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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

Rue depardieu– L’attore che non vuole più essere francese possiede una via di Parigi. È il favoloso mondo di Gérard

Rue depardieu– L’attore che non vuole più essere francese possiede una via di Parigi. È il favoloso mondo di Gérard. Ve lo racconta "l’Espresso". Scavando in un patrimonio di cento milioni– Gérard Depardieu, 64 anni, benché debordante nel corpo e nell’animo, sta tutto racchiuso in questo episodio. Mercoledì 9 gennaio verso mezzanotte. In un’auto che percorre le strade di Parigi c’è un’attricetta porno, Nikita Bellucci (la titolare del cognome dovrebbe sporgere querela), che sta girando un video per il programma "Paris Dernière" e col pretesto che ha caldo, sollecitata dallo scrittore Philippe Besson, comincia a spogliarsi. La macchina si ferma al semaforo, un motociclista bussa al finestrino e mostra il pollice alzato in segno di approvazione: è Depardieu. Non dovrebbe essere in Francia. L’avevano dato in Montenegro dove il premier Milo Djukanovic gli avrebbe proposto il ministero della Cultura. O nella Russia di cui è fresco cittadino grazie ai buoni uffici di Putin. O a New York per lavoro. Non dovrebbe essere su una moto: gli hanno sospeso la patente per guida in stato di ebbrezza, anche se poi il Belgio, uno dei suoi nuovi Paesi, gli ha dato un permesso di guida valido per l’Europa. E il giorno prima ha disertato un’udienza per l’episodio avendo addotto «impegni all’estero» come un Berlusconi qualsiasi. Il cameramen filma (la sequenza sarà in onda sabato 19, ma si può vedere un estratto su Youtube), la finta Bellucci affretta lo striptease e resta con la biancheria intima. Gli chiedono, Gérard come stai? Il riferimento, trasparente, è alle polemiche seguite alla sua decisione di lasciare la Francia per via della tassa sulla ricchezza di Hollande. E lui: «Très bien», molto bene, quando il tono, lo sguardo e l’umore suggerirebbero il contrario. Poi dà un colpo di gas e se ne va. Siccome la troupe è diretta verso la stazione di Montparnasse, la scena dovrebbe essere stata girata nei dintorni dove c’è una strada, rue du Cherche-Midi, che è stata ribattezzata "rue Depardieu" perché lì si concentrano molte delle sue proprietà. Risalendo verso il centro del 6° arrondissement e dunque verso Saint Germain des-Prés, al numero 117, ecco il bistrot Le bien Décidé. Leggenda vuole che quando si stabilì poco più avanti sulla strada, diciotto anni fa, Gérard si irritò perché i locali non vendevano il vino di sua produzione e cominciò a comprarseli. E infatti ora un cartello recita: "Cave à vins de Gérard Depardieu", vera cucina francese, aperto a pranzo e cena da lunedì a venerdì. Pochi passi e sul lato opposto della strada, al civico 110, c’è L’Epicier G d’Issé di cui l’attore è proprietario da pochi mesi assieme all’amico Toshiro Kuroda. Più che un negozio, ha l’aspetto di una boutique dove si vendono prodotti gastronomici giapponesi di qualità di cui il francese va ghiotto. Una passione soprattutto per il saké, il suo preferito è il Kimoto Tokubetsu Junmai, e non di rado viene a prenderne una bottiglia per se stesso. È anche co-presidente dell’Associazione Les Bacs Fins du Saké e nel settembre scorso ha aperto lo splendido Hotel particulier, cioè casa sua, per una degustazione durata due giorni con 400 invitati. L’hotel, quando era tale, si chiamava Crambon, sta al numero 95. Da tre mesi è stato messo in vendita per 50 milioni di euro (lo comprò per la metà nel 1994). Si estende su 1.800 metri quadrati, ha 20 camere in tutto di cui dieci da letto, ascensore interno e piscina. Nel 2011 è stato completamente ristrutturato su progetto dell’architetto Guillaume Trouvé, impreziosito da opere di artisti come Bernard Quentin e Jacques Garcia e marmi lavorati dalla Morseletto di Vicenza. Una seconda leggenda vuole che nella "sua" rue du Cherche-Midi, oltre ai "suoi" vini, Depardieu non trovasse del pesce all’altezza delle "sue" esigenze. Per questo, al numero 50, angolo rue Dupin, si è comprato la pescheria Moby Dick dove, prima dell’affaire cittadinanza, non era raro incontrarlo mentre magnificava la qualità dei prodotti, per poi incartare ostriche e branzini e portarseli a casa. Ora lo vedono di tanto in tanto sfrecciare in moto (sei incidenti in totale, uno grave, ma si è ripreso) fin sull’uscio di casa ed entrare deciso per non incappare nei giornalisti che lo tallonano da quando ha annunciato