Nino Sunseri, Libero 19/4/2012, 19 aprile 2012
IL TUMORE DI BUFFETT SPAVENTA WALL STREET
Wall Street trattiene il fiato. Warren Buffett, uno dei protagonisti della scena finanziaria mondiale, ha annunciato di essere stato colpito da un cancro alla prostata. Tuttavia, per il momento, non lascerà la guida Berkshire Hathaway, la società di investimento che lo ha reso uno degli uomini più ricchi del mondo (facendo anche la fortuna dei clienti). In una lettera agli azionisti, l’anziano finanziere, 81 anni, ha detto di avere un cancro di primo stadio. Tuttavia è curabile e «non lontanamente pericoloso per la mia vita».
L’oracolo di Omaha, com’è soprannominato per la sua capacità di “leggere” il futuro dei listini, ha scritto che la diagnosi è arrivata in seguito a esami di routine. Successivi accertamenti hanno «mostrato che non si è esteso in nessuna altra parte del corpo». Il finanziere dovrebbe iniziare due mesi di terapia radiologica quotidiana a metà luglio. La cura intensiva «limiterà i miei viaggi, ma non cambierà in altro modo la mia routine quotidiana».
Nella lettera Buffett dice di non avere intenzione di lasciare il suo incarico di presidente e amministratore delegato di Berkshire. Insomma anche nel momento di massima difficoltà il vecchio finanziere non molla. Nonostante sia uno dei tre uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato da 47 miliardi di dollari (ha iniziato la sua carriera di finanziere investendo in Borsa i soldi di parenti e amici), non si ritira. Nemmeno dinanzi all’avanzare dell’età e della malattia. Un carattere roccioso come i suoi investimenti. Spesso controcorrente ma redditizi. Come dieci ani fa quando si rifiutò di partecipare alla “bolla”di Internet. Erano i giorni in cui il Nasdaq (l’indice dei titoli tecnologici) volava come fosse azionato da un potente missile. Mentre tutti celebravano i destini magnifici e progressivi delle “dot.com” il vecchio Buffett continuava a tenere i piedi ben piantati sulla terra. Non gli piacevano quelle società che presentavano agli investitori solo un piano industriale e promettevano di andare in utile nell’arco di un decennio. Preferiva titoli della “old economy”: Coca Cola, Gillette, Mc Donald’s, Walt Disney. Colossi con migliaia di dipendenti, investimenti, patrimonio. Niente a che vedere con l’impalpabile promessa della “new economy”. L’esplosione della bolla dieci anni fa diede ragione alla sua prudenza.
Nino Sunseri