19 aprile 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. CONTINUA LA GUERRA CIVILE IN LEGA
REPUBBLICA.IT
ROMA - Alla fine il faccia a faccia chiarificatore tra Umberto Bossi e Roberto Maroni non c’è stato. Nessun chiarimento diretto, almeno per ora, sul presunto dossier confezionato all’interno della Lega contro l’ex ministro dell’Interno e di cui, secondo la ricostruzione dell’ex tesoriere Francesco Belsito, l’ex segretario sarebbe stato a conoscenza. Non è chiaro il motivo che ha spinto i due a non incontrarsi. Bossi stasera è atteso ad Alessandria per il primo comizio, dopo la serie di dimissioni e espulsioni che ha segnato il Carroccio. Maroni, invece, parteciperà a un evento benefico, a Varese, insieme a Roberto Formigoni. I due potrebbero vedersi domani pomeriggio in sede. Ma non saranno insieme, a Borgomanero, nel Novarese, per sostenere il candidato sindaco locale, come previsto in precedenza.
Non c’è pace nella Lega, alle prese con lo scandalo legato all’uso dei soldi del partito. L’ultimo affondo riguarda l’ex ministro Roberto Calderoli. Secondo gli atti sequestrati ed esaminati dai carabinieri del Noe di Roma, con i soldi del Carroccio veniva pagato l’affitto di casa dell’ex ministro. A quanto si è appreso, veniva pagato un fitto di 2.200 euro mensili per un appartamento in via Ugo Bassi al Gianicolo. I carabinieri del Noe hanno interrogato il proprietario dell’appartamento che avrebbe confermato la circostanza. Secca la replica di Calderoli: "Mi si infanga
per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio dal costo di 2200 euro al mese, quando io ne verso mensilmente 3000 di euro alla Lega Nord. Ho fatto il mio dovere, lavorando e tanto. E tutto questo senza aver mai preso un euro di stipendio, per aver lavorato sette giorni su sette, tutte le settimane dell’anno". Calderoli affida la sua difesa ad una nota. "Da un anno e mezzo la Lega ha sottoscritto un contratto di affitto per un appartamento a Roma che è stato dato in uso a me, come mia residenza e mio ufficio dove poter incontrare, anche riservatamente, i vertici del movimento e delle altre forze politiche. Buona parte dei decreti delegati del federalismo fiscale sono stati studiati e partoriti in quella sede. Io a Roma non ho fatto semplicemente il lavoro di senatore o quello di ministro, o meglio per quattro ministri avendo avuto anche le loro deleghe, ma ho dovuto svolgere al meglio quanto mi era richiesto dal movimento".
In difesa di Calderoli interviene Manuela Dal Lago, ’triumvira’ del Carroccio: "Adesso basta, è ora di finirla con questo assurdo sputare fango addosso alla Lega Nord e ai suoi esponenti. Questa vicenda rasenta letteralmente il ridicolo. Siamo arrivati al punto che un movimento quale la Lega Nord non è nemmeno più padrona di decidere come utilizzare le proprie risorse? E’ possibile che si metta alla berlina la scelta del movimento di dotare il proprio Coordinatore di un appartamento a Roma per consentirgli di svolgere al meglio la sua enorme mole di lavoro?".
Un altro fronte lo apre il deputato leghista Gianluca Pini che mette nel mirino l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni (fedelissimo bossiano): "Quando scopro che il mio ex capogruppo ha speso in un anno 90mila euro con la carta di credito del gruppo qualcuno mi deve giustificare come cavolo son stati spesi".
LO SPECIALE: SCANDALO LEGA
"La certificazione del bilancio - continua Pini - non va ad analizzare ogni singola pezza giustificativa. Il problema vero è dare una risposta seria a quello che si è evidenziato come un malcostume diffusissimo. Che non è solo sul finanziamento pubblico legato ai rimborsi elettorali: è anche sull’utilizzo che ne fanno i gruppi parlamentari". L’uscita di Pini provoca un vivace faccia a faccia con il capogruppo del Carroccio alla Camera Gianpaolo Dozzo. ’Che hai fatto?" ha incalzato Dozzo. Dopo di che i due si sono chiariti. A stretto giro arriva la replica di Reguzzoni: "La gestione dei soldi del gruppo alla Camera è stata sempre virtuosa sotto ogni punto di vista. Mi spiace che Pini per soddisfare un suo rancore personale voglia sollevare il mio nome che, se non lo avesse notato, non è mai stato coinvolto in nulla di quello che sta accadendo in questi giorni". Parole che Reguzzoni correda con il saldo del gruppo del giorno delle sue dimissioni da capogruppo e che "ammonta ad euro 2.031.156,82". Tocca a Pini dar vita ad una parziale retromarcia: " La notizia di un dossier interno a mio danno, dal quale pare addirittura sia nata l’indagine a mio carico, non mi ha aiutato oggi ad essere sereno e cauto nelle parole come vorrebbe giustamente il collega e capogruppo Dozzo, persona seria nel quale ripongo la massima fiducia e stima".
