Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il nostro primo ministro, Mario Monti, stava illustrando ai giornalisti il nuovo patto stretto con i partiti e le misure per la crescita che promettono un +2,4% di qui al 2020, quando le agenzie hanno battuto una notizia piuttosto straordinaria: proprio Mario Monti, secondo il settimanale americano “Time”, è in questo momento l’uomo più importante del mondo. I nostri colleghi americani, che si divertono come pazzi a questi giochi, hanno fatto la lista dei cento personaggi più importanti che calcano in questo momento il pianeta e hanno scelto poi Monti come il più importante di tutti. Noi diciamo “importante” per tradurre la loro parola “influential”.
• Motivazione?
Gliela traduco alla lettera: «In questo momento Mario Monti, l’ex professore di economia, è il più “influential” di tutti. Certo, le decisioni di politica monetaria di Ben Bernanke (cioè del governatore della Federal Reserve, l’equivalente della Banca Centrale Europea o, per l’Italia, della Banca d’Italia) muovono l’ago della bilancia negli Stati Uniti. Ma sulle spalle di Monti poggia il destino di un continente intero. Se Monti continuerà a varare riforme significative, l’Europa uscirà viva dalla crisi del debito. Altrimenti, la visione di un’Europa unificata svanirà. Monti ha già allontanato l’Italia dall’abisso intaccando una serie di interessi protetti: tassisti, farmacisti, lavoratori delle ferrovie…
• Lavoratori delle ferrovie?
«Railway workers». Con gli americani bisogna avere pazienza e l’autore dell’articolo/motivazione è Larry Summers, già segretario al Tesoro per Clinton e rettore a Harvard dal 2001 al 2006. Non vorrà mica dubitare di un pezzo grosso come Larry? Se dice che Monti ha colpito i privilegi dei ferrovieri sarà al corrente di qualcosa che noi ignoriamo... In ogni caso, secondo Summers, con la sua azione Monti ha mostrato finora grande coraggio, ha «imboccato la via dolorosa dei tagli di spesa, aumentato le tasse e ridotto il deficit italiano». Il risultato di tutto questo è che si ha adesso un po’ meno paura di un collasso dell’Eurozona. «Monti, 69 anni – continua Summers –, sa che la cosa più importante è la crescita (proprio il tema della conferenza stampa che si stava svolgendo in quel momento – ndr). Riformare il sistema italiano per favorire la crescita è la sua sfida attuale, la più ardua delle sfide. E tuttavia, dato il coraggio e l’abilità mostrata finora, non ho dubbi che egli riuscirà. Una sfida che difficilmente potrebbe essere più alta».
• Bello. Ma è sicuro che il destino dell’Europa dipende dall’Italia?
Questo è abbastanza certo. E la ragione è piuttosto semplice: quando è fallita la Grecia (perché la Grecia, qualunque cosa le raccontino, è fallita), l’Europa ha dovuto far fronte a perdite dell’ordine dei 300 miliardi. Tutto sommato un’inezia, anzi una cifra talmente piccola che parecchi economisti si meravigliavano delle contorsioni tedesche per far fronte a un buco così insignificante rispetto al pil europeo (più grande di 30-40 volte). La questione italiana è completamente diversa: qui abbiamo a che fare con un debito di duemila miliardi e se l’Italia non fosse più in grado di pagare non basterebbero le munizioni approntate per fronteggiare il terremoto. Il fondo salva-stati avrà presto in cassa un migliaio di miliardi buoni per il Portogallo e forse per la Spagna. Ma i titoli italiani stanno ancora nelle pance di molti investitori e soprattutto nelle pance delle banche italiane, che salterebbero per aria se il Tesoro non li rimborsasse. Una reazione a catena che manderebbe in malora tutto, e soprattutto la moneta unica. Quindi, se Monti salva l’Italia, salva anche l’Europa. E, salvando l’Europa, salva il mondo perché il crac dell’euro avrebbe alla fine conseguenze devastanti su tutto il pianeta. Ecco perché il nostro primo ministro è così “influential”.
• Come si fanno queste classifiche? Ci sono altri italiani “influential”?
Mario Draghi. L’elogio gliel’ha scritto Jens Weidmann, cioè il governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca. Dice che non poteva esserci scelta migliore per garantire all’euro stabilità e proteggere così i risparmiatori del continente. Si tratta poi – a parer suo – di un italiano per modo di dire. Appena eletto, la stampa germanica lo rappresentò con un elmetto prussiano, messaggio che significava: tranquilli, è uno dei nostri. A Draghi – racconta sempre Weidmann – la caricatura piacque molto.
• Ma queste classifiche, poi, hanno senso?
Mah. Il papa non c’è, ma ci sono per esempio, oltre agli ovvi Obama, Hillary Clinton e Angela Merkel, anche Messi, Jeremy Lin e Oscar Pistorius. E un bel po’ di gente dello spettacolo: Tilda Swinton, Viola Davis, Rihanna eccetera. Davvero Rihanna conta più del papa o del cattivo Ahmadinejad? Alla fine – con tutto il rispetto per il “Time” e per il nostro premier – è sempre roba da giornalisti.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 19 aprile 2012]