE MINACCE AI NEGOZI
Dopo aver manifestato davanti agli uffici di Equitalia e dell’Inps i manifestanti, nella centralissima piazza San Carlo, hanno costretto il famoso bar Caval D’ Brons ad abbassare le serrande. In quel momento erano presenti nel locale numerosi clienti. Alcuni manifestanti sono entrati e hanno contestato che il caffè fosse aperto. "Chiudi, chiudi" hanno scandito. Alcuni di loro hanno preso a calci la porta d’ingresso. Dopo alcuni momenti di tensione, le serrande sono state abbassate.
Forche e striscioni in piazza Castello
Navigazione per la galleria fotografica
La Questura: "In piazza gli ultrà del calcio"
Fassino: "Città non rispettata"
I BLOCCHI
Nella zona nord piazza Derna e piazza Pitagora sono impercorribili dalle prime ore del mattino. Quest’ultima è stata chiusa dai vigili in via precauzionale. Bloccato anche l’imbocco della supestrada per l’aeroporto di Caselle, in direzione di Torino: l’uscita obbligatoria è Madonna di Campagna. In piazza Derna gruppi di decine di persone si sono piazzati a ogni angolo in mezzo alla strada e fanno passare un’auto ogni tanto, ma di fatto il traffico è paralizzato: momenti di tensione quando un autotrasportatore ha violato il blocco. I manifestanti lo hanno lasciato passare quando il drappello delle forze dell’ordine ha fatto intendere che sarebbe intervenuto.
Il corteo dei "forconi"
sfila in via Roma
Nella zona sud della città piccoli gruppi di manifestanti si sono spostati lungo corso Orbassano. Hanno usato dei cassonetti per bloccare l’accesso in via San Marino. Bloccate anche altre traverse come via Boston e via Gorizia. In piazza restano una ottantita di manifestanti. Alcuni gruppi, una trentina di persone, si sono diretti verso corso Orbassano improvvisando un corteo con l’intenzione di bloccare il traffico.

LA MAPPA DELLA PROTESTA
la mappa
Nella notte ai mercati generali di Grugliasco, fuori dalla sede, sono state incendiate alcune masserizie e un gruppo di manifestanti ha tentato di impedire l’ingresso e l’uscita dei tir carichi di frutta e verdura. Anche in corso Grosseto è andata a fuoco una bancarella. Sono intervenuti i vigili del fuoco. Paralizzati via Botticelli e corso Giulio Cesare dove si sono formate lunghe code di auto. I mezzi pubblici sono bloccati, al momento la polizia tiene sotto controllo la situazione ma interviene solo per spegnere eventuali focolai di tensione come in piazza Derna.
Dal Caat a piazza Derna
i presidi dei "Forconi"
Blocchi
stradali, per i soli mezzi pesanti, sono attuati agli svincoli autostradali di Carisio (Novara), sulla Torino-Milano. La circolazione nella zona sta subendo rallentamenti. Presidi senza alcun blocco si sono costituiti anche all’autoporto Pescarito di San Mauro Torinese e all’Interporto di Orbassano dove due persone sono state denunciate dopo aver bucato con un cacciavite la gomma di un’auto della polizia. Si tratta di un parrucchiere di 35 anni di Ivrea e un operaio di 55 anni di Pianezza.

I CAPI DELLA PROTESTA
NORD - Lucio Chiavegato, artigiano, presidente dei "Liberi Imprenditori Federalisti Europei" del Veneto (Life)
CENTRO - Augusto Zaccardelli, segretario nazionale del "Movimento autonomo degli autotrasportatori"
SUD - Mariano Ferro, 56 anni, al centro col cappellino, leader dei "Forconi Sicilia", ex candidato alla presidenza della Regione. Imprenditore agricolo, è tra i fondatori dei Comitati in rete per l’Agricoltura. Nella foto posa con gli altri aspiranti governatori nell’elezioni del 2012

