Davide Carlucci e Andrea Montanari, la Repubblica 19/4/2012, 19 aprile 2012
Per Daccò ipotesi corruzione E il governatore chiama Berlusconi – MILANO - Roberto Formigoni sempre più in difficoltà per le nuove inchieste sulla sanità lombarda chiede aiuto a Silvio Berlusconi e Angelino Alfano
Per Daccò ipotesi corruzione E il governatore chiama Berlusconi – MILANO - Roberto Formigoni sempre più in difficoltà per le nuove inchieste sulla sanità lombarda chiede aiuto a Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Ufficialmente il governatore ostenta sicurezza. «Di fronte ad alcuni attacchie accuse ingiuriose- ha commentato - voglio tenere alto il nome, l’onore e l’impegno di coloro che lavorano e svolgono un servizio per tutti i cittadini lombardi». In realtà, il governatore lombardo, criticato ieri anche da corsivo del quotidiano dei vescovi, Avvenire, ha inviato un dossier all’ex premier e presidente del Pdl e al segretario nazionale Angelino Alfano per difendere la sua posizione. Una sorta di relazione giuridica di molte pagine che sembra sia stata accolta con una certa freddezza dai vertici del partito. Tanto che solo dopo un lungo pressing e la mediazione del vicepresidente della Camera ciellino Maurizio Lupi, Formigoni è riuscito a strappare ad Alfano, al quale Berlusconi ha delegato la pratica, l’impegno di iniziare domani il suo tour elettorale in Lombardia proprio dalla sede della Regione. A convincerlo sarebbe stata una drammatica lettera nella quale i consiglieri lombardi del Pdl invocano «un accordo tra i vertici istituzionali e quelli del partito mentre è in corso un attacco politico mediatico contro Formigoni». Sulle prime, Alfano avrebbe mostrato qualche perplessità, visto che nel gruppo del Pdl ci sono molti degli indagati del Consiglio regionale lombardo. Tra cui l’assessore regionale Romano La Russa, sotto inchiesta per finanziamento illecito ai partiti, i consiglieri Angelo Giammario indagato per una tangente, Gianluca Rinaldin, sotto processo per corruzione, truffa aggravatae finanziamento illecito ai partiti e Nicole Minetti, indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione nel caso Ruby. Ma poi, obtorto collo, si sarebbe convinto. Sul fronte giudiziario, si fa strada l’idea che dietro la montagna di fondi distratta all’estero da Pierangelo Daccò, il faccendiere che pagava vacanze e viaggi in barca a Formigoni, si celi la corruzione. A far pensare alle tangenti sono i prelievi in contanti - 210mila euro tra il novembre e il dicembre del 2008 - e le dichiarazioni rese dal fiduciario svizzero Giancarlo Grenci negli ultimi interrogatori. Il 13 marzo, per esempio, Granci racconta: «Nei periodi a ridosso delle festività e delle vacanze, Daccò aveva sempre necessità di consistenti importi di denaro contante». In un altro passaggio Grenci dice: «Daccò portava buste contenenti denaro contante presso la fiduciaria e chiedeva di poterle conservare nella cassaforte. L’utilizzo del contante è sempre stata una caratteristica dell’operatività di Daccò».