GDeF, il Giornale 18/1/2013, 18 gennaio 2013
I DERIVATI AVVELENATI VENDUTI A SIENA DA DEUTSCHE BANK
[L’«operazione Santorini» prova che anche le banche sono vittime di se stesse] –
«Vatti a fidare dei derivati!». Lo dicono in tanti nel mondo della finanza e anche in quello delle imprese. Ma poi, alla fine, di quei prodotti strutturati proprio non si può fare a meno anche se – a giocarci – si rischia una scottatura. Il bello (e anche il brutto) è che quel fuoco può bruciare anche chi è abituato a maneggiarli. Come le banche che spesso li propinano ai clienti del private o dell’investment come «parafulmine » in caso di impennata dei tassi o quant’altro.
Si tratta di una storia raccontata ieri dall’agenzia Bloomberg e che risale alla fine del 2008. Nel dicembre di quattro anni fa il Monte dei Paschi, allora presieduto da Giuseppe Mussari ( nella foto ), è alle prese con i primi problemi derivanti dalla costosa acquisizione di Antonveneta. La crisi economica – nella sua fase «subprime» sta mettendo a dura prova i bilanci dell’istituto senese già appesantiti dall’acquisto «padovano» di un anno prima. Ecco, quindi, che alla fine dell’anno si scopre un’altra «falla». Di dimensioni non gigantesche, ma pur sempre preoccupanti per un istituto sotto stress. Si tratta di 367 milioni di perdita potenziale su un derivato di Deutsche Bank connesso alla quota allora detenuta in Intesa.
Come fare? È lo stesso istituto tedesco a inventare un escamotage, l’«operazione Santorini»: un finanziamento decennale da 1,5 miliardi costruito con uno scambio di opzioni «digitali » legate, da una parte ai tassi di interesse dell’Eurozona dall’altro una copertura sulla svalutazione dei titoli di Stato italiani. All’inizio tutto filò liscio: l’operazione consentì a Mps di ridurre la minusvalenza per l’esercizio 2008. Poi con l’inizio della «crisi 2.0», quella da spread, le cose sono peggiorate.
Mps ha ricordato che «sono in corso approfondite analisi che riguardano alcune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti e a oggi presenti in portafoglio». Anche per questo motivo, a dicembre si decise di aumentare di 500 milioni l’importo dei Monti –bond da emettere. Perché anche una banca, alla fine, può scottarsi coi derivati...