Claudio Tito, la Repubblica 19/4/2012, 19 aprile 2012
La road map di SuperMario "Serve un programma di 8 anni" – «IO HO solo fatto un discorso di verità»
La road map di SuperMario "Serve un programma di 8 anni" – «IO HO solo fatto un discorso di verità». La ripresa non è vicina.I tempi per rimettere in carreggiata l’Italia sono lunghi, anzi «lunghissimi». E il lavoro è appena «cominciato». Dall’osservatorio di Palazzo Chigi, Monti disegna un quadro di interventie di emergenza che va ben oltre la primavera del 2013. IL DEF (il Documento di economia e finanza) e il Pnr (il Programma nazionale di Riforme) sono per loro natura elaborazioni che tratteggiano interventi a lunga scadenza. Ma per molti, soprattutto peri leader che sostengono l’attuale esecutivo, sembrano in primo luogo predisporre la base per una «permanenza» del Professore anche dopo le prossime elezioni. «Il dopo non mi riguarda», ripete ossessivamente il capo del governo. Vuole allontanare ogni sospetto che la sua azione sia mirata a costruire un «futuro politico». Sa bene che la reazione dei partiti non sarebbe un buon corroborante per l’azione dell’esecutivo. Eppure la tentazione di lasciare inalterato l’attuale quadro istituzionale - almeno nei suoi principali vertici - si sta sempre più affacciando in una parte della "strana coalizione". Basti pensare all’operazione che sta conducendo Pier Ferdinando Casini: un nuovo partito che metta insieme il Terzo polo, esponenti del mondo imprenditoriale e sindacale, e uomini dell’attuale "governo tecnico". Una formazione che appare fatta su misura per l’ex rettore. Di sicuro, però, Monti non ha alcuna intenzione di candidarsi alle prossime elezioni. Discendere in campo in una competizione tra parti opposte. Nella sua agenda non c’è posto per una "corsa" in rappresentanza di uno schieramento. Nello stesso tempo è consapevole che quanto accadrà il prossimo anno non può essere indifferente al programma del governo, anzi in parte dipenderà da come si muoverà in questi mesi l’inquilino di Palazzo Chigi. «Lo spread - ha spiegato il Professore in questi giorni a tutti i suoi interlocutori, anche ai segretari di partiti ricevuti martedì sera a Palazzo Chigi - non dipende solo dai dati della nostra economia. I mercati guardano anche a cosa accadrà dopo». Una frase che ha lasciato con il fiato sospeso alcuni dei partecipanti al vertice. E del resto, il Professore ha fatto notare che l’affidabilità italiana dipende anche dalla riforma dei partiti. Non solo. Al suo staff ha rimarcato che il Def agisce secondo una «logica pluriennale» e che «i partiti dovrebbero approvare una forte mozione per vincolarsi a questo schema». Con l’obiettivo di tranquillizzare gli investitori internazionali e dare continuità all’azione di risanamento avviata dallo scorso novembre. Una strada che ha fatto scattare il campanello d’allarme soprattutto nel Pdl. Silvio Berlusconi - spalleggiato dalla componente più agguerrita degli ex An- ha cominciatoa organizzare un fuoco di sbarramento. Sparando alzo zero anche verso il ddl anticorruzione e la riforma Fornero. «Sta lavorando per il dopo. Lui insieme a Passera», si è sfogato il Cavaliere con i fedelissimi. Persino il blocco del Beauty contest è stato interpretato come una tappa di un percorso che va oltre il 2013. Anche perché l’ex presidente del Consiglio teme che un eventuale "Monti due" non sarebbe propriamente «tecnico» ma sostenuto da una maggioranza politica. Con due architravi: il Pd e il Terzo polo. E diversi esclusi: il Pdl, l’Idv di Di Pietro e la Lega targata Roberto Maroni. Non è un caso che il giorno dopo il vertice, il segretario del Popolo delle libertà Alfano abbia tirato fuori dal cappello un vecchio refrain berlusconiano: «Basta tasse». E non è nemmeno un caso che da qualche giorno il leader dell’Idv stia in privato esprimendo un sogno: ricomporre la foto di Vasto, candidando alla premiership «una come Rosy Bindi». Una mossa che punta a mettere in difficoltà il capo del Pd, Pierluigi Bersani. «Ma il dopo - insiste Monti - non mi riguarda». Anche se negli ultimi giorni lo stesso presidente del consiglio ha seguito con preoccupazione i tanti distinguo emersi nella sua maggioranza. A cominciare dalla fibrillazione che sempre più spesso accompagna i rapporti con il Pdl. Fattori - secondo i Colonnelli berlusconiani - che possono in qualche sospingere il governo non tanto verso la crisi ma nella «palude» della inazione. E quindi approdare alla fine della legislatura senza un potenziale concorrente «tecnico». Un pericolo che ha scosso non poco il Professore. «Convoco i vertici - ha spiegato ai suoi uomini - per dare indicazionie per raccogliere suggerimenti: perché i voti in Parlamento non li porta la cicogna». «Ma- ha puntualizzato - siamo noi a fissare l’agenda, siamo noi i "driver"». Anche per questo intende velocizzare l’approvazione della riforma del lavoroe modificare le linee guida con cui quel provvedimento è stato comunicato. Puntando sull’idea che in Italia è stato trasferito lo «standard della Germania». Ma il punto resta sempre lo stesso: quali scelte compiranno gli elettori e il sistema politico nella primavera del 2013.E se ancora ieri il Fondo monetario internazionale ha confermato che il prossimo anno l’Italia sarà ancora in deficit, il Programma nazionale di Riforme del governo non è molto più ottimista. «Il Pnr - si legge nel documento messo a punto da Monti - è una tappa che deve ripetersi ogni anno fino al 2020»e «fissare obiettivi di lungo termine è una carta da giocare per stimolare l’opinione pubblica».E ancora: «L’esperienza di questo governo nasce sotto il segno dell’urgenza» e «non tutti i problemi sono stati risolti con lo sprint di quest’ultimo anno. Molto resta da fare». Accenti che per molti rappresentano ormai le prime stazioni di un percorso che non si conclude tra un anno. E chi sa se nell’incontro "privato" e senza intermediari con Benedetto XVI, si sia parlato anche del futuro dell’Italia?