PEZZI DI REPUBBLICA DI STAMATTINA
CORRADO ZUNINO
ROMA
— La notte è andata via con i primi blocchi e un apparato di controllo — ministero dell’Interno, prefetture, reparti celeri — schierato. L’esordio della cinque giorni di sciopero selvaggio, “Fermiamo l’Italia”, è stato lento, contrastato, ma i forconi siciliani e gli alleati populisti nel resto del paese già annunciano il passo successivo: «Se l’Italia ci seguirà, mercoledì andremo tutti a Roma: nel corso del voto di fiducia circonderemo il Parlamento».
Per ora i ribelli della strada hanno fatto un primo passo indietro, costretti da un Viminale allertato e preoccupato. Quattro prefetture siciliane hanno emanato ordinanze vietando assembramenti (e blocchi), le Digos locali — soprattutto al Sud — hanno fatto sapere agli organizzatori che il fermo delle merci non sarebbe stato permesso: «Interverranno gli idranti». Il garante degli scioperi ha promesso
multe, come accaduto a Genova per gli scioperi Atac. E se al Nord i torinesi — contadini e commercianti, precari stabili ed edicolanti falliti — hanno sempre parlato di rallentamento del traffico in tre zone della città per questa mattina, i siciliani hanno abbassato il livello di scontro: «Non faremo blocchi», ha assicurato il leader dei Forconi, Mariano Ferro, «lo sciopero però va avanti». La delusione ha iniziato a crescere tra i più oltranzisti. Un organizzatore di Catania ha fermato controvoglia i suoi sui facebook di riferimento: «Nessun fermo della circolazione subito, nessun presidio davanti alla Banca d’Italia: si parte solo lunedì 19
(
oggi,
ndr)
in piazza Università. Il volantinaggio non serve a un c.... Belle parole, zero fatti, poca organizzazione».
Il ministero dei Trasporti ieri ha liberato i Tir che non volevano affiancarsi a una manifestazione di difficile controllo e sempre più reazionaria: ha messo fine al divieto di circolazione domenicale in autostrada alle 18 e così molti mezzi sono usciti dalle aree di sosta alleggerendo il “caos parcheggi” agli autogrill. Molti, quando poi il Viminale ha spostato due ore in avanti l’inizio
della protesta di ieri (dalle 22 previste dagli organizzatori alla mezzanotte), hanno preferito far partire i presìdi direttamente questa mattina all’alba. E così ieri sera molti assembramenti — annunciati a Udine in piazzale Osoppo, sulla statale inferiore di Pordenone, nella vicina Zoppola Orcenico, allo svincolo dell’A1 a Parma, in piazza De Ferrari a Genova, a Mazzo di Rho e in piazza
San Magno a Milano, al primo casello della Napoli-Caserta, a Mazara del Vallo, a Santa Ninfa nel Trapanese, a Castelvetrano, in piazza Libertà a Ragusa e pure a Siracusa — non si sono visti. Verso le 22,30 è iniziato “movimento Tir” ai caselli di Frosinone, Ferentino, Anagni e Cassino e il grosso degli incolonnamenti si sono registrati negli autogrill, il “Cosenza” sulla Salerno-Reggio
Calabria, per esempio, ma erano perlopiù conducenti bisognosi del pieno di gasolio in vista dei problemi di rifornimento previsti da oggi a venerdì.
I guai, probabili, si vedranno da questa mattina. Nella capitale sono previsti Tir in rotazione lenta sul Raccordo anulare, un presidio fisso alla stazione Ostiense e rallentamenti sulle direttrici che portano al centro città. A Palermo il concentramento è previsto vicino alla Regione Sicilia. Disagi si annunciano agli snodi ferroviari, portuali e autostradali di Reggio Calabria e Messina. Le associazioni degli autotrasportatori assicurano che il 95% dei camionisti non sciopererà. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi questa volta ha avuto un tono duro: «Non c’è una ragione concreta per lo sciopero, il governo ha accolto tutte le richieste dei trasportatori: recupero dell’accisa sul gasolio, rifinanziamento del fondo per il sostegno del settore». Mariano Ferro ha rialzato il forcone: «Le nostre questioni sono le questioni di tutti gli italiani: Equitalia, tasse, perdita del lavoro. Assedieremo Roma ».

INTERVISTA A FRASCHILLA
PALERMO
— «Vogliamo parlare agli italiani perché siamo tanti, nonostante il muro mediatico ci metta ai margini. Giornali e tv non ci danno la parola e preferiscono intervistare la Santanché. Noi rappresentiamo tutti quelli che non arrivano più a fine mese, questa volta non ci fermeremo e per farci sentire bloccheremo il Paese. Gli italiani sono dalla nostra parte». Mariano Ferro, leader dei Forconi, movimento di protesta nato in Sicilia e che ha trovato sponde anche in altre regioni, avverte il presidente del Consiglio Enrico Letta: «Ci dia risposte oppure sarà guerra».
Ferro, la vostra protesta non rischia di creare danni a molti imprenditori e lavoratori, gli stessi che voi dite di difendere?
«Purtroppo non avevamo altra scelta, di fronte agli attacchi mediatici e alla censura nei nostri confronti».
Perché volete far cadere il governo Letta?
«È un governo che non fa gli interessi del popolo e che non pensa agli italiani. Il ministro Maurizio Lupi dice che la nostra protesta è abusiva, ma è lui l’abusivo come ha certificato anche la Corte costituzionale. È un parlamento di abusivi».
Dite che difendete il popolo, ma vi alleate con esponenti della destra estrema e nei vostri picchetti compaiono spesso volantini inneggianti alla mafia.
«A noi non interessa né la destra né la sinistra, ma solo il popolo. La mafia? Qualche cretino c’è sempre. Anche il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ha detto che si tratta solo di folklore. Volete sostenere che pure Lari è uno dei Forconi? In questi giorni vedremo quanti “mafiosi” come noi scenderanno in piazza».
Cosa chiedete per fermare la vostra protesta?
«Fatti concreti, come una moratoria immediata di tutti gli sfratti e delle procedure esecutive di Equitalia e delle banche».
Dite che il popolo è con voi, ma alle ultime regionali in Sicilia lei ha preso l’1,6 per cento dei voti.
«Certo, senza soldi siamo stati schiacciati dai grandi partiti e da Grillo, con giornali e tv che hanno parlato solo di lui».
Grillo vi piace?
«Sì, condivido tutto quello che dice. Ma anche lui parla tanto e fa poco, nonostante i suoi parlamentari. Noi vogliamo fatti concreti, la protesta continua...».

