Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il sequestro di 41 occidentali in Algeria è finito in un massacro, con almeno 30 ostaggi e 11 sequestratori uccisi in un tentativo di liberazione di cui si conosce la dinamica molto confusamente.
• Racconti tutto dall’inizio.
Avrà letto anche sulla Gazzetta che mercoledì, alle quattro e mezza del mattino, un gruppo di circa 60 terroristi ha assaltato una centrale per l’estrazione del gas a In Amenas, sito algerino poco distante dal confine con la Libia. Già questa azione è costata la vita a un inglese e a un algerino. Poi i terroristi hanno minato il campo e preso in ostaggio 13 norvegesi, 7 americani, 5 giapponesi e un numero imprecisato di francesi e inglesi, per un totale di 41 persone. Chiedevano il ritiro della Francia dal Mali (dove Parigi è intervenuta contro gli estremisti islamici che controllano il nord del Paese) e la liberazione di un centinaio di detenuti. A In Amenas lavorano la compagnia locale Sonatrach, la norvegese Statoil e la britannica Bp. I sequestratori hanno fatto indossare ai prigionieri delle cinture esplosive. È cominciata una trattativa che è durata tutta la notte, senza esito. Allora, ieri mattina, elicotteri militari algerini hanno attaccato il convoglio con cui i sequestratori stavano portando più a sud una parte dei prigionieri, e non è chiaro se a questo raid ne sia seguito un altro contro il sito. L’azione ha provocato almeno 41 morti, 30 tra gli ostaggi (si contano, finora, 8 vittime algerine e 7 occidentali) e 11 tra i terroristi. Sarebbe morto anche Tahar Ben Cheneb, uno dei capi del commando. Prenda le notizie che le sto dando con prudenza: sono sicuri i molti morti, ma sulle modalità dell’azione e sul resto la confusione è sovrana. Le fonti sono i media di tutto il mondo che, a loro volta, hanno costruito i servizi su informazioni contraddittorie ricavate da Al Jazeera e Al Arabiya.
• Il sequestro è finito o no?
Alle 22 di ieri, l’agenzia algerina Aps ha riferito che le forze speciali dell’esercito algerino hanno concluso l’operazione contro il «gruppo terroristico internazionale» per la liberazione degli ostaggi nel giacimento, senza fornire un bilancio esatto delle vittime o indicare il numero di ostaggi liberati. Fonti non ufficiali riferiscono la nazionalità di 11 ostaggi salvi: tre belgi, tre inglesi, due americani, un francese, un giapponese, un keniano.
• L’azione di sequestrare l’impianto di In Amenas è una rappresaglia per l’attacco francese in Mali?
I rapitori, collegati ad Al Qaeda (tra loro egiziani, tunisini, libici, un maliano e un francese), hanno fatto credere che si tratti di questo, e di una ritorsione contro l’Algeria, che ha aperto i suoi cieli all’aviazione francese. Il ministro della Comunicazione algerino, Mohamed Said, sostiene che l’obiettivo fosse coinvolgere l’Algeria nel conflitto maliano. Ma sembra più credibile l’analisi di Yves Bonnet, capo dei servizi francesi negli anni Ottanta. Secondo Bonnet, l’attacco a In Amenas non può essere legato alla guerra in Mali: «È stata un’operazione organizzata ben prima, spettacolare e bisognosa di molta preparazione. Non è stata improvvisata. Per portare tutte quelle persone nel deserto ci vogliono molti giorni».
• Si è comunque capito qualcosa di questi terroristi?
Il governo algerino, contraddicendosi, ha dichiarato ieri sera che i guerriglieri provenivano dalla Libia. Secondo il ministro dell’Interno di Algeri, Dahou Ould Kablia, si tratterebbe di terroristi agli ordini di Moktar Belmoktar, uomo forte della guerra islamica nel Sahara. Teniamo poi conto che nel vicino Mali, con i tuareg, combattono tre organizzazioni islamiste, le quali in questi anni si sono arricchite con i sequestri dei turisti e il traffico di stupefacenti. La stessa guerra in Mali potrebbe essere solo un tentativo malavitoso di creare una via facile per l’esportazione di droga. Un’altra fonte di guadagno notevole è la vendita delle armi che costoro hanno trovato negli arsenali di Gheddafi. Se ne sono tenute una parte per fare quello che stanno facendo e con il resto si sono arricchiti. La caduta di Gheddafi ha avuto lo stesso effetto del tappo tolto al vaso di Pandora: una serie di forze che il rais libico teneva a bada, anche con la sua ferocia, adesso si stanno scatenando.
• Noi ci andremo a infilare in questo inferno?
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi e quello della Difesa Giampaolo Di Paola sono andati ieri a riferire alle commissioni Esteri e Difesa del Senato. Daremo ai francesi qualche aeroporto e qualche cargo aereo da trasporto. Quello che si chiama «aiuto logistico», insomma. Nessun soldato andrà a combattere. Anche i tedeschi, stavolta, sono pronti a dare una mano. La Merkel ha detto che il terrorismo africano è una minaccia per l’Europa.
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