Deborah Ameri, Macro, il Messaggero 9/12/2013, 9 dicembre 2013
IRLANDA, ALL’INFERNO E RITORNO
LA STORIA
LONDRA
La tigre celtica potrebbe tornare a ruggire. Ci vorrà il suo tempo, ma il primo passo è stato compiuto. Ieri l’Irlanda ha iniziato il processo di uscita dal piano di aiuti europei che nel novembre del 2010 ha salvato Dublino dal baratro. Sono serviti 85 miliardi di euro per portare in sicurezza le banche irlandesi, rammendare il crash del mercato immobiliare e impedire il default. Il Paese aveva stretto due accordi separati, uno con il Fondo monetario internazionale (che scadrà ufficialmente il 15 dicembre) e uno con la Banca centrale europea che è terminato ieri. Come annunciato il governo irlandese ha anche rifiutato la rete di salvataggio, ovvero una linea di credito aperta da Bruxelles che potrebbe essere utile in caso il Paese dovesse trovarsi di nuovo in difficoltà. Dicendo no al paracadute Dublino diventa indipendente ed eviterà d’ora in poi a Bruxelles di ficcare il naso nei suoi conti e nelle sue decisioni in tema economico.
LA PRIMA SU CINQUE
L’Irlanda è la prima dei cinque Paesi Ue salvati a tornare a camminare con le proprie gambe dopo cinque anni di crisi e tre anni di lacrime e sangue. Tutti i parametri richiesti dall’Europa sono stati soddisfatti, gli obiettivi fiscali raggiunti, lo spread ai minimi e la ripresa in vista. «È un grande successo per l’Irlanda e per l’area dell’euro nel suo complesso - ha commentato Klaus Regling, numero uno dell’Efsf, il fondo europeo di salvataggio - l’impegno del governo irlandese ad attuare il programma di aggiustamento e il sostegno della popolazione sono stati le vere chiavi del risultato».
Ma l’Fmi prevede che l’economia del Paese crescerà solo del 2% all’anno fino al 2018. Un dato positivo, certo, ma molto modesto se paragonato al 10% degli anni del boom. Dublino, però, resta ottimista. Il governo ha dichiarato di avere una riserva di liquidità di 20 miliardi di euro che coprirà tutti i costi e i pagamenti degli interessi fino al 2015. «I conti sono sotto controllo. La situazione economica sia domestica che internazionale sta migliorando e la fiducia dei mercati verso l’Irlanda si è alzata considerevolmente negli ultimi mesi», recita un documento ufficiale del governo.
Gli irlandesi cominciano a intravedere un lumicino alla fine del tunnel della crisi. E i consumatori si sentono pronti a spendere un po’ di più. Secondo la Banca d’Irlanda la fiducia della gente è al massimo dal giugno del 2007. Certo, c’è ancora incertezza, ma il mercato immobiliare si sta riprendendo e si vedono segnali incoraggianti sul fronte del lavoro. La disoccupazione è ai minimi dal 2009, e in soli tre mesi è passata dal 13,6 al 12,8%, creando quasi 60.000 posti di lavoro. Un dato altamente positivo che nessuno si aspettava visto che nel bel mezzo della tempesta finanziaria, all’inizio del 2012, i senza lavoro erano il 15,1%.
SACRIFICI E LIBERALIZZAZIONI
La ricetta della ripresa? Semplice, dicono gli irlandesi: grande coesione sociale, spirito di sacrificio, taglio sostanzioso degli stipendi, tasse più alte e soprattutto liberalizzazione del commercio e dell’industria. E il settore del turismo che cresce solidamente.
Gli analisti, però, avanzano ancora dubbi. «Ci sono molti “se” nella ripresa irlandese. E se le banche avessero bisogno di più denaro? E se lo spread tornasse a salire? E se la Grecia dovesse di nuovo aver bisogno di aiuto?», si è chiesto Jeremy O’Friel, direttore dell’hedge fund Belmont Investments, sulle pagine dell’Irish Time.
Nonostante i rischi si guarda al futuro. Il ministro delle finanze Michael Noonan ha grandi aspettative per l’anno nuovo: «Speriamo che Moody’s tornerà a dare un’occhiata alla nostra economia all’inizio del 2014 – ha dichiarato in un’intervista con Bloomberg tv – Sentiamo che l’umore di tutte le agenzie di rating al momento è buono. Semmai le preoccupazioni sono verso l’area euro in blocco, non nei confronti dell’Irlanda». Moody’s ha retrocesso Dublino al grado di junk nel luglio 2011. E pensare che nel 1998, prima dell’introduzione della moneta unica, l’isola di smeraldo vantava la tripla A. Negli anni Novanta da uno dei Paesi più poveri dell’Europa occidentale l’Irlanda è diventata uno dei più prosperosi e si è lasciata alle spalle il suo passato caratterizzato da popolazione in declino, costretta a emigrare per sopravvivere, basso tenore di vita e disoccupazione cronica. Fino al 2009 Dublino vantava il secondo più alto prodotto interno lordo pro capite nell’Unione europea (dopo il Lussemburgo), superiore di un terzo rispetto alla media Ue. Poi lo scoppio della bolla edilizia ha dato il via alla crisi delle banche ha costretto gli irlandesi a chiedere aiuto alla Ue.
Deborah Ameri