PEZZO DI CUSTODERO DOMENICA SU REPUBBLICA
ROMA
— La protesta del “popolo dei forconi”, che partirà dalle 22 di questa sera fino alla mezzanotte di venerdì 13, rischia di paralizzare il Paese. All’invito diffuso sui siti a «fermare l’Italia» hanno risposto anche movimenti stranieri, come ad esempio quello dei “berretti rossi” bretoni che hanno protestato con violenza, in Francia, contro l’ecotassa.
In Sicilia, la situazione è tesa. Il consorzio di autotrasportatori Fita- Cna a Campobello di Licata, nell’Agrigentino è stato oggetto di pesanti minacce. «Non fate uscire i vostri mezzi, se sarà il caso vi ammazzeremo » è scritto in un volantino firmato «viva la mafia via i forconi ». A Catania, il leader della protesta, Mariano Ferro, rilascia dichiarazioni tutt’altro che rassicuranti. «Siamo pronti a tutto — ha detto — potremmo anche decidere di darci fuoco, mettendo la benzina davanti alle prefetture e stiamo riflettendo sul da farsi. Siamo
in tanti, più di mille». Ecco le modalità della manifestazione, secondo Ferro: «Inizieremo con presidi di solidarietà. Poi con volantinaggi. E alla fine deciderà la rabbia della gente».
In tutta Italia è panico. Le scene di psicosi non mancano. A Siracusa è stata sospesa la chiusura delle pompe di benzina
per consentire alla gente di fare rifornimento. In provincia di Napoli, due comuni, Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano, hanno deciso di chiudere le scuole. Una preoccupazione non infondata, quella dei due sindaci, visto che un “gruppo vesuviano” di protesta ha minacciosamente invitato la popolazione e «fare
scorte di cibo e generi di prima necessità». Ma è soprattutto confusione. Il Viminale è allertato dalle informative delle Digos e dell’intelligence sul rischio che movimenti di estrema destra (come Forza Nuova e Casa Pound), possano infiltrarsi nella protesta del settore trasporto e «incanalare le reazioni dei manifestanti verso forme di esasperata conflittualità ». Il capo della Polizia, Alessandro Pansa, è per la “tolleranza zero” contro i blocchi stradali (fatti anche usando i Tir), o delle ferrovie o degli aeroporti. Il suo ordine è usare la linea dura contro manifestazioni non autorizzate che provochino lo stop dei trasporti e quindi difficoltà negli «approvvigionamenti ». Ma il rischio che la situazione degeneri nel caos, e che sfugga di mano alle forze dell’ordine, è altissimo. Le prove generali, del resto, sono già cominciate: ieri mattina, a Torino, sono stati organizzati picchetti per impedire nei più grandi supermercati l’ingresso ai
cittadini.

