Adele Cambria, il Venerdì 18/1/2013, 18 gennaio 2013
MONSIEUR PARISOT, IL TRUFFATORE GENTILE CHE SPACCIA I MODÌ
La notizia, pochi giorni fa, dell’arresto di Christian Gregori Parisot, presidente degli Archivi legali Amedeo Modigliani, con l’accusa di truffa per spaccio di falsi Modì, per un valore complessivo di sei milioni cinquecentomila euro (59 le opere sequestrate, soprattutto disegni), mi ha lasciato l’amaro in bocca. E spiego perché. Nell’autunno del 2008, Monsieur Parisot mi aveva cortesemente guidata, attraverso i solenni ambienti di Palazzo Taverna a Roma, alla visione di una serie di disegni di uno dei più affascinanti e sfortunati artisti italiani del Novecento, Amedeo Modigliani: disegni riprodotti al computer – ammise il mio cicerone – per salvaguardare gli originali, custoditi, mi disse, nei famosi Archivi legali Modigliani, con doppia sede, a Parigi e a Roma. E mi garantì, nel contempo, che ad affidargli gli Archivi nel 1983, con il ruolo di presidente, era stata Jeanne Modigliani, l’unica figlia legittima del pittore e della sua compagna, Jeanne Hébuterne, che si era suicidata poche ore dopo la morte di lui, consumato dalla tubercolosi e dall’assenzio.
Conoscevo la storia drammatica di quella bambina, orfana di entrambi i genitori a quattordici mesi e allevata a Livorno dalla famiglia paterna, perché l’avevo intervistata nel 1958, quando aveva pubblicato, da Vallecchi, la biografia del padre, Modigliani, l’uomo e il mito.
Non ho più quel vecchio libro, ma ricordo la vivacità della rappresentazione della nascita di Amedeo, nella casa di via Roma a Livorno. Eugenia Garsin, la madre, una donna colta e risoluta, aveva le doglie e aveva ordinato alla fidata governante della affollata tribù ebraica di ammucchiare sul suo letto l’argenteria, i gioielli, qualche quadro di pregio, e le volpi argentate... Si aspettava l’ufficiale giudiziario, ma il letto di una partoriente non poteva essere pignorato!
Non avevo più incontrato Jeanne, ma sapevo della sua morte, avvenuta nel luglio del 1984, cadendo dalle scale nella sua casa di Parigi. Avrebbe invece dovuto partire per Livorno, per vedere la mostra organizzata dal Comune senza consultarla in occasione del centenario della nascita dell’artista.
La mia visita a Palazzo Taverna era finita. Che cosa pensarne? Non ero un critico d’arte, quei disegni spiattellati sul video non mi erano piaciuti, e nemmeno le poche teste africane, abbandonate negli angoli dei saloni polverosi...
Tomai il giorno dopo, insieme a un amico, il giovane Sandro Barbagallo, laureato con Enrico Crispolti all’Università di Siena in Storia dell’arte contemporanea. La competenza della materia permise a Sandro di sfidare, con garbo, Monsieur Parisot, e i nostri dubbi si approfondirono.
Anche perché fummo gratificati dall’ennesimo coup de théatre del presidente, che ci presentò una graziosa e timida ragazza...: «Voilà la fille de Jeanne» proclamò, «c’est a dire la petit fille de Modì!». La ragazza sorrideva e taceva... Cercai di ricordare, nel ’58 Jeanne aveva quarant’anni, ma non aveva figli, in seguito ebbe, dal matrimonio con il filosofo francese Valdemar Nechtschein, due bambine, Laure e Ann. La taciturna ragazza che svanì alla nostra vista dopo qualche minuto non poteva essere la nipote di Modigliani, ma, semmai, la sua pronipote.
Senza alcun riguardo per l’ospite, Monsieur Parisot ne giustificò la fantomatica apparizione-sparizione, rivelandoci che era sottoposta a una terapia antidepressiva. Oggi mi chiedo se non fosse un autentico sopruso portare in giro per il mondo quella creatura indifesa, per legittimare oscuri traffici... E ho un forte senso di colpa.
Ma allora, con il cinismo del cronista, tornai al giornale a raccontare i fatti, il personaggio, il fantasma della pronipotina, le perplessità sulle opere in mostra a Palazzo Taverna...
Mi fu consigliato di lasciar perdere, tanto più, mi si disse, che Parisot era il consulente del Comando dell’Arma dei carabinieri delegato alla tutela del patrimonio culturale.
Sandro Barbagallo è oggi il critico d’arte contemporanea dell’Osservatore Romano, ma non ha perso di vista Monsieur Parisot. A dicembre del 2010 ha «smontato» l’operazione del Castello Ursino di Catania, portando le prove sul falso disegno di Sant’Agata attribuito a Modigliani e esposto alla mostra come un inedito: «Non ci vedevo chiaro, il disegno, sostenevano gli organizzatori, Parisot in testa, era stato tracciato sul retro di una lettera dell’arcivescovo di Noto, datata nel 1879, cioè cinque anni prima della nascita di Modigliani, che peraltro non è mai stato in Sicilia... Lessi la famosa lettera – che gli organizzatori non erano riusciti a decifrare – e che era un burocratico nulla osta del vescovo Giovanni Baldini, rilasciato a una vedova di Ispica, che voleva risposarsi... E dunque sant’Agata era stata tirata in ballo per legittimare i finanziamenti a una presunta eccezionale festa della santa patrona di Catania!». Agatae, insieme ad alcune teste in bronzo e ad altri disegni, ora sono sotto sequestro.
Chiudo con un ultimo contributo a questo doloroso giallo. Il musicologo James Demby mi ha spedito il libro che Lucia Drudi Demby, sua madre, scrittrice raffinata e sceneggiatrice degli anni belli del cinema italiano, aveva dedicato a Jeanne Hébuterne, Jeanne, la mite compagna di Modigliani. Ecco, nel racconto della scrittrice, le ultime ore di Jeanne.
«Oggi è domenica
Modì è morto. Meningite tubercolare, dicono.
Oggi è lunedì.
Qualcuno mi accompagna a vedere Modì morto. Sento che ondeggio. Entro nella stanza. Vedo un uomo color alabastro, con molti capelli neri, e una lama impercettibile di sorriso, immerso nel sonno. Non mi chino a baciarlo. Non è lui.
Se fosse lui l’avrei ucciso io. Anche io.
Questo sentimento di averlo ucciso mi impedisce di voltargli le spalle. Provo una specie di rispetto, per la sua indecifrabile serenità».
Forse Lucia mia amica, scomparsa nel 1995 mi ha dato la chiave di una tragedia, ridotta a una indecente storia di truffe. Ed è esattamente la mancanza di rispetto per Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne. (Per la cronaca: molti anni fa, Parisot fu condannato in Francia per aver falsificato anche i disegni di Jeanne, la mite compagna di Modì).