la ribellione contro le tasse. Nessuno ne parla male, per la strada intera, in particolare per i suoi dipendenti, è un «benefattore» con un cuore grosso almeno quanto il suo fisico. Nessuno sottoscriverebbe mai quell’appellativo "minable", cioè "meschino", "squallido" che gli ha appioppato il primo ministro Jean-Marc Ayrault. E che ha provocato la reazione irata di amici come Catherine Deneuve o Jacques Attali, autore di una difesa pubblica che inizia così: «Gérard Depardieu è mio amico. E lo sarà sempre. Qualunque cosa dica e qualunque cosa faccia». Ed è francese «assai più della maggior parte dei suoi detrattori». Lui stesso deve ritenersi tale, oltre che cittadino del mondo, se ha tenuto a precisare di aver pagato, in 45 anni, 145 milioni di euro al fisco e di dare lavoro a 80 persone. Perché non c’è solo rue du Cherche-Midi. Bisogna passare la Senna e spostarsi sulla rive droite, per trovare, vicino all’Opéra, due ristoranti (per 39 dipendenti), La Fontaine Gaillon e L’Ècaille de la Fontaine di cui è coproprietario e dove sarebbe sbocciato l’amore con l’attuale compagna, Clementine Igou, 34 anni, franco-americana, già direttrice marketing di un’azienda vinicola in Toscana, con cui fa coppia dopo la fine della storia con l’attrice Carole Bouquet. Del resto il vino è stato il suo primo business. Possiede terreni nell’Anjou, in Borgogna, Médoc, Hérault, nel Maghreb come nell’Est Europa. Se è rimasta alla Bouquet la produzione del passito di Pantelleria (dove era spesso ospite dell’architetto Flavio Albanese), sarebbe sul punto di acquistare nel senese per 15 milioni una tenuta da 56 ettari (avendo un’identità plurale, nelle pubblicità si riconosce un «cuore italiano»). Tornando in Francia, la passione per l’immobiliare l’ha sfogata prendendosi il castello di Tigné (Valle della Loira), la Maison bleue negli Yvelines, a ovest di Parigi e in Normandia sta costruendo una villa su tre piani per complessivi 750 metri quadrati su un’altura attorno a Trouville dopo aver venduto nella stessa località una casa in cedro rosso. In Belgio gli è costato 800 mila euro il pied-à-terre a Néchin per suffragare la sua richiesta di nazionalità. E ancora. A Roissy-en-France nel 2009 ha inaugurato il negozio Les 2 Roues, una delle più grandi concessionarie della Yamaha in Europa (3 mila metri quadrati), omaggio alla sua vita spericolata da centauro. Né poteva mancare l’investimento nel cinema, la sua attività principale. Dal 1983 ha creato la società Dd Productions che produce i suoi film e noleggia materiale per girare. Ad esempio possiede il 10 per cento dei diritti della sua ultima opera "L’homme qui rit" e a cascata quelli per lo sfruttamento di passaggi televisivi e Dvd. Alla fine degli anni Novanta aveva investito nella ricerca di petrolio a Cuba e aveva incontrato Fidel Castro. Altro denaro gli entra dalla pubblicità, settore in cui, oltre alla Francia, l’Italia è stata molto generosa e altrettanto lo è la sua nuova patria russa dove presta voce e volto alla banca Sovietski e a una marca di ketchup. Infine un milione lo ha ricavato il maggio scorso dalla vendita a un americano del quadro di Miró "La lucertola dalle piume d’oro". È anche collezionista d’arte. La sua fortuna complessiva è valutata in 100 milioni di euro. Un piccolo impero costruito dal nulla se il cognome, Depardieu, segnala che il padre René doveva essere un trovatello, poi operaio di simpatie comuniste. Partito che Gérard stesso ha finanziato, in una fase, senza avere idee politiche consolidate se è stato ammiratore di Mitterrand e recentemente di Sarkozy. Il suo agente Jeans-Louis Livi gli attribuisce un debole per gli uomini di potere. Ora l’infatuazione per Putin, ma a ottobre è stato ospite del presidente ceceno Ramzan Kadyrov e poi si è prestato a un duetto musicale con Gulnara, la figlia del presidente uzbeko Islam Karimov, entrambi accusati di violare i diritti umani. Nella Mordovia russa che gli ha dato una casa e fatto l’offerta di essere ministro della Cultura (un’altra!) ci sono campi di lavoro per detenuti paragonabili ai gulag. Da ragazzo, per due anni, è stato musulmano, andava in moschea e pregava cinque volte al giorno. Poi è stato folgorato da S. Agostino. Ora dice di credere in qualcosa, non sa cosa, «comunque non sono ateo». Nella sua vita di opposti ed esagerazioni nulla è escluso. Compreso il suo ritorno da cittadino francese tra i francesi nella rue du Cherche-Midi, "rue Gérard-Depardieu". ha collaborato Alessandra Bianchi