PEZZO DI ZUNINO DOMENICA SU REPUBBLICA
ROMA
— Buona rivoluzione a tutti. Sono i Forconi siciliani a firmare il volantino “Fermiamo l’Italia”, gli ultraCobas dei trasporti politicamente antitetici ai Cobas, più liberi e cattivi nei comportamenti sindacali. E i reduci delle quote latte mai pagate, frotte di leghisti usciti a destra dall’implosione del partito contro le tasse e il meridione, agricoltori del Veneto. Poi, sotto quel volantino, si sono accomodati pezzi di neofascismo militante — Forza Nuova, CasaPound, gli universitari del Fuan — che in questi anni hanno predicato la rivoluzione reazionaria. L’ipotesi di successo di “Fermiamo l’Italia”
(a poche ore dall’inizio del blocco totale del trasporto nazionale 93 comitati hanno organizzato cento presidi nelle metropoli, sugli snodi autostradali) sta portando sull’evento pezzi di società italiana in ginocchio: ambulanti torinesi, commercianti toscani, disoccupati napoletani, tassisti di tutte le città. Ci saranno frange dell’antagonismo di sinistra catturate dall’idea del “caos per il caos”: «Il compito dei rivoluzionari è stare accanto a questi settori sociali che si ribellano contrastando dall’interno gli avventurieri e i demagoghi reazionari » , scrivono quelli del Movimento popolare di liberazione. I
centri sociali di Torino, l’altra sera, si sono affacciati all’assemblea alla bocciofila in periferia dove 830 forconi del Nord post-industriale, guidati dall’agricoltore new age Andrea Zunino, stavano studiando la mappa della città. Per bloccarla.
Le caratteristiche dell’ultimo
tumulto di strada e di piazza annunciato, la manifestazione in Tir e a piedi “Fermiamo l’Italia”, sono tre. È già nazionale, rispetto ai Forconi siciliani del 2012, e questa volta ha preso i connotati di una rabbiosa reazione della destra
proletaria e piccolo-borghese verso la classe politica dirigente («mazze e pietre per cacciarli dal Parlamento»). Terzo: “Blokko totale” del 9 dicembre (si parte l’otto, oggi, dalle ore ventidue) è una cosa pericolosa. Proverà a fermare
per cinque giorni e con tutti i mezzi la circolazione di merci per l’Italia e, nelle teste dei suoi organizzatori, ha aspirazioni eversive. Dice Danilo Calvani, leader dei Comitati riuniti agricoli dell’Agro Pontino e di Dignità sociale, movimento
per la lotta al signoraggio bancario: «Il 9 dicembre saremo milioni, cadrà questo governo di parassiti e subito dopo ne formeremo uno di transizione con un uomo delle forze armate alla guida
». Lo spirito dei colonnelli.
Niente sindacati né partiti, solo il popolo. Lo dice Mariano Ferro, storico capoclan della Sicilia che per la sua violenza verbale («violeremo le ordinanze restrittive dei prefetti, siamo pronti a farci arrestare») è stato appena abbandonato dai padroncini della “Forconi uno”: Forza d’urto e Aias. Dice Ferro ancora: «Apriremo la nostra protesta ai nuovi precari, i nuovi poveri». Entreranno ultras e mafiosi, gli apparati di intelligence lo dicono da settimane. Lucio Chiavegato, l’uomo del Nord-Est, è un imprenditore secessionista. Ma si affiancano alla ribellione la Lega della Terra, simpatie neofasciste, e Giovanni Di Ruvo, leader delle piccole imprese pugliesi di ispirazione cattolica: contro l’euro e contro papa Bergoglio. Tra i comitati di appoggio territoriali si trovano fondatori dell’Unione per il socialismo nazionale ispirati a Salò, militanti dell’ex Pdl di Caltanissetta, animatori dei circoli Clemente Graziani in Romagna, nostalgici calabresi del Regno delle Due Sicilie,
comitati per i “suicidi di Equitalia”, grillini e delusi di Grillo. Il segretario di Forza Nuova Roberto Fiore scrive: «Questa protesta passerà alla storia come la Rivolta dell’Immacolata». Ogni riferimento al tentato golpe di Junio Valerio Borghese, 8 dicembre 1970, l’Immacolata, è voluto.
Come i Forconi del 2012 avevano un libro-manifesto, “Terroni” di Pino Aprile, l’edizione contemporanea e nazionale del Blocco ha la sua colonna sonora: “Er paese dei balocchi”, invettiva anti-casta del rapper romano Miguel Chris, ex Centocelle Nightmare. Sui siti di “Fermiamo l’Italia” viaggiano le pernacchie anti-Senato di Bonolis, i Tir di “Fermiamo l’Italia” sono sintonizzati sul qualunquismo pornografico dello “Zoo” di Rete 105. Si ascolta in radio: «Che paura possono farci questi quattro rincoglioniti del cazzo con le auto blu».

PEZZO DELLA PICCOLILLO SUL CDS DI STAMATTINA
ROMA — Promettono più presìdi che blocchi stradali. Ma annunciano che mercoledì, se il governo sarà ancora in vita, convergeranno tutti a Roma.
È iniziata ieri sera la protesta «Fermiamo l’Italia» che prende le mosse dal cosidetto movimento dei Forconi. Da ieri sera a mezzanotte gruppi di autotrasportatori, agricoltori, artigiani, cobas del latte e del mais, commercianti antitasse e altri in rivolta, hanno portato sulle strade il malcontento degli italiani.
Una manifestazione che dovrebbe proseguire fino al 13 con presìdi e rallentamenti del traffico, ma sta via via cambiando volto al ritmo dei provvedimenti del Viminale che ha autorizzato anche l’uso di idranti. Anche l’Autorità garante per la regolamentazione degli scioperi avverte: «Siamo pronti a sanzionare chi non rispetterà le regole». Il movimento smentisce infiltrazioni mafiose: in Sicilia ieri era stato diffuso in un presidio un volantino con su scritto «W la mafia». Ma lo stesso procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, aveva escluso che potesse essere riconducibile al movimento dei Forconi che lo scorso anno mise in ginocchio la Sicilia con i blocchi stradali. Duro anche il ministro dei Traporti, Maurizio Lupi, parla di «protesta ingiustificata, perché — dice — non c’è nessuna richiesta presentata al governo al ministero dei Trasporti che sia rimasta inevasa e che li giustifichi».
«Ma il ministro Lupi non si chiede perché se davvero, come dice lui, ogni richiesta è stata esaudita come mai ci sono migliaia di persone che si preparano a scendere in piazza?», replica il leader del movimento dei Forconi, Mariano Ferro. E aggiunge: «Perché invece di ascoltare le loro concrete richieste si devono respingere con idranti e manganellate?». Ce l’hanno, gli organizzatori, con le misure di sicurezza che prefetture e questure stanno diramando. «In Sicilia orientale non potremo muovere un dito, è stato vietato anche l’assembramento. Qui non ci sono solo autotrasportatori, ma anche agricoltori, artigiani, il popolo delle partite Iva. Non ce la fanno più. Non solo ad andare avanti. Ma anche a sentire tutte le promesse mai mantenute». Ma cosa chiedono? Ferro è netto: «Vogliamo essere ascoltati. Perché le tv non ci dedichino una trasmissione di due ore, non servizi smozzicati in cui uno ci accusa di essere mafiosi, un altro di voler mettere l’Italia in ginocchio?».
Il ministro Lupi ci tiene a rimarcare le concessioni fatte: «È stato mantenuto il recupero dell’accisa sul gasolio, rifinanziato il fondo per il sostegno al settore, aperto un tavolo di confronto per i problemi degli autotrasportatori delle isole. Chi intende strumentalizzare le giuste esigenze dei lavoratori di questo settore è ovviamente libero di farlo, ma si assume la responsabilità di violazioni della legge e dei minacciati blocchi con cui si vuole tenere in scacco un intero Paese».
«Basta menzogne», replica il presidente di Trasportounito Maurizio Longo — l’anima più ultracobas dei padroncini — che addossa al governo i danni che saranno prodotti dal fermo che avrà, pronostica, un consenso «maggiore delle aspettative».
Ma il braccio di ferro non conviene a nessuno. «È una manifestazione non violenta. Agiremo nella legalità», assicura anche Danilo Calvani, capo del Coordinamento nazionale che ieri però ha generato allarme dichiarando: «Se sarà votata la fiducia al governo ed i politici non andranno via, tutti convergeranno su Roma per un’invasione pacifica».
Appoggia la protesta anche il neoeletto segretario della Lega Nord, Matteo Salvini che dichiara: «È peggio chi blocca il lavoro di chi blocca le strade» .
Virginia Piccolillo

