Matteo Delbue, La Gazzetta dello Sport 9/12/2013, 9 dicembre 2013
RIECCO IL TRAP
«Il mio futuro? Ho avuto richieste per chiudere la stagione in alcune squadre ma io non sono un traghettatore. Sto valutando diverse offerte. Sicuramente andrò ancora in panchina in una Nazionale perché sono ancora giovane per la scrivania: potrei anche essere al Mondiale». Parole di Giovanni Trapattoni, apparso ieri al Brianteo per Monza-Forlì. L’allenatore di Cusano Milanino è libero dallo scorso settembre, da quando ha chiuso il suo rapporto quinquennale con l’Irlanda ed è sul mercato. E con l’avvicinarsi del Mondiale non si possono escludere ipotesi per una chiamata d’emergenza, un appello all’esperienza del Trap da parte di nazionali non del tutto convinte dei propri tecnici.
Il precedente Del resto, al Trap è già successo: nel febbraio del 2010 l’allora c.t. dell’Irlanda si avvicinò parecchio alla panchina della Nigeria per il Mondiale sudafricano. Le Super Aquile erano state portate al Mondiale da Shaibu Amodu, allenatore locale, e alla fine dopo un serio abboccamento col Trap finirono per scegliere lo svedese Lars Lagerback.
Le candidate Se Trap dice «Potrei essere al Mondiale» l’analisi della rosa delle candidate si riduce a una manciata di panchine. D’obbligo pensare a nazionali poco consolidate o a federazioni turbolente. Come il Messico, che ha cambiato 4 tecnici in 3 mesi, La Torre, Tena, Vucetich e ora Herrera, che allena anche l’America ma che sembra avere le carte in regola per andare al Mondiale. Per restare in zona, si può pensare a Honduras o Costa Rica, però i due c.t. colombiani, rispettivamente Suarez (in carica dal febbraio 2011) e Pinto (settembre 2011), sembrano saldamente in sella. In Iran c’è il portoghese Queiroz, anche quella porta sembra chiusa. Resta l’Africa, le cui nazionali ci hanno abituato a cambi repentini a pochi mesi dal Mondiale quasi sempre sull’asse nero (il c.t. locale licenziato) bianco (l’europeo che lo sostituisce). Però Algeria, Costa d’Avorio e Camerun hanno già tecnici in arrivo dal nostro continente, Halilodzic, l’ex interista Lamouchi e il tedesco Finke.
Ghana e Nigeria A guidare le Black Stars c’è Kwesi Appiah, nome poco noto ma sinora la sua panchina non ha tremato. Con le Super Eagles c’è Stephen Keshi, che nel 2006 fece il miracolo di portare il Togo al Mondiale in Germania solo per venir sostituito dal tedesco Otto Pfister, mossa disastrosa. Keshi ha un carattere deciso, gran personalità e idee chiare. Recentemente si è lamentato perché la federazione gli doveva un sacco di soldi, si è beccato un «warning» dalla Fifa dopo esser stato accusato di razzismo da un collega belga, parlando con la Gazzetta ha sparato a zero contro le federazioni africane che cercano allenatori bianchi senza esperienza (cosa che non tocca il Trap). La sua posizione pare solida, giocatori e buona parte della stampa e dell’opinione pubblica con lui. Ma in Africa, e soprattutto in Nigeria… «Mai dire gatto».
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