Maria Corbi, La Stampa 18/1/2013, 18 gennaio 2013
«Da qui uscirò perché dimostrerò di essere incapace di intendere e di volere, li prenderò tutti in giro, come ho già fatto con il servizio militare»
«Da qui uscirò perché dimostrerò di essere incapace di intendere e di volere, li prenderò tutti in giro, come ho già fatto con il servizio militare». Un piano perfetto quello Giovanni Vantaggiato, il killer della strage di Brindisi alla scuola Falcone-Morvillo, peccato che sia stato intercettato e che la telefonata sia stata rivelata, in aula, davanti alla Corte di Assise, nel primo giorno del processo, dal pm di Lecce Guglielmo Cataldi. Con un tempismo perfetto: appena dopo la richiesta della difesa di una perizia psichiatrica. «Subito dopo l’arresto - ha sottolineato il pm - è emersa solo una cosa: la preordinazione di Vantaggiato a preordinare questo stato». Giovedì prossimo la Corte deciderà se ammettere una consulenza psichiatrica nominando un perito di sua fiducia. Inizia da qui, da questo ulteriore sfregio alla memoria di Melissa Bassi, la ragazza di sedici anni morta nell’attentato, e a tutte le sue compagne ferite dalla bomba, il processo per la strage di Brindisi. Vantaggiato è entrato in aula come uno zombie, con le gambe malferme e lo sguardo perso. Un attore da Oscar se è vero quello che dice il pm. Male e follia, due realtà che spesso si confondono rendendo difficile il giudizio. E mentre Vantaggiato recitava la sua parte, di uomo fuori di sé, i genitori di Melissa non riuscivano a guardarlo. Occhi bassi, volti sofferenti, Rita e Massimo sembravano non reggere quella tensione, il trovarsi faccia a faccia con colui che ha strappato loro la figlia. Le sue compagne, invece, sono state lì a testa alta e occhi lucidi cercando lo sguardo del killer. L’accusa intende sostenere davanti alla Corte d’assise di Brindisi l’ipotesi di strage aggravata dalla finalità terroristica per Giovanni Vantaggiato. Aggravante che Raffaele Missere, l’avvocato di Cosimo Parato, l’ex socio di Vantaggiato colpito anch’egli da un ordigno confezionato dall’imputato, aveva chiesto anche per l’attentato del 24 febbraio 2008, richiesta però respinta dalla Corte. Vantaggiato odiava Parato ritenendolo responsabile di una truffa ai suoi danni. L’attentato del 2008 aveva un obiettivo preciso, ha fatto notare la Corte, cioè Parato stesso. L’attentato alla scuola, invece, aveva un obiettivo indeterminato e mirava a uccidere chiunque (proprio l’aggravante terroristica è il motivo per cui l’inchiesta è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce). «Non possono dargli l’infermità mentale», continuavano a dire tra loro vittime e familiari nell’aula dove si respirava un clima denso di tensione. Azzurra e Selene, due amiche di Melissa rimaste ferite nell’esplosione, erano piene di ansia per l’incontro con il carnefice. «Io non ho dormito racconta Selene - ma non vedevo l’ora di venire qui, al tribunale, e di guardarlo negli occhi». Azzurra voleva andare vicino alla gabbia: «Non ci hanno permesso di arrivare a lui, ci siamo avvicinate ma ci hanno bloccate. Però non è giusto, noi abbiamo il diritto di guardarlo in faccia». Poi la promessa ai genitori di Melissa: «Saremo in aula tutte le udienze, lo facciamo per Melissa». Rita e Massimo Bassi sono rimasti in silenzio, non hanno più parole che possano raccontare il dolore, ma avranno la forza di assistere al processo. «Sarò qui per Melissa», ha detto la mamma.