PEZZO DELLA SARZANINI SUL CORRIERE DI STAMATTINA
ROMA — La disposizione diramata ieri sera alle questure riguarda la distribuzione delle merci, con un’attenzione particolare ai generi di prima necessità. Perché lo sciopero degli autotrasportatori e le proteste del «Movimento dei forconi» — uniti nel dissenso verso «le politiche economiche del governo e per esprimere contrarietà alla globalizzazione» — potrebbe rallentare o addirittura bloccare la circolazione in alcune zone dell’Italia. Dunque si tratta a oltranza con i leader delle sigle sindacali che aderiscono alla protesta. Ma la linea imposta dal capo della Polizia rimane quella della fermezza e dunque oltre alla rimozione degli eventuali blocchi stradali, si procederà al sequestro dei mezzi che dovessero ostacolare la viabilità.
La circolare diramata dal prefetto Alessandro Pansa ha termini espliciti: «A seguito delle intese raggiunte in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, anche con i responsabili delle amministrazioni locali e con il coinvolgimento degli operatori privati delle società di gestione autostradale e degli enti pubblici interessati, dovranno essere individuate le migliori strategie calibrate per ciascuna realtà provinciale, onde scongiurare il compimento di illegalità con interruzioni alla viabilità e alla regolare attività di trasporto, che possano portare gravi difficoltà negli approvvigionamenti».
Nei casi più gravi i questori sono autorizzati a utilizzare gli idranti, proprio come accaduto in passato nei casi di manifestazioni particolarmente violente o comunque lesive dell’interesse dei cittadini. Perché, come evidenzia Pansa, «la libertà di sciopero e di manifestare pacificamente, costituzionalmente garantite, non possono assolutamente comprimere o limitare la libertà di movimento e di circolazione». E dunque si rimuoveranno così gli «ostacoli», ma in questo caso dovranno scattare anche «sanzioni amministrative o penali».
Oltre alle iniziative a livello nazionale decise dall’Autorità garante che può obbligare alcune categorie di lavoratori a tornare in servizio qualora ci fossero violazioni della normativa e il mancato rispetto delle fasce protette, saranno i prefetti a dover valutare le possibili precettazioni a livello locale. E la misura dovrà scattare di fronte alla minima violazione della legge, ma anche degli accordi presi tra questure e organizzatori al momento di autorizzare i cortei o i sit-in.
Il monitoraggio da parte delle forze dell’ordine e in particolare dei reparti specializzati di polizia e carabinieri sarà costante e si concentrerà sulle possibili infiltrazioni nei movimenti e nelle associazioni sindacali da parte dei movimenti di estrema destra — Forza Nuova e Casa Pound hanno già reso pubblico il proprio appoggio ai lavoratori — ma anche di alcune frange di ultras.
Sono migliaia gli uomini impegnati nei controlli, sospese ferie e riposi tanto che Nicola Tanzi, il segretario del sindacato di polizia Sap, arriva a dire: «Anche tra i poliziotti c’è disagio, per cui comprendiamo il malessere dei cittadini che protestano. La nostra preoccupazione è legata agli eventuali infiltrati violenti e per questo condividiamo la linea del prefetto Pansa. In Italia c’è troppo permissivismo e a farne le spese sono spesso i poliziotti. Voglio provocatoriamente affermare che anche la polizia polacca, recentemente, ci ha dato una lezione su che cosa significhi gestire l’ordine e la sicurezza pubblica».
A poche ore dall’avvio ufficiale della mobilitazione, gli analisti del Viminale continuano a ritenere che non ci sia un’unica «regia» a guidare i manifestanti, ma che le diverse realtà rispondano comunque a una strategia precisa e concordata tra i vari leader sindacali con contatti diretti e con appelli lanciati attraverso la rete Internet. Le zone che vengono ritenute maggiormente a rischio continuano ad essere il Piemonte, il Veneto e la Sicilia, cui si sono aggiunte la parte orientale della Lombardia, il sud del Lazio, la Campania e la Sardegna.
Fiorenza Sarzanini

