Marco Belpoliti, La Stampa 9/12/2013, 9 dicembre 2013
L’AVVENTO CON 24 FINESTRE
«Papà, l’hai comprato il Calendario dell’Avvento?». La domanda è risuonata nelle case di molti italiani l’ultima settimana di novembre. E i bravi padri, e madri, si sono dati da fare per procurarsi l’oggetto richiesto dai figli. Si tratta, per chi ancora non lo sapesse, di un cartone dotato di 24 riquadri numerati che vengono aperti ogni giorno da qui alla vigilia di Natale. Ogni riquadro, o finestrella, contiene un cioccolatino.
Negli scaffali dei supermercati sono in vendita da 15 giorni varie versioni, da quelle che raffigurano Babbo Natale con la slitta trainata dalle renne, a quelli dei personaggi dei cartoni animati, tipo Hello Kitty, ai calendari con la scena della Natività. Quest’ultima è la versione più diffusa. Nei negozi di giocattoli, o di oggettistica, si trovano in vendita calendari di stoffa a forma di abete, oppure rettangoli, sempre di stoffa, con tasche più ampie dove porre piccoli doni. I papà e le mamme più abili con le mani ne costruiscono di più complessi per contenere i regali con cui ci si approssima al Natale. Su YouTube una giovane donna insegna a costruirne uno molto rudimentale con pezzi di stoffa incollati a un grosso sacchetto di carta, dove saranno contenuti i possibili doni. La tradizione del calendario dell’Avvento è nordica, come del resto Babbo Natale nella versione di San Nicola. Sembra che il primo esempio di cartone con le ventiquattro finestrelle e le tessere di cioccolato sia apparso nel 1920 in Germania, dove è cominciata la produzione su scala industriale. Il motivo dell’Avvento, ovvero dell’approssimazione alla nascita di Gesù, è un conto alla rovescia, e i piccoli doni quotidiani un anticipo del grande dono che arriverà il 25 dicembre, portato, a seconda dei contesti culturali o famigliari, da Gesù Bambino o Babbo Natale.
L’attesa è uno dei grandi temi dell’infanzia, ma non solo dei bambini, perché intere società, anche contemporanee, vivono stati di attesa, in cui la gioia finale è direttamente proporzionale al tempo e ai modi dell’attesa medesima. Con il calendario dell’Avvento si è istituzionalizzato questo aspetto. Adorno nei suoi «Minima moralia» ha fustigato quella che chiama «la decadenza del dono», corrispondente alla invenzione degli articoli da regalo. Forse il filosofo non aveva torto, anche l’Avvento è diventato un’occasione del generale merchandising per la festa più attesa dell’anno. Avvento di cosa?, viene da chiedersi.