Alessandra Retico, la Repubblica 9/12/2013, 9 dicembre 2013
IL BALLO D’ORO DI ELISA “SONO LA SOLITA SELVAGGIA MA MI SONO VISTA DONNA”
Ha tolto la maschera, ha messo i tacchi: «Mi sono scoperta femminile, sensuale, persino dolce ». La scostumata Elisa, la smodata Di Francisca. La campionessa olimpica di fioretto ha deposto le armi, dalla pedana è scesa in pista e ha danzato, senza reti, senza protezioni: e ha vinto. Oro a “Ballando con le stelle”, in coppia con Raimondo Todaro, contro una inusuale concorrenza di sportivi in questa edizione. Il murone del volley nazionale Gigi Mastrangelo fatto fuori in semifinale e all’ultimo assalto il pallanuotista azzurro Amaurys Perez, bello a occhio nudo e altrettanto telegenico, il genere cui lanciano reggiseni in diretta. «Sono contenta che ci siamo sfidati noi due, e anche se fosse passato lui mi avrebbe fatto piacere lo stesso: vuol dire che lo sport, specie i nostri così marginali, sa raccontare leggerezza e gioia di vivere». Per Elisa non c’erano dubbi: «Sì, sono la solita selvaggia, intemperante, incazzosa. Ma credetemi, sono anche una persona nuova. La scherma è elegante, ma ti copre. Ballare ti fa venire fuori. Sembra stupido, non lo è: mi sono vista donna».
Sta per compiere 31 anni, è sbocciata piano, lentamente. Era la promettente fiorettista di Jesi, ma prima c’era sempre l’altra, Valentina Vezzali. «Un esempio per me, per tutti». Anche la Vale nazionale è andata a ballare in tv, ma non le è andata altrettanto bene (nel 2009). L’anno seguente la scherma ha portato davanti alle telecamere per un giro di tango Margherita Granbassi, ma anche la triestina si è fermata presto. «Perché ho vinto? Perché io sono così: semplice, diretta, normale». Elisa non finge, non ci riesce, casomai litiga, ma non media. «Eppure questa esperienza mi ha fatto crescere. Ho lavorato, mica sono scemenze le prove, ci vuole il fisico, e la pazienza. Che non ho. Tutta la settimana a Roma, ogni lunedì arrivavo e mi incavolavo, ero nervosa perché non riuscivo a imparare i passi, mi davano fastidio le lezioni, tutte quelle dannate regole. Poi cercavo di calmarmi, piano piano imparavo, alla fine come i ragazzini: ero felice. Faccio così anche in pedana ogni volta che mi propongono materiali o movimenti nuovi. D’istinto me ne andrei, manderei tutto all’aria, poi mi freno e rimango». La ribelle è rimasta anche contro natura: quando è stata ferita e abbandonata.
Lei che è nata nella culla della scherma. Col genio Ezio Triccoli quando ha iniziato a otto anni, con Giulio Tomassini il maestro della Vezzali, poi con Stefano Cerioni che l’ha portata fino a Londra. L’addio dopo i Giochi, lui in Russia come ct, lei a tagliarsi i capelli a rasoiate in bagno: «È stato difficile, anzi doloroso, il nostro rapporto è cambiato. Ma ci vogliamo bene, c’è molta stima e ci sentiamo spesso, mi ha fatto anche i complimenti per “Ballando”. Rimane il mio maestro». Dopo l’oro olimpico una lunga pausa, di tristezza e voglia di aria diversa: «L’oro è stata una botta di vita. La fine di un percorso complicato, l’inizio di un altro. Avevo bisogno di staccare. Sono andata in Africa, in Kenya, con la Onlus Intervita, nei villaggi più disagiati e poveri. Ho tirato di scherma con i bambini, ho cercato di raccontargli la bellezza dello sport, di fargli capire che se uno lo vuole e lavora, arriva. Ho riportato indietro più cose di quelle che ho lasciato ».
Era l’invasione barbarica, lo è ancora, ma più matura: «Che faccio da grande? La mamma. Per il resto non so programmare». Ha una guida nuova, Giovanna Trillini, insieme alla preparatrice Annalisa Coltorti: «Le donne insieme sono imbattibili». E anche le famiglie, quando ti lasciano: «Non sono stata una figlia semplice, ho voluto sempre fare di testa mia, ho cercato libertà. I miei mi hanno lasciato fare, proteggendomi». Papà Giacomo, 66 anni, si è presentato in pista durante una puntata: «Una sorpresa, abbiamo ballato insieme, era la prima volta che lo facevamo. Lui impacciato, a me batteva forte il cuore». Le hanno fatto festa l’altra notte a Roma: mamma Ombretta, Martina e Michele, i suoi fratelli: «Ce la siamo spassata, una serata allegra come fosse alle Olimpiadi». Le prossime? «Vediamo se riusciranno a recuperare la prova a squadre di fioretto e sciabola. Me lo auguro, sarebbe uno spreco. Dimostreremo comunque di essere quelli che vincono». Quelli che ballano, e sognano meglio.