fsarzanini@corriere.it

PEZZO DI PASQUALETTO SUL CORRIERE DI STAMATTINA

Tutto è nato nella cella frigorifera della sua azienda agricola, Latina, novembre 2012: «Eravamo in cinque, tre contadini e due camionisti, Nando, Memmo, Ale, Valter e io. Tartassati da Equitalia e mezzi disperati. Io ho detto “Nando, prima di morire bisogna lottare...”. Morire di tasse, non di freddo: la cella era spenta...». E da lì Danilo Calvani, 51 anni, 4 figli, titolare della Ala Verde che vendeva ortaggi e ora è all’asta, ha iniziato a forgiare la sua creatura, cioè questo sciopero dagli obiettivi altissimi. Chiede la caduta del governo, del Parlamento, del presidente della Repubblica, di tutti: «Equitalia va chiusa, l’alta finanza rimossa, l’euro cancellato». No ai partiti, no ai sindacati, no alle banche, no a Confindustria e alla Coldiretti. No a tutto ciò che è istituzione, «perché ci hanno distrutto le famiglie, le aziende, il futuro dei nostri figli», dice Calvani dal suo nuovo scranno di coordinatore della protesta, lui che guidava e guida i Comitati riuniti agricoli e con loro si era candidato sindaco a Latina.
E se non si dimetteranno tutti cosa farete?
«Sarà sciopero ad oltranza, nelle forme pacifiche e democratiche che si conoscono. C’è grande euforia, penso che domani avremo tutto il popolo in piazza. Saremo milioni perché milioni sono le persone che non ce la fanno più. Non è un’iniziativa di settore ma di popolo. Ci siamo anche dati un appuntamento importante».
Quale?
«Martedì (domani, ndr ) alle 17 a Roma. Ci riuniremo e daremo notizie di prim’ordine. Cioè, se mercoledì verrà data la fiducia al governo la nostra protesta rimarrà in piedi fino a che non se ne vanno».
Disposti a tutto?
«Insomma, non a morire di fame. Valuteremo se la cosa è alta e grossa. Magari possiamo sospendere, poi ripartire, un po’ a singhiozzo. Ma è tutto da vedere nei prossimi giorni».
Non è un po’ troppo chiedere che cada tutto?
«No, perché se qualcosa rimane in piedi poi ricresce e ci ruba di nuovo il pane di bocca. Il loro è stato un lungo e imperdonabile tradimento, come se tua moglie ti mettesse le corna con cento uomini, che la puoi perdonare?».
Ma non c’è proprio nulla da salvare?
«La nostra Costituzione che noi amiamo e vogliamo rispettare fino in fondo. Mentre loro, invece, devono essere processati per il suo attentato».
Come manifesterete?
«Coinvolgendo i cittadini in maniera civile. Volantinaggi, molti molti volantinaggi. Si sta in piazza e sulle strade».
Si preannunciano blocchi stradali, si temono scaffali vuoti...
«Nessun blocco e se qualcuno lo farà lo andremo a prendere per consegnarlo alla polizia. Noi collaboriamo con le forze dell’ordine e siamo d’accordo sugli interventi. Non ci saranno vetrine rotte o aggressioni. Siamo gente per bene, noi, forse non molto acculturati ma onesti e amiamo il nostro Paese. Abbiamo chiesto tutti i permessi e altri ne chiederemo se dovremmo andare oltre i 5-6 giorni previsti. La polizia è con noi, anzi, anche il loro sindacato ci appoggia».
Nulla di più dei volantinaggi?
«Qualcosa in più sì. Potremmo decidere, per esempio, che macchine camion e trattori invadano le strade andando a due all’ora. Questo non è illegittimo. Certo, può creare qualche disagio. Domani mi vedo con Lucio e Mariano(Lucio Chiavegato del Life e Mariano Ferro dei Forconi siciliani, ndr ) e decideremo ogni mossa. Puntiamo sul numero, non sulla forma della protesta. Milioni di cittadini in piazza sono un urto che il governo non può reggere. Il popolo deve però stare tranquillo perché non si bloccherà nulla, tranne il Parlamento, speriamo».
Milioni di persone da gestire sono moltissime. Come farete?
«In effetti siamo un po’ disorganizzati ma contiamo molto sul senso di responsabilità di tutti. Questo sarà un evento storico, epocale. Ricevo centinaia di adesioni ogni giorno, anche da sindaci che vogliono venire e ai quali io dico sempre la stessa cosa: venite a titolo personale, senza fasce o simboli. Da Nord a Sud sono migliaia i presidi sulle strade».
I leader della protesta sono un po’ tutti dell’area di centrodestra. È un caso?
«Non è vero, abbiamo adesioni trasversali, soprattutto in Toscana ed Emilia. A Torino è venuto anche uno dei No Tav a dirci che ci appoggeranno, faranno qualcosa in Val di Susa».
E lo sciopero fiscale che qualcuno ha paventato?
«Non lo escludiamo, certo».
Piazze gremite, migliaia di presidi, evento epocale. E se non andrà così?
«Vorrà dire che abbiamo sbagliato i conti. E sarà un peccato perché ci abbiamo creduto molto».
Lei, Nando, Memmo... Perché in una cella frigorifera?
«Perché era grande e noi eravamo in cinque».
Andrea Pasqualetto

