Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera 9/12/2013, 9 dicembre 2013
«IO, ALE E NANDO NELLA CELLA FRIGORIFERA: COSÌ È NATO TUTTO»
[Danilo Calvani]
Tutto è nato nella cella frigorifera della sua azienda agricola, Latina, novembre 2012: «Eravamo in cinque, tre contadini e due camionisti, Nando, Memmo, Ale, Valter e io. Tartassati da Equitalia e mezzi disperati. Io ho detto “Nando, prima di morire bisogna lottare...”. Morire di tasse, non di freddo: la cella era spenta...». E da lì Danilo Calvani, 51 anni, 4 figli, titolare della Ala Verde che vendeva ortaggi e ora è all’asta, ha iniziato a forgiare la sua creatura, cioè questo sciopero dagli obiettivi altissimi. Chiede la caduta del governo, del Parlamento, del presidente della Repubblica, di tutti: «Equitalia va chiusa, l’alta finanza rimossa, l’euro cancellato». No ai partiti, no ai sindacati, no alle banche, no a Confindustria e alla Coldiretti. No a tutto ciò che è istituzione, «perché ci hanno distrutto le famiglie, le aziende, il futuro dei nostri figli», dice Calvani dal suo nuovo scranno di coordinatore della protesta, lui che guidava e guida i Comitati riuniti agricoli e con loro si era candidato sindaco a Latina.
E se non si dimetteranno tutti cosa farete?
«Sarà sciopero ad oltranza, nelle forme pacifiche e democratiche che si conoscono. C’è grande euforia, penso che domani avremo tutto il popolo in piazza. Saremo milioni perché milioni sono le persone che non ce la fanno più. Non è un’iniziativa di settore ma di popolo. Ci siamo anche dati un appuntamento importante».
Quale?
«Martedì (domani, ndr ) alle 17 a Roma. Ci riuniremo e daremo notizie di prim’ordine. Cioè, se mercoledì verrà data la fiducia al governo la nostra protesta rimarrà in piedi fino a che non se ne vanno».
Disposti a tutto?
«Insomma, non a morire di fame. Valuteremo se la cosa è alta e grossa. Magari possiamo sospendere, poi ripartire, un po’ a singhiozzo. Ma è tutto da vedere nei prossimi giorni».
Non è un po’ troppo chiedere che cada tutto?
«No, perché se qualcosa rimane in piedi poi ricresce e ci ruba di nuovo il pane di bocca. Il loro è stato un lungo e imperdonabile tradimento, come se tua moglie ti mettesse le corna con cento uomini, che la puoi perdonare?».
Ma non c’è proprio nulla da salvare?
«La nostra Costituzione che noi amiamo e vogliamo rispettare fino in fondo. Mentre loro, invece, devono essere processati per il suo attentato».
Come manifesterete?
«Coinvolgendo i cittadini in maniera civile. Volantinaggi, molti molti volantinaggi. Si sta in piazza e sulle strade».
Si preannunciano blocchi stradali, si temono scaffali vuoti...
«Nessun blocco e se qualcuno lo farà lo andremo a prendere per consegnarlo alla polizia. Noi collaboriamo con le forze dell’ordine e siamo d’accordo sugli interventi. Non ci saranno vetrine rotte o aggressioni. Siamo gente per bene, noi, forse non molto acculturati ma onesti e amiamo il nostro Paese. Abbiamo chiesto tutti i permessi e altri ne chiederemo se dovremmo andare oltre i 5-6 giorni previsti. La polizia è con noi, anzi, anche il loro sindacato ci appoggia».
Nulla di più dei volantinaggi?
«Qualcosa in più sì. Potremmo decidere, per esempio, che macchine camion e trattori invadano le strade andando a due all’ora. Questo non è illegittimo. Certo, può creare qualche disagio. Domani mi vedo con Lucio e Mariano(Lucio Chiavegato del Life e Mariano Ferro dei Forconi siciliani, ndr ) e decideremo ogni mossa. Puntiamo sul numero, non sulla forma della protesta. Milioni di cittadini in piazza sono un urto che il governo non può reggere. Il popolo deve però stare tranquillo perché non si bloccherà nulla, tranne il Parlamento, speriamo».
Milioni di persone da gestire sono moltissime. Come farete?
«In effetti siamo un po’ disorganizzati ma contiamo molto sul senso di responsabilità di tutti. Questo sarà un evento storico, epocale. Ricevo centinaia di adesioni ogni giorno, anche da sindaci che vogliono venire e ai quali io dico sempre la stessa cosa: venite a titolo personale, senza fasce o simboli. Da Nord a Sud sono migliaia i presidi sulle strade».
I leader della protesta sono un po’ tutti dell’area di centrodestra. È un caso?
«Non è vero, abbiamo adesioni trasversali, soprattutto in Toscana ed Emilia. A Torino è venuto anche uno dei No Tav a dirci che ci appoggeranno, faranno qualcosa in Val di Susa».
E lo sciopero fiscale che qualcuno ha paventato?
«Non lo escludiamo, certo».
Piazze gremite, migliaia di presidi, evento epocale. E se non andrà così?
«Vorrà dire che abbiamo sbagliato i conti. E sarà un peccato perché ci abbiamo creduto molto».
Lei, Nando, Memmo... Perché in una cella frigorifera?
«Perché era grande e noi eravamo in cinque».
Andrea Pasqualetto