varie, 9 dicembre 2013
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 9 DICEMBRE 2013
Quella che si è aperta ieri notte si annuncia una settimana ad alto rischio. Il Movimento dei Forconi ha indetto un blocco nazionale dell’autotrasporto da oggi al 13 dicembre. Più di trenta presidi su strade, autostrade, ferrovie e porti, dalla Sicilia al Nord, da Torino a Verona a Modica [1]. Una protesta capillare che potrebbe degenerare [2].
Il rischio principale riguarda possibili blocchi di strade e nodi ferroviari in grado di interrompere la circolazione. «L’obiettivo dichiarato è paralizzare il Paese con blocchi del traffico flash in modo da impedire alle cisterne di rifornire i distributori di benzina. Senza carburante si ferma l’Italia» [3]. Grassia:«Il suo nome è ruspante ma la lotta che conduce il Movimento dei Forconi è tutt’altro che una burla. Per chi non lo ricordasse, ha già mostrato le sue capacità di azione nel gennaio 2012, quando paralizzò per nove giorni le strade della Sicilia. Adesso vuole rilanciare la lotta a livello nazionale» [4].
I motivi della protesta sono essenzialmente tre: l’immobilismo del governo, l’incapacità della classe politica nel dare risposte chiare, il sistema bancario e monetario «usuraio e truffaldino che ci sta privando del nostro futuro» [3].
La parola d’ordine: «Demolire il sistema. Polentoni e terroni, destra e sinistra saranno con noi, in piazza, e andremo avanti fino a quando questa classe politica fatta di cialtroni e delinquenti non andrà a casa» [1].
Mariano Ferro, uno dei leader storici del Movimento: «Tre giorni fa ho detto al prefetto di Catania che l’Italia stava per diventare una nuova Grecia. E il prefetto mi ha risposto: “Lo so”. Vedrete quello che succederà...» [1]. Nel suo invito ai siciliani ad unirsi alla protesta, Ferro ha specificato di non colorare l’iniziativa con bandiere politiche [5].
«Alla vigilia della grande mobilitazione popolare ad oltranza», ha aggiunto Mariano Ferro, «giungono copiose sempre nuove adesioni, da parte dell’Italia che soffre e che da troppo tempo chiede fatti per una svolta radicale. Per ridare speranza al nostro Paese occorre con urgenza trovare le soluzioni alle tantissime vertenze irrisolte o mandare a casa un governo asservito ai potenti e un Parlamento di nominati, porre fine al far west della globalizzazione, riprenderci la sovranità popolare e monetaria» [3].
Nella pagina di Facebook del Movimento si leggono grida di guerra del genere: «Questa è l’ultima botta. Mandiamo a casa tutti gli invertebrati prima di Natale, così passeremo meglio le Feste. Poi li manderemo aff... tutti (tranne i veri rivoluzionari) alle elezioni. Dal 9 dicembre non è uno sciopero di categoria ma una rivoluzione di popolo, per liberare l’Italia dalla m...». Ancora: «L’Italia appartiene a tutti ma deve essere governata dai lavoratori e dagli imprenditori e non da cialtroni parassiti come negli ultimi 50 anni» [4].
Il Movimento dei Forconi su Facebook piace a 58.700 persone.
«Porco D... ci cacate a minchia ogni volta figghi i pulla scassate a minchia a chiddi che un centrano niente aviti a ghiccari u sangu ru cuori pezzi i sucaminchia buttana ra marun...!» (commento di un Alessandro Filippone sulla pagina del Movimento alla notizia dei nuovi blocchi).
Questa volta al coordinamento hanno aderito, oltre al Movimento dei Forconi, anche i Liberi imprenditori federalisti europei (Life), Comitati riuniti agricoli (Cra), Cobas-latte, Cos.pa. Non ci saranno invece le sigle più importanti degli autotrasportatori (Cna, Casa e Confartigianato) che avevano convocato una giornata di blocco per lunedì e poi l’hanno revocata [1].