PEZZO DELLA SARZANINI SUL CORRIERE DI IERI, DOMENICA

ROMA — La riunione preparatoria che ha maggiormente alimentato i timori dei responsabili della sicurezza si è svolta qualche giorno fa ad Alpignano, in provincia di Torino. C’erano quasi mille persone e alla fine è stata indicata la linea al «Movimento dei forconi»: la protesta (che comincia domani) dovrà essere durissima, proprio come accadde lo scorso anno in Sicilia. Certamente lo sarà, anche perché si sommerà a quella degli autotrasportatori che già da questa sera potrebbero cominciare a bloccare le strade con l’obiettivo di paralizzare la circolazione da nord a sud. E il capo della polizia Alessandro Pansa, con una nuova circolare trasmessa a prefetti e questori, ha autorizzato l’eventuale utilizzo anche gli idranti per rimuovere eventuali blocchi stradali.
La mobilitazione in tutta Italia è avvenuta grazie ai contatti tra i leader delle varie sigle sindacali, ma è stata amplificata attraverso gli appelli apparsi sulla rete web. E adesso si stima che potrebbero essere decine di migliaia le persone che aderiranno alle manifestazioni. Presidi fissi e mobili che stanno spaccando le varie categorie, tenendo conto che le associazioni maggiormente rappresentative hanno deciso di non partecipare. Fino a far temere scontri violenti tra i lavoratori degli stessi settori, visto che chi ha anticipato il proprio dissenso è già stato minacciato di morte.
I cartelli ritrovati all’ingresso di un consorzio della Fita a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, e indirizzati agli autotrasportatori della Cna, sono eloquenti: «Si consiglia di non fare uscire i mezzi nel giorno della rivoluzione», altrimenti «vi pesteremo a sangue — si legge nei cartelli — fino a farvi morire». Prima di rivolgere un appello per la «rivoluzione che farà libera la Sicilia — attaccheremo lo Stato», non mancano le minacce dirette. Bersagli sono «il presidente della Cna-Fita della provincia di Agrigento», Salvatore Puleri, «non fare uscire i tuoi mezzi altrimenti ti ritroverai con una forca nella gola» e «la presidente nazionale» Cinzia Franchini «si preoccupi della sua famiglia».
Al Viminale il livello di preoccupazione è altissimo, anche per le temute infiltrazioni dei movimenti di estrema destra. E viene letto quasi come una provocazione l’appello del segretario di Forza Nuova Roberto Fiore «alla tranquillità, all’ordine e al rispetto delle leggi. La volontà del popolo che scenderà in piazza in tutta Italia, infatti, è una volontà forte, pacifica e ordinata». Le zone ritenute maggiormente a rischio sono il Piemonte, il nord est e la Sicilia senza escludere che anche in altre Regioni la situazione possa degenerare.
La circolare di Pansa sottolinea «l’intensa attività di propaganda da parte degli organizzatori tesa ad ampliare il fronte contestativo non escludendo il ricorso a forme eclatanti di protesta con blocchi della circolazione a oltranza» e invita prefetti e questori «a predisporre rigorose misure a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica» e tra le ipotesi inserisce «la possibilità del concorso, nello scenario operativo anche dell’eventuale disponibilità dei mezzi speciali dei vigili del fuoco, ritenuti idonei per superare eventuali emergenze, che dovranno operare a supporto delle forze di polizia adeguatamente protetti».
Fiorenza Sarzanini

