Vanity Fair, luglio 2007, 18 gennaio 2013
Tags : Fabrizio Corona
Il Corona delle meraviglie
Vanity Fair, luglio 2007
Per rilasciare questa intervista Fabrizio Corona non ha percepito alcun compenso. Il fotografo lo ha scelto Vanity Fair ed è completamente staccato dall’agenzia Corona’s. Premessa dovuta, visto che Fabrizio Corona ammette: «Ho ricevuto più di 100 mila euro da tre diversi grandi settimanali italiani per raccontare la mia storia. Ma è solo una delle voci dei miei nuovi guadagni da quando il 29 maggio sono uscito di galera».
Per capire Corona bisogna partire da lì: dai conti. «Parlo solo di utile, mi piace sapere quanti euro mi metto in tasca al netto di tutto. Nelle ultime due settimane, solo per la vendita di fotografie ho preso circa 408 mila euro. In questa somma rientrano anche 89 mila euro di vecchi crediti. Poi ci sono un milione e 620 mila euro frutto della vendita di tutto il merchandising con il marchio ”I Corona’s”. In più, per abbigliamento uomo, donna, bambino, occhiali, porta-cellulari, cartoleria, telefonini, calze, intimo e gioielli ho firmato contratti per 890 mila euro l’anno per tre anni, a cui vanno sommate le royalties del 10% sulle vendite».
Lo incontriamo per strada nella zona dei locali notturni di Porta Garibaldi a Milano. col figlio Carlos Maria, 4 anni, avuto dalla moglie Nina Moric (si sono appena separati). Il bambino canta un ritornello da stadio: «Corona non perdona...». Intanto il babbo è assediato dai milanesi che abbandonano l’aperitivo per stringergli la mano. Avvocati, camerieri, segretarie, commesse e architette si fanno fotografare con i cellulari abbracciate al «Fabri». «Henry John Woodcock è il mio benefattore, mi ha fatto il miracolo. A luglio ho in programma 22 serate e ad agosto 28, come guest star nei locali di tutta Italia. Guadagno 12 mila euro a presenza».
Ed è fiero di sé?
«Mi prende per uno sciocco? Tutto questo è sbagliato. Non si può diventare famosi perché sei stato in carcere. Nella vita in fondo cosa ho fatto? Nulla. Solo che quando sono uscito di prigione, al posto di starmene zitto, mi sono messo a urlare. Il picco di popolarità l’ho avuto lanciando le mutande dal balcone. Non posso andarne fiero. Ma così alimento un business»
Perché tanto successo?
«Non c’è nulla che piaccia di più della ribellione. Sono diventato come i personaggi dello spettacolo che prima aiutavo a emergere con le foto sui giornali. Ora il personaggio sono io. E so cosa devo fare».
Lei si professa innocente ma è rinviato a giudizio per estorsione e associazione a delinquere. E sua madre Gabriella dice che finirà di nuovo dietro le sbarre.
«Lei è spaventata. Vorrebbe che mi fermassi. convinta che stia rischiando la vita, che qualcuno mi sparerà alle gambe»
La scomparsa recente di suo padre Vittorio, 81 giorni in carcere, la separazione. Tutto in un anno. Come fa a dormire?
«Non sono mai caduto in depressione. Odio i problemi. Non sono capace di affrontarli. So solo scappare e rimuovere».
Qualche giorno fa ha prodotto un video della sua separazione. Lei rideva, faceva il giullare in Tribunale, chiedeva consigli ai carabinieri, sfotteva la sua ex.
«Ho sbagliato. Ma a volte sono come dissociato, c’è il personaggio Corona e c’è Fabrizio. L’uno prende il sopravvento sull’altro a fasi alterne. Ridevo per non piangere».
È vero che per anni suo padre, che è stato un eccellente giornalista, non le ha voluto parlare perché si vergognava di lei?