L’inchiesta. Sul fronte dell’inchiesta giudiziaria, si è svolto l’incontro tra il legale del Carroccio e il pm di Milano, Roberto Pellicano. Il legale ha consegnato al pm la copia dei certificati di qualità dei diamanti e la copia dei codici identificativi dei lingotti, insieme ai verbali di consegna che Belsito ha consegnato in via Bellerio. Sostenendo che il Carroccio era all’oscuro degli investimenti in diamanti effettuati da Belsito. Lo stesso Belsito che sarà interrogato a Milano la prossima settimana. Da quanto si è saputo, l’ex amministratore del partito avrebbe chiesto ai pm milanesi di poter rendere dichiarazioni davanti agli inquirenti. Si tratta dunque di una presentazione spontanea davanti ai magistrati i quali, però, da quanto si è appreso, potranno muovere anche contestazioni in sede di interrogatorio.
La vignetta di Maroni. Le ultime vicende legate alle inchiesta sul Carroccio continuano intanto a produrre commenti di Roberto Maroni sul suo profilo Facebook. "Consiglio la lettura di Panorama, non solo per le put..ate che Belsito dice su di me (e ne pagherà le conseguenze, tanto lui i diamanti ce li ha...), ma anche per questa deliziosa vignetta che il settimanale ci regala", scrive l’ex ministro inserendo una vignetta in cui "per gioco", Panorama fa notare la somiglianza fisiognomica tra Francesco Belsito e Al Capone.
(19 aprile 2012)
REPUBBLICA.IT - L’INDAGINE SU CALDEROLI (pezzo di sei giorni fa)
Non solo la posizione di Umberto Bossi, dei suoi familiari e di Rosy Mauro. Al centro degli accertamenti della Procura di Milano, titolare del fascicolo sulle distrazioni dei fondi della Lega Nord che sarebbero stati utilizzati anche per le spese personali di alcuni esponenti del Carroccio, ci sarebbero anche gli atti dell’inchiesta che tirano in ballo Roberto Calderoli, nominato nei giorni scorsi uno dei tre triumviri che devono reggere il partito dopo le dimissioni del leader, travolto dallo scandalo dei rimborsi elettorali volati in parte anche verso la Tanzania e Cipro.
Il tutto trapela nel giorno in cui gli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano si sono recati nella sede genovese di Banca Aletti e di altri sette istituti di credito per acquisire tutti i documenti sui conti riconducibili all’ex tesoriere Francesco Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa, ma anche, pare, a Umberto Bossi e più in generale al Carroccio, per andare a ricostruire tutte le movimentazioni di denaro, a caccia di altri esborsi senza giustificazioni. Oltre al tentativo di trovare riscontri su elementi già emersi dall’ inchiesta, come un carnet di assegni rilasciato proprio da Banca Aletti e che reca la scritta ’Umberto Bossi’. Nel frattempo si è anche saputo che con l’ordine di esibizione, consegnato dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini nelle mani del nuovo tesoriere Stefano Stefani e alla presenza di Roberto Maroni, i magistrati hanno chiesto "tutta la documentazione
riguardante le proprietà immobiliari e mobiliari della Lega o comunque intestate a rappresentanti o fiduciari del movimento politico".
Gli inquirenti, inoltre, hanno conferito a un perito l’incarico di analizzare tutto il materiale informatico, computer e portatili, sequestrato nel corso delle perquisizioni della scorsa settimana. Analisi che potrebbero servire anche a trovare tracce dei presunti "fondi neri in entrata" nelle casse del partito. Mentre per quanto riguarda il capitolo dei soldi che dal Carroccio sarebbero stati dirottati a singoli soggetti, come Bossi, i suoi figli e la moglie, sotto la lente d’ingradimento dei magistrati è finito anche l’ex ministro Calderoli. In una intercettazione, l’ex responsabile amministrativa di via Bellerio, Nadia Dagrada, dice parlando con Belsito: "E invece quelli di Cald (Calderoli) come li giustifico. quelli?". E gli investigatori annotano proprio il nome "Calderoli" tra i soggetti destinatari di "rilevanti somme di denaro (...) utilizzate per sostenere esigenze personali (...) estranee alle finalità ed alle funzionalità del partito Lega Nord". E dall’analisi dei documenti acquisiti ieri nel corso della ’visita’ alla sede del Sindacato Padano è venuto fuori che tra i pochi dipendenti del Sinpa - non più di tre - una sarebbe la nipote di Rosy Mauro.
