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 2013  dicembre 09 Lunedì calendario

E AGNESE DISSE: «ROMA? IO RESTO A PONTASSIEVE»


IL PERSONAGGIO
FIRENZE «E’ andata come doveva andare». E’ un tipo cosí, netta, di poche parole ma quelle che contano alle orecchie del marito, la moglie del neo-segretario del Pd. Se si ha presente la Jotti, compagna del più grande tra i predecessori di Renzi alla guida del maggior partito della sinistra italiana (inutile dire che stiamo parlando di Palmiro Togliatti), ebbene Agnese Renzi - cognome da ragazza, Landini, come il leader della Fiom e Matteo glielo ha detto al capo sindacale: «Ti chiami come mia moglie, ma io amo lei». Risposta: «E ci mancherebbe!» - è l’opposto di Nilde. Non è una donna in politica, non è una figura pubblica.
La chiamano Agnese l’Invisibile. E anche ieri, nel giorno del trionfo di Matteo, si è affacciata solo a sera. Ma non per un fatto di distanza critica, figuriamoci, ma soltanto perché - nella fenomenologia di Matteo - Agnese svolge il compito preziosissimo di fare la persona normale, qual è, di dimostrare che la politica non fagocita tutto e che Renzi ha il contatto con le persone normali anche perché ne ha accanto una normalissima. Impegnata tutto il giorno tra lavoro (insegnate di lettere al liceo), casa, figli (tre: due maschi e una femminuccia). Chi ieri ha parlato con Agnese l’Invisibile, moglie dal ’99 e si erano conosciuti ai tempi del liceo e degli scout, assicura che lei si aspettava tutto e ciò che è accaduto non riuscirà a cambiarla: «Roma? Io resto a Pontassieve».

BACCHETTATA SU DANTE
Ma Agnese è anche una donna tosta, orgogliosa, appassionata di politica e che, quando Matteo fu sconfitto da Bersani alle primarie dell’altra volta, gli disse: «Ora non vorrai mica allearti con quello lí?». Non una mammolletta, ecco, anche se stavolta - sarà per effetto della magnanimità dei vincitori - è più conciliante. Ieri, l’Invisibile non è andata a votare a piazza dei Ciompi con il marito. Ha votato alla casa del popolo di Pontassieve, come sempre. Ha partecipato, come sempre, alla messa, nella chiesa di San Michele a piazza Panzini, e da Pontassieve - dove vivono i Renzi - non si è mossa. Una donna così, più colta del marito, che fatica come tutte le donne moderne e corregge Matteo quando lui dice qualche corbelleria del tipo: «Dante era di sinistra». «Ma non è vero affatto, era un conservatore», interviene lei, giustamente. Il suo unico comunicato pubblico si deve agli attacchi che le hanno rivolto i giornali berlusconiani, che hanno pubblicato le foto di Agnese a bordo della sua auto sulla corsia preferenziale dei bus. Lei si è scusata: «Ero in ritardo per andare a scuola, mi scuso e non lo farò mai più».
Le piace la moda, e veste Scervino, perché Ermanno - lo stilista fiorentino - è suo amico. Ma dire che sia una fashion victim significa non capire nulla di questa giovane signora riccioluta di 37 anni. Di cui Matteo si innamorò non ancora ventenne, ma lei resisteva, finché nella famosa apparizione tivvú del giovane Renzi alla Ruota della fortuna egli non se ne uscì cosí: «Mike, posso comprare una vocale? Vorrei la A di Agnese». Le si spezzò il cuore.
Chi spera di vederla al Nazareno, si arrenda. Chi crede di vederla firmare qualche manifesto sulle pari opportunità - la cui disparità lei vive sulla propria pelle come tutte le donne - si ricreda. Adesso assicura: «La mia vita non cambierà di una virgola». Ma non sarà così.
M. A.