«Non è vero. Abbiamo avuto alti e bassi, ma il rapporto con papà è sempre stato saldo. Gli parlai dell’inchiesta in atto, era preoccupato, ma non credeva che sarei finito in prigione. Poi quando è scoppiato tutto per una settimana non mi ha voluto parlare. Il tumore lo stava consumando insieme al dolore per me».
Lei ha l’obbligo di dimora a Milano, però è in libertà. Eppure non è andato a portargli nemmeno un fiore: perché?
«Non me la sono sentita».
E con sua madre come va?
«Pochi giorni fa sono andato a casa sua. Non ci andavo da Natale. Sono entrato nella loro camera da letto. Sui comodini c’erano la foto di papà e la mia. Mi sono seduto e ho pianto».
Ma di qualcosa si sentirà colpevole.
«Di malcostume. Ma non è reato. Vivo in un mondo in cui l’onestà tra le persone non esiste. Ma questo non significa che la legge venga violata. Woodcock questo non lo accetta. Non capisce il meccanismo del mondo del gossip. Per questo è il mio primo avversario».
E il secondo?
«Luciano Regolo. Il direttore di Novella 2000 è l’uomo che ha fatto partire l’inchiesta. Lo avete scritto anche voi di Vanity Fair. Ha parlato lui di una mia presunta estorsione alla Fiat nel caso di Lapo Elkann. Solo che la sua ricostruzione non sta in piedi. Del resto, sono tante le cose che non stanno in piedi in quella storia».
Ne dica una.
«L’intervista di Striscia la notizia al fotografo Roberto Buscemi. Lui in video ha raccontato che stava sotto casa di Patrizia, che Patrizia lo ha chiamato quando Elkann si è sentito male, che non ha fatto le foto per ritegno, che io l’ho insultato perché aveva esitato. falso».
La sua parola contro quella di Buscemi.
«Certo, me ne assumo la responsabilità».
Buscemi ha raccontato anche che lei ha fatto il cascamorto con Patrizia: per «agganciarla» si è sdraiato sul letto slacciandosi la camicia...
«È falso. Certo, mi sono messo in giacca e cravatta per andare da Patrizia perché pensavo che avrei fatto più colpo. Le ho proposto del denaro. E francamente degli uomini presenti ero il più appetibile. Oh, ma è sempre un trans! Io piaccio. Sia alle donne che agli uomini. Anche così ho costruito molti rapporti di lavoro».
Compreso quello con Lele Mora?
«Senta, forse all’inizio a Lele piacevo. Forse si è pure invaghito di me. Ma non è mai stata un’intesa sessuale. Chi conosce Mora sa che lui non cerca quello. Si accontenta davvero di poco. Lele cerca gli affetti veri, perché in fondo è un uomo solo».
Nell’inchiesta è emerso che la famiglia di Silvio Berlusconi l’aveva pagata per ritirare certe foto della figlia Barbara. Poi, per placare lo scandalo, Barbara le ha fatte pubblicare su Chi. Ma sembravano innocenti: possibile che le abbiano pagate 20 mila euro per non farle uscire?
«Le foto erano tantissime, ne hanno pubblicate tre, quelle, secondo me, senza senso. Era una serata normale tra ragazzi normali, i pettegolezzi sulla droga non c’entrano, ma magari c’era qualche scatto più intimo...».
Erano innocenti anche le foto di Matteo Cambi, l’imprenditore della Guru, con Anna Falchi, ai tempi del carcere di Stefano Ricucci. Era stato lei a presentarli.
«Non è che sono andato da Anna a dirle: baciati con Cambi. Sapevo che era in un brutto momento per via dei problemi di Ricucci. Allora la pago per venire a un evento Guru: la Corona’s era l’ufficio stampa di Cambi. Caspita è una notizia, non era mai uscita di casa... Sai che ritorno sulle tv. A lui lei piace, lei voleva investire in abbigliamento, io li metto insieme. Se poi vanno a cena e salgono sulla terrazza a chiacchierare, sono solo felice per loro. E pure per me perché li faccio fotografare e faccio uno scoop».
