La Stampa, giovedì 7 giugno 2006, 18 gennaio 2013
Tags : Fabrizio Corona
Teste senza Corona di Gramellini
La Stampa, giovedì 7 giugno 2006
Apprendiamo dal settimanale Oggi che una folla di ammiratrici staziona sotto l’appartamento di Fabrizio Corona, il fotografo dei divi attualmente agli arresti domiciliari nonostante la sua vera colpa - attentato al buon gusto - sia caduta da decenni in prescrizione. Una foto, scattata forse da lui medesimo, lo immortala nell’atto di lanciare un paio di slip azzurrini griffati Corona’s alle masse in delirio. Poiché sempre più lettori lamentano l’eccessiva enfasi riservata agli orrori della vita, vorremmo affrontare la delicata questione da un altro punto di vista. Le ragazze che cingono d’assedio casa Corona, nella speranza di ottenere un lasciapassare per il mondo dei vip, sono all’incirca una cinquantina. Facciamo cento. Dunque la splendida notizia è che cinque milioni di ragazze (meno cento) non bivaccano nei pressi del citofono di Corona.
È vero che fra quei cinque milioni ce ne sono tante che vorrebbero essere lì, ma non sanno dove abita Corona o non hanno i mezzi per finanziarsi il viaggio e il sostentamento sotto il suo balcone. Resta però un folto gruppo di ragazze (almeno cento) che pur vivendo nella stessa città di Corona, o addirittura nello stesso quartiere di Corona, preferiscono rimanere nella loro stanza a scrivere poesie sul diario, a disegnare nuvole sul vetro, a grattarsi foruncoli sul naso: a svolgere, insomma, una qualsiasi attività umana che non contempli l’esistenza di Corona.
Queste cento ragazze rappresentano un punto fermo. Magari piccolo, lo riconosco. Però una buona base da cui ripartire.
Apprendiamo dal settimanale Oggi che una folla di ammiratrici staziona sotto l’appartamento di Fabrizio Corona, il fotografo dei divi attualmente agli arresti domiciliari nonostante la sua vera colpa - attentato al buon gusto - sia caduta da decenni in prescrizione. Una foto, scattata forse da lui medesimo, lo immortala nell’atto di lanciare un paio di slip azzurrini griffati Corona’s alle masse in delirio. Poiché sempre più lettori lamentano l’eccessiva enfasi riservata agli orrori della vita, vorremmo affrontare la delicata questione da un altro punto di vista. Le ragazze che cingono d’assedio casa Corona, nella speranza di ottenere un lasciapassare per il mondo dei vip, sono all’incirca una cinquantina. Facciamo cento. Dunque la splendida notizia è che cinque milioni di ragazze (meno cento) non bivaccano nei pressi del citofono di Corona.
È vero che fra quei cinque milioni ce ne sono tante che vorrebbero essere lì, ma non sanno dove abita Corona o non hanno i mezzi per finanziarsi il viaggio e il sostentamento sotto il suo balcone. Resta però un folto gruppo di ragazze (almeno cento) che pur vivendo nella stessa città di Corona, o addirittura nello stesso quartiere di Corona, preferiscono rimanere nella loro stanza a scrivere poesie sul diario, a disegnare nuvole sul vetro, a grattarsi foruncoli sul naso: a svolgere, insomma, una qualsiasi attività umana che non contempli l’esistenza di Corona.
Queste cento ragazze rappresentano un punto fermo. Magari piccolo, lo riconosco. Però una buona base da cui ripartire.
Massimo Gramellini