E propro sul caso dei conti della Lega sarebbe emerso un contrasto fra la Procura di Milano e quella di Napoli, impegnata su altri filoni dell’inchiesta. Gli inquirenti milanesi lamentano fughe di notizie riguardo ai conti riconducibili ad alcuni personaggi coinvolti nell’inchiesta, tra cui l’ex tesoriere Belsito. In questi giorni, infatti, i magistrati napoletani hanno depositato al Riesame, ma anche inviato alla Corte dei conti della Campania, alcuni atti dell’inchiesta - diventati così, in sostanza, ’pubblici’ - ritenuti però centrali per il filone di indagine su cui lavorano i colleghi milanesi. "La Procura di Milano procede in piena collaborazione con la Procura di Napoli con i necessari scambi di atti e di informazioni", ha però fatto sapere il procuratore milanese Edmondo Bruti Liberati, il quale ha negato categoricamente "qualsiasi contrasto con i colleghi napoletani".
(12 aprile 2012)
VENETI HANNO DETTO: SAREBBE MEGLIO CHE BOSSI NON VENISSE A FARE CAMPAGNA ELETTORALE DA NOI
Bracconi su repubblica.it: Calderoli è offeso. Si sente infangato dalle notizie sul suo affitto pagato dalla Lega. Ora che un partito paghi una casa ad un suo dirigente è un fatto politico discutibile, ma non un reato (se dichiarato).
Quello che è un reato contro il buon senso, invece, è fare la vittima.
Soprattutto se chi si atteggia a perseguitato è uno che ha alzato un inesistente polverone sulla cena di Capodanno di Monti, e che sbugiardato dal premier non ha nemmeno chiesto scusa.
CORRIERE.IT
MILANO - Non c’è pace nella Lega: con i soldi del partito veniva pagato l’affitto di casa dell’ex ministro Roberto Calderoli. È quanto emerso dagli atti sequestrati ed esaminati dai carabinieri del Noe di Roma. A quanto si è appreso, veniva pagato il canone di 2.200 euro mensili per un appartamento in via Ugo Bassi al Gianicolo. Ma Calderoli rifiuta le accuse e si difende con una nota: «Mi si infanga per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio dal costo di 2200 euro al mese, quando io verso mensilmente 3000 di euro alla Lega Nord» ha spiegato il triumviro del partito in un comunicato. Secondo l’ex ministro «siamo all’incredibile, si viene infangati - ha scritto - per aver fatto il proprio dovere, per aver lavorato e tanto. E tutto questo senza aver mai preso un euro di stipendio, per aver lavorato sette giorni su sette, tutte le settimane dell’anno».
LA DIFESA -«Come ho già spiegato nelle scorse settimane - spiega Calderoli - da 10 anni svolgo l’incarico di coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, incarico che mi ha portato a lavorare quasi sette giorni alla settimana, tutte le settimane dell’anno, feste, sabati e domeniche compresi, con una media di quasi 100mila km l’anno, girando in lungo e in largo su tutto il territorio nazionale». «Per questo mio lavoro - ha insistito l’esponente del Carroccio - non ho mai percepito un’indennità e per anni il movimento mi ha soltanto riconosciuto un rimborso per le spese sostenute, rimborso che è stato costantemente e totalmente devoluto al movimento stesso».
FANGO - Difende Calderoli anche la collega Manuela Dal Lago, triumvira del Carroccio, che cerca di fermare le polemiche: «Adesso basta, è ora di finirla con questo assurdo sputare fango addosso alla Lega Nord e ai suoi esponenti - ha detto -. Questa vicenda dell’affitto dell’appartamento utilizzato a Roma dal senatore Roberto Calderoli rasenta letteralmente il ridicolo. Siamo arrivati al punto che un movimento quale la Lega Nord non è nemmeno più padrona di decidere come utilizzare le proprie risorse? È possibile che si metta alla berlina la scelta del movimento di dotare il proprio coordinatore di un appartamento a Roma per consentirgli di svolgere al meglio la sua enorme mole di lavoro?».