Ma che scoop è la foto di due che parlano?
«È un finto scoop. O meglio c’è una donna sposata, alle 5 del mattino, con un uomo in terrazza. Una situazione che suggerisce altro. E i giornali che comprano le foto, vendono sfruttando la curiosità dei lettori. La verità non è fondamentale».
Come quando ha cercato di vendere delle foto di Daniele Interrante con Gisele Bündchen? Peccato che fosse una sosia.
«Esatto! Quello era strepitoso. Ma è andata male. Pensi che ora mi hanno portato una sosia di Michelle Hunziker. L’ho guardata e mi sono detto: ”Dai Fabri, non cascarci ancora”. Ma le faccio un altro esempio. Prendiamo Azouz Marzouk (il giovane tunisino che nella strage di Erba ha perso la famiglia, ndr), un bacio di qualcuna con lui è uno scoop pazzesco. Facciamo che vado da Manuela Arcuri e le propongo 35 mila euro per fare una finta uscita con lui. Niente baci, solo due che si conoscono. La piazzerei a 80 mila euro. Che cosa ho fatto di male? Ho fatto contenti gli italiani».
C’è uno scoop che avrebbe voluto fare durante i giorni di carcere?
«Avevo organizzato di farmi fotografare dall’alto, da un elicottero, nel cortile del carcere di Potenza. Avevo fatto sapere ai miei fotografi gli orari dell’ora d’aria, quanto costava il mezzo, ma non hanno avuto il coraggio. Mentre lo raccontavo ai detenuti e li preparavo a sbracciarsi in cortile per salutare, vedo passare un elicottero. Allora mi metto a urlare. Invece l’elicottero passa e se ne va. Che figuraccia! Ma ne ho fatte tante: una più, una meno».
Non teme di finire come la Lecciso, qualche mese da star e poi l’oblio.
«Lo so, è il mio picco di popolarità, ma ho sempre lavorato. Mal che vada, tornerò a fare quello che facevo».
Per rilasciare questa intervista Fabrizio Corona non ha percepito alcun compenso. Il fotografo lo ha scelto Vanity Fair ed è completamente staccato dall’agenzia Corona’s. Premessa dovuta, visto che Fabrizio Corona ammette: «Ho ricevuto più di 100 mila euro da tre diversi grandi settimanali italiani per raccontare la mia storia. Ma è solo una delle voci dei miei nuovi guadagni da quando il 29 maggio sono uscito di galera».
Per capire Corona bisogna partire da lì: dai conti. «Parlo solo di utile, mi piace sapere quanti euro mi metto in tasca al netto di tutto. Nelle ultime due settimane, solo per la vendita di fotografie ho preso circa 408 mila euro. In questa somma rientrano anche 89 mila euro di vecchi crediti. Poi ci sono un milione e 620 mila euro frutto della vendita di tutto il merchandising con il marchio ”I Corona’s”. In più, per abbigliamento uomo, donna, bambino, occhiali, porta-cellulari, cartoleria, telefonini, calze, intimo e gioielli ho firmato contratti per 890 mila euro l’anno per tre anni, a cui vanno sommate le royalties del 10% sulle vendite».
Lo incontriamo per strada nella zona dei locali notturni di Porta Garibaldi a Milano. col figlio Carlos Maria, 4 anni, avuto dalla moglie Nina Moric (si sono appena separati). Il bambino canta un ritornello da stadio: «Corona non perdona...». Intanto il babbo è assediato dai milanesi che abbandonano l’aperitivo per stringergli la mano. Avvocati, camerieri, segretarie, commesse e architette si fanno fotografare con i cellulari abbracciate al «Fabri». «Henry John Woodcock è il mio benefattore, mi ha fatto il miracolo. A luglio ho in programma 22 serate e ad agosto 28, come guest star nei locali di tutta Italia. Guadagno 12 mila euro a presenza».
