Chiara Bussi, Il Sole 24 Ore 9/12/2013, 9 dicembre 2013
I PASTICCI DELLE MANOVRE ALTRUI
L’Imu in salsa irlandese, la tassa sui terreni agricoli in Grecia, le nuove imposte su alcolici e sigarette in Portogallo o il valzer dell’Iva in Francia. Non sono solo gli italiani a perdere il sonno per le incertezze legate alla seconda rata della tassa sulla casa. Sta per abbattersi sugli altri cittadini europei una pioggia di nuove imposte, rimaste un po’ nell’ombra rispetto ai maxi-tagli della spesa pubblica. Ritocchi all’insù previsti nel corso dell’anno e inseriti nelle leggi di bilancio per il 2014, che in alcuni casi hanno cambiato pelle nel corso del dibattito parlamentare e spesso restano ancora avvolti nella nebbia dell’incertezza.
In Irlanda ha debuttato a metà anno la «local property tax». Si paga sul valore di mercato di abitazioni, garage o altri edifici con una semplice autocertificazione. Il budget 2014 al vaglio del Parlamento l’ha estesa fino al 2016 e ne ha dettato le linee guida. «Il diavolo – come ha scritto però l’Irish Times nel decalogo sulla nuova tassa – risiede nei dettagli». La legge consente infatti sette formule di pagamento, con termini diversi a seconda dell’opzione prescelta. Tanto da mandare in confusione i migliaia di contribuenti che si sono visti recapitare l’avviso di pagamento all’inizio di novembre.
In Grecia l’esecutivo Samaras-bis ha esordito a giugno con un annuncio shock: l’innalzamento delle imposte per i commercianti. Un provvedimento che avrebbe colpito al cuore il turismo, l’unico asset anti-crisi. Appena un mese dopo è però arrivata l’inversione a U, con l’Iva ridotta su bar, ristoranti e caffè scattata al 13% dal 1° agosto. Scongiurato un pericolo, però, ne arriva subito un altro. La nuova tegola che incombe sui greci, contenuta nel budget 2014 per andare incontro alle richieste della troika, riguarda la nuova tassazione sugli immobili che include i terreni agricoli.
In Francia, nuovo malato d’Europa, nemmeno le proteste di strada fermano l’impeto fiscale di François Hollande, sempre più in crisi di popolarità. L’esigenza di fare cassa per ridurre il deficit fuori rotta ha portato alla formulazione di una Loi de finances con 3 miliardi di nuove entrate. L’iter però è tortuoso, con numerose giravolte. Nel passaggio all’Assemblea nazionale è scomparsa la tassazione sull’1% dell’Ebitda delle grandi aziende. Al suo posto è comparsa una tassa straordinaria di solidarietà sul 75% dei proventi per i gruppi con oltre 250 milioni di fatturato. Le medie imprese festeggiano, i grandi gruppi come i club di calcio inscenano la protesta, tanto che il 29 novembre è stato proclamato il primo sciopero del football nel Paese. Il percorso a ostacoli non ha risparmiato nemmeno l’Iva, modificata nell’iter parlamentare per ben cinque volte in due anni. Così se l’aumento dell’aliquota principale al 20% scatterà come previsto dal 1° gennaio, quella agevolata resterà al 5,5 per cento. Ma il condizionale è d’obbligo perché la settimana scorsa il Senato ha bocciato la bozza di bilancio e ora il testo è sul tavolo della commissione mista tra i due rami del Parlamento.
Dopo l’Iva, l’imposta sui redditi e sugli utili il Portogallo sotto le cure internazionali si cimenta dal 2014 con il rialzo delle accise sul suo prodotto di punta, il porto, ma anche tabacco e imposta di bollo. Sui provvedimenti, già approvati dal Parlamento, aleggia però lo spettro di una nuova bocciatura da parte della Corte Costituzionale, che ha già respinto quattro delle misure previste dal budget 2013. Più tranquilli saranno invece i sonni di inglesi e tedeschi, risparmiati da nuove gabelle. A farne le spese saranno semmai i cittadini degli altri Paesi Ue che acquistano casa in Inghilterra o che viaggiano sulle autostrade del suolo tedesco. Due schiaffi all’Europa unita e al principio della libera circolazione.