Il timore è che si possa ricreare la situazione degli inizi del 2012, quando la rivolta dei tir, partita a metà gennaio dalla Sicilia, si estese all’intera penisola, causando milioni di euro di danni a tutti i comparti produttivi (in particolare alle consegne dei prodotti deperibili, come quelli agroalimentari) e generando panico da tutto esaurito, con l’allerta scorte dal Nord al Sud. Dalla Sicilia la protesta si spostò prima a Roma e poi nel resto d’Italia, bloccando non solo i rifornimenti dei supermercati ma anche teatri, raccolta rifiuti, industrie, porti [6].
Il Sole 24 Ore: «Sebbene non si possa conoscere l’esatta portata della nuova protesta, in Sicilia è già corsa al distributore. Ricordando i disagi di due anni fa, quando il blocco degli autotrasportatori lasciò a secco per diversi giorni le auto dei siciliani, in migliaia hanno preso d’assalto le pompe dell’isola, aspettando in coda anche parecchie ore» [5].
Ci sono poi le preoccupazioni per la sicurezza. I segnali captati negli ultimi giorni parlano di possibili infiltrazioni dei gruppi di estrema destra, determinati a compiere «azioni di resistenza passiva». Ma anche di una mobilitazione «non governata dalle principali sigle sindacali di categoria che dunque potrebbe causare gravi conseguenze» [2].
Nelle circolari del Viminale si parla di un «neocostituito Coordinamento nazionale di gruppi e movimenti che ha indetto una mobilitazione a carattere nazionale, in segno di protesta contro le politiche economiche governative e per esprimere contrarietà alla globalizzazione». Preoccupano gli esperti di ordine pubblico anche le «possibili infiltrazioni nelle manifestazioni di Forza Nuova, di CasaPound, degli ultrà del Catania, dell’Atalanta, del Brescia». Infiltrazioni che rischiano di provocare una «deriva di esasperazione della conflittualità» [1].
Il capo del gabinetto del ministro dell’Interno ha chiesto ai prefetti la convocazione urgente dei comitati per l’ordine e la sicurezza. Il capo della polizia Alessandro Pansa ha allertato le questure per uno spiegamento straordinario degli uomini, con un’attenzione massima alla pianificazione della strategia di contrasto. La direttiva firmata dal prefetto Luciana Lamorgese è chiara: «Non potendo escludere che il blocco delle merci comporti gravi difficoltà negli approvvigionamenti e possibili tensioni di ordine pubblico, le manifestazioni devono svolgersi entro i limiti previsti dai codici di autoregolamentazione di settore, nel rispetto della corretta prospettazione delle posizioni di chi protesta ma anche del diritto alla libertà di circolazione delle altre categorie degli utenti della strada» [2]. In pratica, non saranno tollerati i blocchi stradali.
L’obiettivo è quello di «stemperare le tensioni e acquisire elementi conoscitivi sulle diverse problematiche», ma di fronte a eventuali iniziative violente l’ordine imposto da Pansa è quello di rimuovere «i blocchi nei punti strategici dei trasporti, quali i porti, gli aeroporti, le autostrade e le reti ferroviarie. Nelle autorizzazioni chieste alle questure dagli organizzatori si indicano i luoghi di aggregazione, gli eventuali percorsi e si preannuncia che le manifestazioni andranno avanti fino al 13 dicembre. Ma al momento non è possibile escludere che in realtà l’intenzione dei leader di alcuni movimenti – o più probabilmente di chi vuole infiltrarsi e sfruttare questa protesta per alzare il livello di conflittualità sociale – sia quella di provocare disagi nell’approvvigionamento addirittura fino alle festività natalizie [2].
Note: [1] Guido Ruotolo, La Stampa 7/12; [2] Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 7/12; [3] Enrico Paoli, Libero 7/12; [4] Luigi Grassia, La Stampa 5/12; [5] Il Sole 24 Ore 7/12; [6] La Repubblica 7/12.