Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 9/12/2013, 9 dicembre 2013
VIMINALE PRONTO A SEQUESTRARE I TIR
La disposizione diramata ieri sera alle questure riguarda la distribuzione delle merci, con un’attenzione particolare ai generi di prima necessità. Perché lo sciopero degli autotrasportatori e le proteste del «Movimento dei forconi» — uniti nel dissenso verso «le politiche economiche del governo e per esprimere contrarietà alla globalizzazione» — potrebbe rallentare o addirittura bloccare la circolazione in alcune zone dell’Italia. Dunque si tratta a oltranza con i leader delle sigle sindacali che aderiscono alla protesta. Ma la linea imposta dal capo della Polizia rimane quella della fermezza e dunque oltre alla rimozione degli eventuali blocchi stradali, si procederà al sequestro dei mezzi che dovessero ostacolare la viabilità.
La circolare diramata dal prefetto Alessandro Pansa ha termini espliciti: «A seguito delle intese raggiunte in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, anche con i responsabili delle amministrazioni locali e con il coinvolgimento degli operatori privati delle società di gestione autostradale e degli enti pubblici interessati, dovranno essere individuate le migliori strategie calibrate per ciascuna realtà provinciale, onde scongiurare il compimento di illegalità con interruzioni alla viabilità e alla regolare attività di trasporto, che possano portare gravi difficoltà negli approvvigionamenti».
Nei casi più gravi i questori sono autorizzati a utilizzare gli idranti, proprio come accaduto in passato nei casi di manifestazioni particolarmente violente o comunque lesive dell’interesse dei cittadini. Perché, come evidenzia Pansa, «la libertà di sciopero e di manifestare pacificamente, costituzionalmente garantite, non possono assolutamente comprimere o limitare la libertà di movimento e di circolazione». E dunque si rimuoveranno così gli «ostacoli», ma in questo caso dovranno scattare anche «sanzioni amministrative o penali».
Oltre alle iniziative a livello nazionale decise dall’Autorità garante che può obbligare alcune categorie di lavoratori a tornare in servizio qualora ci fossero violazioni della normativa e il mancato rispetto delle fasce protette, saranno i prefetti a dover valutare le possibili precettazioni a livello locale. E la misura dovrà scattare di fronte alla minima violazione della legge, ma anche degli accordi presi tra questure e organizzatori al momento di autorizzare i cortei o i sit-in.
Il monitoraggio da parte delle forze dell’ordine e in particolare dei reparti specializzati di polizia e carabinieri sarà costante e si concentrerà sulle possibili infiltrazioni nei movimenti e nelle associazioni sindacali da parte dei movimenti di estrema destra — Forza Nuova e Casa Pound hanno già reso pubblico il proprio appoggio ai lavoratori — ma anche di alcune frange di ultras.
Sono migliaia gli uomini impegnati nei controlli, sospese ferie e riposi tanto che Nicola Tanzi, il segretario del sindacato di polizia Sap, arriva a dire: «Anche tra i poliziotti c’è disagio, per cui comprendiamo il malessere dei cittadini che protestano. La nostra preoccupazione è legata agli eventuali infiltrati violenti e per questo condividiamo la linea del prefetto Pansa. In Italia c’è troppo permissivismo e a farne le spese sono spesso i poliziotti. Voglio provocatoriamente affermare che anche la polizia polacca, recentemente, ci ha dato una lezione su che cosa significhi gestire l’ordine e la sicurezza pubblica».
A poche ore dall’avvio ufficiale della mobilitazione, gli analisti del Viminale continuano a ritenere che non ci sia un’unica «regia» a guidare i manifestanti, ma che le diverse realtà rispondano comunque a una strategia precisa e concordata tra i vari leader sindacali con contatti diretti e con appelli lanciati attraverso la rete Internet. Le zone che vengono ritenute maggiormente a rischio continuano ad essere il Piemonte, il Veneto e la Sicilia, cui si sono aggiunte la parte orientale della Lombardia, il sud del Lazio, la Campania e la Sardegna.
Fiorenza Sarzanini