Ed è fiero di sé?
«Mi prende per uno sciocco? Tutto questo è sbagliato. Non si può diventare famosi perché sei stato in carcere. Nella vita in fondo cosa ho fatto? Nulla. Solo che quando sono uscito di prigione, al posto di starmene zitto, mi sono messo a urlare. Il picco di popolarità l’ho avuto lanciando le mutande dal balcone. Non posso andarne fiero. Ma così alimento un business»
Perché tanto successo?
«Non c’è nulla che piaccia di più della ribellione. Sono diventato come i personaggi dello spettacolo che prima aiutavo a emergere con le foto sui giornali. Ora il personaggio sono io. E so cosa devo fare».
Lei si professa innocente ma è rinviato a giudizio per estorsione e associazione a delinquere. E sua madre Gabriella dice che finirà di nuovo dietro le sbarre.
«Lei è spaventata. Vorrebbe che mi fermassi. convinta che stia rischiando la vita, che qualcuno mi sparerà alle gambe»
La scomparsa recente di suo padre Vittorio, 81 giorni in carcere, la separazione. Tutto in un anno. Come fa a dormire?
«Non sono mai caduto in depressione. Odio i problemi. Non sono capace di affrontarli. So solo scappare e rimuovere».
Qualche giorno fa ha prodotto un video della sua separazione. Lei rideva, faceva il giullare in Tribunale, chiedeva consigli ai carabinieri, sfotteva la sua ex.
«Ho sbagliato. Ma a volte sono come dissociato, c’è il personaggio Corona e c’è Fabrizio. L’uno prende il sopravvento sull’altro a fasi alterne. Ridevo per non piangere».
È vero che per anni suo padre, che è stato un eccellente giornalista, non le ha voluto parlare perché si vergognava di lei?
«Non è vero. Abbiamo avuto alti e bassi, ma il rapporto con papà è sempre stato saldo. Gli parlai dell’inchiesta in atto, era preoccupato, ma non credeva che sarei finito in prigione. Poi quando è scoppiato tutto per una settimana non mi ha voluto parlare. Il tumore lo stava consumando insieme al dolore per me».
Lei ha l’obbligo di dimora a Milano, però è in libertà. Eppure non è andato a portargli nemmeno un fiore: perché?
«Non me la sono sentita».
E con sua madre come va?
«Pochi giorni fa sono andato a casa sua. Non ci andavo da Natale. Sono entrato nella loro camera da letto. Sui comodini c’erano la foto di papà e la mia. Mi sono seduto e ho pianto».
Ma di qualcosa si sentirà colpevole.
«Di malcostume. Ma non è reato. Vivo in un mondo in cui l’onestà tra le persone non esiste. Ma questo non significa che la legge venga violata. Woodcock questo non lo accetta. Non capisce il meccanismo del mondo del gossip. Per questo è il mio primo avversario».
E il secondo?
«Luciano Regolo. Il direttore di Novella 2000 è l’uomo che ha fatto partire l’inchiesta. Lo avete scritto anche voi di Vanity Fair. Ha parlato lui di una mia presunta estorsione alla Fiat nel caso di Lapo Elkann. Solo che la sua ricostruzione non sta in piedi. Del resto, sono tante le cose che non stanno in piedi in quella storia».
Ne dica una.
«L’intervista di Striscia la notizia al fotografo Roberto Buscemi. Lui in video ha raccontato che stava sotto casa di Patrizia, che Patrizia lo ha chiamato quando Elkann si è sentito male, che non ha fatto le foto per ritegno, che io l’ho insultato perché aveva esitato. falso».
La sua parola contro quella di Buscemi.
«Certo, me ne assumo la responsabilità».
Buscemi ha raccontato anche che lei ha fatto il cascamorto con Patrizia: per «agganciarla» si è sdraiato sul letto slacciandosi la camicia...
