Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 19 Giovedì calendario

BATTERE CASSA


«Con Monti più prostitute». La frase campeggiava su qualche sito e appartiene alla sempre moderata Alessandra Mussolini, secondo la quale il governo «spinge i giovani sulla strada» perché «c’è un boom di prostituzione giovanile e studentesca e credo che parte delle colpe sia dei provvedimenti economici di Monti». Ora: a parte che è difficile credere che ci siano più prostitute adesso che col governo Berlusconi (è una battuta sino a un certo punto) la Mussolini deve stare attenta a non svegliare il can che dorme, perché se l’Europa è il solo e vero riferimento di Monti – e lo è – finisce che si mette a tassare le prostitute come avviene nella mitica Germania. In Italia la prostituzione è già legale (ma non legalizzata) e da più di cinquant’anni la classe politica e la società civile rinviano un problema che imbarazza tutti, ma che visto di spalle rappresenta una branca del terziario che è irrinunciabile per tanti elettori, e – a quanto pare – per tanti eletti. Monti ha già sfondato muri che sembravano incrollabili: in cambio di uno sconto sull’Imu, senz’altro, gli italiani forse sarebbero pronti anche a questa rivoluzione. Qualcuno dirà che c’è un problema di moralità: come se lo scudo fiscale fosse morale. E comunque è vero: si tratta di decidere, in effetti, se sia più immorale che una prostituta paghi le tasse oppure che non le paghi.

Filippo Facci