PRECISAZIONI - E poi ancora «Vorrei ricordare a tutti - prosegue Dal Lago - che Roberto Calderoli da dieci anni lavora come un matto, e senza percepire uno stipendio per questo, senza fare mai ferie, girando per tutto il territorio quando non c’è attività parlamentare ed essendo sempre presente in Aula». Personalmente - sottolinea la triumvira - non posso che essere grata a Roberto Calderoli per tutta la mole di lavoro che si è sobbarcato in questi ultimi dieci anni e per tutto quello che sta continuando a fare e ritengo giusta e doverosa la scelta del movimento di fornirgli almeno un appartamento da utilizzare a Roma, tanto più che non ha mai percepito un euro di stipendio per il lavoro svolto da coordinatore». «E trovo davvero vergognoso - conclude - che si speculi su questa vicenda, assolutamente chiara e trasparente, e la si utilizzi per gettare ancora fango mediatico sulla Lega Nord e su uno dei suoi dirigenti. Adesso basta!».
PINI VS REGUZZONI - Ma oltre agli interventi giudiziari e di polizia, continua la faida interna alla Lega, tutti contro tutti, con un nuovo capitolo al giorno. Questa volta, oltre al caso Calderoli, lo scontro è tra il deputato Gianluca Pini e Marco Reguzzoni, il suo ex capogruppo alla Camera. Il primo a Omnibus su La7 ha dichiarato: «Quando scopro che il mio ex capogruppo ha speso in un anno 90mila euro con la carta di credito del gruppo qualcuno mi deve giustificare come cavolo son stati spesi». Non fa il nome di Reguzzoni, ma il riferimento è chiaro, visto che ora il ruolo è ricoperto da Gianpaolo Dozzo. Nel pomeriggio la replica di Reguzzoni: «La gestione dei soldi del Gruppo alla Camera - ha affermato in una nota - è stata sempre virtuosa sotto ogni punto di vista. Mi spiace che Pini per soddisfare un suo rancore personale voglia sollevare il mio nome che, se non lo avesse notato, non è mai stato coinvolto in nulla di quello che sta accadendo in questi giorni».
LE SPESE - «Le spese effettuate dal Gruppo - prosegue Reguzzoni - sono riconducibili tutte e soltanto ad attività politiche derivanti dalle esigenze del Gruppo. I 90mila euro citati per il 2011 tengono conto di molte esigenze, tutte documentabili, trasparenti e perfettamente motivate. La gestione - sottolinea l`ex capogruppo - è sempre stata virtuosa e trasparente, testimoniata dall’entità delle cifre lasciate sul conto corrente o investite in titoli a reddito fisso, che ammontano a circa 2 milioni di euro, e che sono stato contento di lasciare a disposizione del mio successore in vista della campagna elettorale dell’anno prossimo».
IL COMPLEANNO DI BOSSI - Ma sui 90 mila euro spesi da Reguzzoni, interviene anche il deputato bergamasco Giacomo Stucchi che in un’intervista a La Discussione, spiega che «i conti tornerebbero facilmente se, ad esempio, venissimo a sapere che l’ex capogruppo ha usato quei soldi per pagare la cena di festeggiamento dei settant’anni di Umberto Bossi». Un evento al quale «avrebbero partecipato almeno un centinaio tra deputati, senatori e collaboratori del segretario e del nostro gruppo. Mi sembrerebbe più che logico - afferma Stucchi - che una parte rilevante di quei 90mila euro se ne sia andata per offrire quella serata».
TRA POCO SI SPARERANNO PER LE STRADE - Non manca l’ironia di altri partiti politici: «Il deputato della Lega Pini denuncia che l’ex capogruppo Reguzzoni ha speso 90mila euro con la carta di credito del gruppo della Camera. Maroni denuncia di essere stato spiato. Fra poco i leghisti si spareranno per le strade». Così su Facebook Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
BELSITO - Nel frattempo continuano le indagini della procura di Milano. Sugli investimenti in oro e diamanti fatti dall’ex tesoriere del partito Francesco Belsito, la Lega sarebbe stata completamente all’oscuro. È quanto si apprende da fonti legali, dopo che nella mattinata di giovedì i magistrati che indagano sulla presunta distrazione di fondi del Carroccio, hanno ricevuto i certificati che attestano la qualità, il peso e il valore degli 11 diamanti e dei cinque chilogrammi d’oro «restituiti» alla Lega nei giorni scorsi da Belsito. Documenti utili a verificare la corrispondenza con quelli di acquisto dei preziosi, acquisiti nei giorni scorsi dalla procura meneghina. Proprio Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord accusato di appropriazione indebita e truffa per le distrazioni dei fondi del Carroccio, sarà interrogato in un luogo segreto la prossima settimana. L’ex amministratore del partito avrebbe chiesto ai pm milanesi di poter rendere dichiarazioni davanti agli inquirenti. Si tratta di una presentazione spontanea davanti ai magistrati i quali, però, potranno muovere anche contestazioni in sede di interrogatorio. Belsito verrà sentito a Milano in un luogo segreto e non in procura per evitare l’assalto di giornalisti e fotografi.