Gian Marco Chiocci , il Giornale 18/1/2013, 18 gennaio 2013
LA NOSTRA INTELLIGENCE TEME «L’EFFETTO FARFALLA»
[Per l’antiterrorismo il rischio è il risveglio di cellule dormienti con legami in Africa] –
La jihad islamica qaidista batte le ali in Mali rimbombando fino in Italia. È l’«effetto farfalla » dell’antiterrorismo internazionale con le agenzie di intelligence occidentali che monitorano la scalata al potere al cuore dell’Africa nera tenendo d’occhio personaggi e cellule in sonno italiane che con quelle lontane realtà, in alcune regioni sono in contatto. Aree in cui le «antenne» dell’antiterrorismo captano preoccupanti «risvegli» di affiliati e «postini » in viaggio lungo le rotte per il Mali, la Nigeria, l’Algeria. Basta per far scattare l’allarme di un possibile attentato in Italia? L’intelligence ci va cauta. Fa sapere che per ora non ci sono segnali nitidi di attentati o offensive mirate a colpire il nostro Paese ma l’escalation antioccidentale alimentata su una decina di siti integralisti non mette del tutto al riparo da un’ eventuale azione dimostrativa di soggetti isolati, cani sciolti. L’intervento francese e le lotte interne nel Mali fanno crescere il timore, di un bersaglio impossibile da proteggere: i lavoratori italiani all’estero e gli interessi nazionali nel Continente nero, dove sono più facili le incursioni e l’organizzazione da parte delle bande islamiche, come dimostra il tragico esito del rapimento degli stranieri in Algeria come rappresaglia per i primi bombardamenti ordinati da Hollande. L’Antiterrorismo è convinta che i tre gruppi operanti nell’Azawad, nel nord del Mali, si siano federati in un maxicartello del terrore per respingere l’attacco da Oltralpe e contrattaccare. Ansar Al Din, Al Qaeda del Maghreb Islamico e Mujao controllano militarmente Timbuctu, Gao e una parte del Sahel e allestiscono campi di addestramento con i soldi guadagnati coi sequestri di persona, il contrabbando di armi e petrolio, le estorsioni e il narcotraffico. Tanto-Ansar Al Din quanto Mujao sono strettamente collegate ad Al Qaeda ( la seconda fa parte delle organizzazioni terroristiche riconosciute dal Dipartimento di Stato americano ed è stata protagonista del sequestro di Rossella Urru), anche se la vera spina nel fianco dei servizi segreti USA ed europei è Al Qaeda del Maghreb islamico. Un’organizzazione che ha accolto e finanziato, nelle palestre del terrore del nord del Mali, anche i componenti di Boko Haram, gruppo islamico fondamentalista. Nelle casse dell’organizzazione sono arrivati negli ultimi anni 3 milioni di euro dall’Italia, quasi la metà di quanto assicurato dai fratelli musulmani della Germania e un terzo di quanto raccolto in Spagna. L’Aqmi fa affari soprattutto con i rapimenti di lavoratori stranieri: dal settembre 2010 al novembre dell’anno successivo ha rapito 7 europei, di cui 5 francesi. Alla testa del network c’è Abu Zeid, capo della banda che aveva sequestrato l’italiana Maria Sandra Mariani, poi liberata ad aprile scorso, mentre a capo di Ansar Al Din c’è Iyad Ag Ghali (nella foto), ribelle tuareg. Ai loro colonnelli sarebbero legati alcuni personaggi passati recentemente in Italia. E sono loro a dettare la strategia della nuova trappola di guerra in cui rischiano di cadere la Francia e l’Europa. I Servizi segreti avevano capito che la situazione era precipitata già dal 14 gennaio, con il conflitto a Mascalin. L’sos aveva fatto il giro del mondo. Si temeva il peggio, lo si teme ancora di più oggi.