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 2012  aprile 19 Giovedì calendario

“Preoccupati per Enel-Endesa” Monti scrive all’Argentina - Occuparsi della questione prima che sia troppo tardi, per evitare di ricevere una sberla pesante come quella rifilata agli spagnoli della Repsol

“Preoccupati per Enel-Endesa” Monti scrive all’Argentina - Occuparsi della questione prima che sia troppo tardi, per evitare di ricevere una sberla pesante come quella rifilata agli spagnoli della Repsol. L’ondata nazionalista e autarchica argentina spaventa le più grandi imprese straniere che operano nel paese sudamericano, per difendere gli interessi italiani entra in campo direttamente Mario Monti che ha scritto alla presidente Cristina Fernandez de Kirchner. La missiva è del 2 aprile, precede la decisione di espropriare la maggioranza del pacchetto azionario della compagnia petrolifera Ypf al colosso iberico Repsol e si concentra su due punti; garantire la presenza di Edesur e Endesa Costanera, società energetiche che fanno capo a Endesa-Enel e, più in generale, salvaguardare i margini di manovra della aziende italiane. Sul primo punto Monti fa notare che Edesur e Costanera hanno chiuso l’esercizio 2011 con perdite per 112 milioni di euro nonostante i forti investimenti operati in Argentina. Uno dei motivi è il congelamento delle tariffe applicato dai tempi della crisi del 2001 e che solo ora si sta lentamente abbandonando, senza però che questo porti a nuovi ingressi nelle casse delle compagnie che gestiscono e distribuiscono il servizio. Lo Stato argentino, infatti, ha deciso di togliere progressivamente i sussidi elargiti ai consumatori, ma il rincaro viene assorbito dai consumatori e non si traduce in aumento della tariffa e quindi in maggiori profitti per l’impresa. «Sottopongo alla Sua attenzione – scrive Monti – l’appello rivolto al governo argentino dal gruppo elettrico Enel, affinché si realizzino le condizioni per continuare ad operare nel paese». Monti scrive prima della tempesta Repsol, ma dal tono della lettera si capisce che c’è preoccupazione e disagio per quello che potrà succedere in futuro. La battaglia per Ypf è stata condotta dal governo argentino senza alcuna negoziazione conlacontroparte;lo Stato assume il controllo del51%diazionidella compagnia mediante una legge ad hoc che il parlamento, con maggioranza filogovernativa, approverà in questi giorni. È importante però, anche in chiave italiana, capire cosa c’è alla base delle scelte argentine. Dal 2003 ad oggi lo Stato ha preso il controllo dei fondi pensioni private, della maggiore società che gestisce la distribuzione dell’acqua, della compagnia di bandiera Aerolineas Argentinas e, ora, della maggiore compagnia petrolifera. Intuttiicasisiètrattatodiunritornoal pubblico, dopo la febbre di privatizzazioni degli anni novanta. Il punto centrale è l’esigenza di cassa di un governo che ha triplicato la spesa sociale negli ultimi anni. Da qui anche la rigida politica doganale, con il blocco delle importazioni che sta creando non pochi problemi a numerose imprese. Per avere il pareggio della bilancia commerciale, chi importa deve esportare l’equivalente. Monti parla con tono preoccupato di «provvedimenti tesi a restringere le importazioni attraverso l’imposizione barriere tariffarie e non tariffarie». L’orizzonte, tuttavia, è ancora più vasto. La stampa argentina ha fatto trapelare l’«invito» del governo a Telecom Argentina, controllata da TelecomItalia,anondistribuireidividendi dell’anno 2011 fra i suoi azionisti e dirottarli su un piano d’investimenti locali.Unamossatesaafarrestareicapitali nel paese, altra linea maestra della conduzione economica della Casa Rosada. Stessa sorte, in linea di principio, potrebbe succedere in futuro ad altri grandi imprese italiane come la Techint. Per capire l’attuale realtà argentina è importante tenere presente che tutto è variabile; fino a un anno, ad esempio, fa nessuno parlava di statalizzare Ypf. Dopo almeno 15 anni di liberalizzazioni lo Stato oggi la fa da padrona intervenendo pesantemente in diversi settori dell’economia. La cautela e il tempismo sono moneta d’oro: ogni intervento preventivo è meglio che i proclami di guerra che si sentono oggi da Madrid. L’Italia non vuole subire un attacco ad una delle nostre più importanti aziende, l’Enel, difendendo l’Enel si mettono le mani in avanti rispetto alle altre imprese. Solonelle prossime settimane si capirà qual è stato l’effetto della mossa del premier. Al Quirinale si lavora per un viaggio in Argentina entro fine anno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Tutto dipenderà da come saranno, fra qualche mese ed economica mediante, i rapporti fra i due paesi.