PEZZO DI PASQUALETTO SUL CORRIERE DI IERI
Un ardito falegname veneto: «Andiamo a Roma a svitare le seggiole, processiamoli tutti»; un giovane allevatore pugliese che alza il forcone in segno di sfida: «A casa il Parlamento o sarà sciopero ad oltranza»; un autotrasportatore laziale nostalgico della Curva Nord dell’Olimpico: «Bei tempi agli Eagles Supporters, poi gli Irriducibili, poi me so’ fidanzato e ha iniziato a comanda’ lei »; e un agricoltore siciliano, Mariano Ferro, 57 anni, già noto alle cronache politiche e movimentiste dell’isola per aver guidato nel 2012 la rivolta dei contadini e tornato ora alla protesta con un avvertimento poco conciliante: «Ci hanno massacrato ed espropriato, siamo nervosi».
Eccoli i leader della protesta che da questa sera rischia di paralizzare l’Italia. Sono un po’ contro tutti: «Equitalia che succhia il sangue, lo Stato che tassa e non dà nulla, le banche usuraie e l’Europa dei vincoli». Il falegname è il baffuto quarantottenne veronese Lucio Chiavegato, sposato, tre figli, responsabile del Life Veneto, una sigla che sta per liberi imprenditori federalisti europei. Già fulmineamente impegnato in politica con Progetto Nordest di Panto dell’area di centrodestra, Chiavegato ora si presenta con un giubbotto di pelle marrone e l’aria da condottiero: «Faremo presidi ai caselli autostradali di Soave, Vicenza, Padova, Treviso, Mestre, Conegliano. Diventeranno blocchi se non avremmo risposte. Il 9 dicembre è l’inizio della fine e si può arrivare allo sciopero fiscale». Dice di non votare più nessuno e si considera un deluso della Lega, lui autonomista convinto. Gli è rimasto un solo punto di riferimento politico: «Putin, perché decide e non s’inchina e difende il proprio paese». E un sogno: «Vedere i politici dietro le sbarre, tutti».
Con lui, scenderà ai «caselli» il quarantatreenne Augusto Zaccardelli, capo del Movimento autonomo degli autotrasportatori. Laziale di Isola del Liri (Frosinone) e padroncino da una vita, Zaccardelli dice di non essere violento: «Non voglio contrasti fisici, sia chiaro». Anche lui ha moglie e tre figli e un lavoro perso «perché il committente non mi ha più pagato», ragione per la quale chiede che cambino le leggi della strada: «Ci vogliono costi minimi di sicurezza dell’autotrasporto». Dopo aver strizzato l’occhio per un po’ al centrodestra, ha mollato tutto: «Ho votato Berlusconi ma da 7 anni non do preferenze».
Scendendo a Sud il Masaniello è il ventinovenne allevatore e agronomo Giuseppe Caponio, il più giovane e intellettuale. Una laurea in scienze agrarie, guida i Forconi della Puglia, movimento al quale ha aderito per difendere campi, stalle e, soprattutto, i suoi cento bovini da latte. Discetta sottilmente sulle rivendicazioni di categoria: «Non ne facciamo nemmeno una, perché non sapremo a chi farla, visto che questa classe dirigente è delegittimata». Non accetta etichette politiche e sulla tangenziale di Bari non vuole partiti e sindacati: «No a Pdl, no a Pd, no a Casa Pound, no a Forza Nuova, no a Grillo, Cgil, Cisl, Uil». No a tutti: «L’unico simbolo sarà la bandiera italiana». Passioni? «Ora non mi viene». Chi vota? «Alle ultime non sono andato. Prima Pdl». Come Mariano Ferro, il leader dei Forconi siciliani che si candidò alla Regione e ora ha esordito annunciando una protesta mite, vellutata: «Più che di blocchi, parlerei di presidi di solidarietà, volantinaggi, sensibilizzazione...». Quasi sorprendente, per il fumantino Ferro che ha in corso un processo per resistenza a pubblico ufficiale: «Ebbi un piccolo scontro con la polizia durante le regionali, una cosetta». Agricoltore dell’ortofrutta da una vita, due anni fa ha chiuso tutto e quando ci pensa si scalda un po’: «Ho tre figli e facevo il più bel lavoro del mondo. Mi hanno tolto tutto. Con le solite manifestazioni non si risolve niente, poi ci sono quelle finte dei sindacati...». Va da sé che sia un po’ nervoso: «Domani si parte tranquilli ma c’è molta tensione. La verità è che non so cosa succederà». È lui.
Andrea Pasqualetto

Distributori di carburanti presi d’assalto a Palermo ed in provincia, ma anche in tutta la regione. È uno degli effetti dell’annunciato blocco dell’autotrasporto promosso dal movimento dei Forconi, che scatterà a partire dalle 22 di oggi. Lunghe code si sono viste in tutte le pompe di benzina della città tanto che alcune, ieri pomeriggio, avevano già esaurito il carburante. Stessa scena anche altrove, dove è scattata una vera e propria psicosi nonostante diverse organizzazioni si siano dissociate dalla protesta. Intanto, fuori dalla Sicilia, alla manifestazione dei Forconi non aderirà il Movimento Pastori sardi (Mps), da sempre vicino ai «Forconi». «Non condividiamo alcuni punti all’origine della loro protesta», ha spiegato Felice Floris, leader del Mps, «ma ci auguriamo che comunque riesca. Intanto, in contemporanea con la protesta nazionale, il movimento AntiEquitalia Artigiani e Commercianti, Consulta Nazionale antiusura, manifesteranno domani mattina a Cagliari davanti all’Agenzia delle Entrate e lungo la statale 130, nell’ambito di una campagna battezzata «Agenzia delle Uscite». È prevista anche una mobilitazione locale degli autotrasportatori di Trasporto Unito.