CARLO RIMINI, La Stampa 19/4/2012, 19 aprile 2012
I patti prima del matrimonio - Io e la mia fidanzata ci stiamo per sposare. Lei è americana. Ho saputo che negli Stati Uniti si possono fare accordi in cui si prevedono le condizioni di un eventuale divorzio
I patti prima del matrimonio - Io e la mia fidanzata ci stiamo per sposare. Lei è americana. Ho saputo che negli Stati Uniti si possono fare accordi in cui si prevedono le condizioni di un eventuale divorzio. È vero? Si, sono i patti prematrimoniali. Nel lessico comune americano si chiamano «prenup», da «prenuptial agreement». Mi sembra un’eccellente idea: ci si mette d’accordo prima e così si evita, in caso di divorzio, di spendere una fortuna in avvocati. .. Tenga però conto che, nel sistema americano, anche la stipulazione di un accordo prematrimoniale richiede l’assistenza di avvocati, a cui si affiancano generalmente consulenti contabili e altri esperti. I «prenup» sono un fenomeno molto noto perché ad essi ricorrono spesso gli attori e le persone ricche e famose. La gente comune invece no, perché troppo complicato e costoso. E in Italia si possono fare patti prematrimoniali? No. La legge italiana afferma espressamente che gli sposi non possono derogare né ai diritti né ai doveri previsti dalla legge come effetto del matrimonio. Applicando questo principio, la nostra giurisprudenza da anni afferma che sono nulli gli accordi con cui i coniugi disciplinano le condizioni di un eventuale futuro divorzio. L’affermazione riguarda sia i patti stipulati prima del matrimonio, sia quelli stipulati durante la convivenza e persino gli accordi che vengono raggiunti al momento della separazione per definire il contenuto del divorzio che sarà generalmente pronunciato tre anni dopo. Che cosa giustifica un atteggiamento così restrittivo? È in primo luogo una questione culturale. Si pensa che il matrimonio verrebbe in un certo senso macchiato da un accordo economico e, in particolare, da un accordo relativo all’ipotesi di un divorzio. Per questa ragione, le regole che disciplinano la famiglia sono considerate, nella nostra tradizione giuridica, «indisponibili»: gli effetti del matrimonio non sono modificabili dagli sposi a loro piacimento. Si ritiene poi che, se si riconoscesse la validità dei patti prematrimoniali, la parte più debole potrebbe essere costretta ad accettare un accordo iniquo in un momento molto delicato come quello che precede il matrimonio. Certo, qualche ripensamento appare oggi necessario, anche perché il nostro legislatore non brilla per coerenza. Da un lato, infatti, considera nullo qualsiasi accordo volto a determinare gli effetti di un futuro divorzio; d’altro lato ammette che i coniugi, al momento del matrimonio e senza particolari formalità, scelgano il regime di separazione dei beni così cancellando, con un tratto di penna, la comunione dei beni, cioè le più importanti norme previste dal legislatore a tutela del coniuge più debole. Capita quindi che un coniuge accetti la separazione dei beni senza rendersi conto del reale significato di questa scelta. Negli Stati Uniti la separazione dei beni è considerata come un patto prematrimoniale. È quindi valida solo se vengono rispettati una serie di requisiti formali finalizzati a garantire che entrambe le parti siano ben consapevoli degli effetti della loro firma e delle potenzialità economiche dell’altra parte. Ciascuno dei coniugi deve quindi dichiarare all’altro, prima dell’accordo, come è composto il suo patrimonio e quali sono i suoi redditi. Se l’accordo prematrimoniale non è preceduto da questa dichiarazione, è inefficace. Anche in Italia è giunta l’ora di iniziare una riflessione su questi temi. Quindi per ora in Italia, a parte la separazione dei beni, non si possono fare altri accordi al momento del matrimonio? C’è una novità importante. A partire dal 21 giugno prossimo sarà applicabile un regolamento dell’Unione Europea che prevede che i coniugi, già al momento del matrimonio, possano scegliere quale legge sarà applicabile al loro eventuale divorzio. Così, ad esempio, poiché la sua fidanzata è americana, potrete scegliere che il vostro eventuale divorzio sia regolato – quanto ai presupposti – dalla legge dello Stato di cui sua moglie è cittadina. Per l’Italia si tratta di una vera e propria rivoluzione. Non tutti gli Stati dell’Unione hanno aderito. Una volta tanto, apparteniamo ad un gruppo ristretto di pionieri: assieme a noi ci sono altri 13 Stati fra cui Francia, Germania, Spagna, Belgio e Austria. "La mia fidanzata si è sorpresa quando le ho proposto di sposarci in separazione dei beni. Mi ha detto che in America non si usa."