«È falso. Certo, mi sono messo in giacca e cravatta per andare da Patrizia perché pensavo che avrei fatto più colpo. Le ho proposto del denaro. E francamente degli uomini presenti ero il più appetibile. Oh, ma è sempre un trans! Io piaccio. Sia alle donne che agli uomini. Anche così ho costruito molti rapporti di lavoro».
Compreso quello con Lele Mora?
«Senta, forse all’inizio a Lele piacevo. Forse si è pure invaghito di me. Ma non è mai stata un’intesa sessuale. Chi conosce Mora sa che lui non cerca quello. Si accontenta davvero di poco. Lele cerca gli affetti veri, perché in fondo è un uomo solo».
Nell’inchiesta è emerso che la famiglia di Silvio Berlusconi l’aveva pagata per ritirare certe foto della figlia Barbara. Poi, per placare lo scandalo, Barbara le ha fatte pubblicare su Chi. Ma sembravano innocenti: possibile che le abbiano pagate 20 mila euro per non farle uscire?
«Le foto erano tantissime, ne hanno pubblicate tre, quelle, secondo me, senza senso. Era una serata normale tra ragazzi normali, i pettegolezzi sulla droga non c’entrano, ma magari c’era qualche scatto più intimo...».
Erano innocenti anche le foto di Matteo Cambi, l’imprenditore della Guru, con Anna Falchi, ai tempi del carcere di Stefano Ricucci. Era stato lei a presentarli.
«Non è che sono andato da Anna a dirle: baciati con Cambi. Sapevo che era in un brutto momento per via dei problemi di Ricucci. Allora la pago per venire a un evento Guru: la Corona’s era l’ufficio stampa di Cambi. Caspita è una notizia, non era mai uscita di casa... Sai che ritorno sulle tv. A lui lei piace, lei voleva investire in abbigliamento, io li metto insieme. Se poi vanno a cena e salgono sulla terrazza a chiacchierare, sono solo felice per loro. E pure per me perché li faccio fotografare e faccio uno scoop».
Ma che scoop è la foto di due che parlano?
«È un finto scoop. O meglio c’è una donna sposata, alle 5 del mattino, con un uomo in terrazza. Una situazione che suggerisce altro. E i giornali che comprano le foto, vendono sfruttando la curiosità dei lettori. La verità non è fondamentale».
Come quando ha cercato di vendere delle foto di Daniele Interrante con Gisele Bündchen? Peccato che fosse una sosia.
«Esatto! Quello era strepitoso. Ma è andata male. Pensi che ora mi hanno portato una sosia di Michelle Hunziker. L’ho guardata e mi sono detto: ”Dai Fabri, non cascarci ancora”. Ma le faccio un altro esempio. Prendiamo Azouz Marzouk (il giovane tunisino che nella strage di Erba ha perso la famiglia, ndr), un bacio di qualcuna con lui è uno scoop pazzesco. Facciamo che vado da Manuela Arcuri e le propongo 35 mila euro per fare una finta uscita con lui. Niente baci, solo due che si conoscono. La piazzerei a 80 mila euro. Che cosa ho fatto di male? Ho fatto contenti gli italiani».
C’è uno scoop che avrebbe voluto fare durante i giorni di carcere?
«Avevo organizzato di farmi fotografare dall’alto, da un elicottero, nel cortile del carcere di Potenza. Avevo fatto sapere ai miei fotografi gli orari dell’ora d’aria, quanto costava il mezzo, ma non hanno avuto il coraggio. Mentre lo raccontavo ai detenuti e li preparavo a sbracciarsi in cortile per salutare, vedo passare un elicottero. Allora mi metto a urlare. Invece l’elicottero passa e se ne va. Che figuraccia! Ma ne ho fatte tante: una più, una meno».
Non teme di finire come la Lecciso, qualche mese da star e poi l’oblio.
«Lo so, è il mio picco di popolarità, ma ho sempre lavorato. Mal che vada, tornerò a fare quello che facevo».
Giovanni Audiffredi