Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 19 Giovedì calendario

ASSAD, PIOGGIA DI SANGUE

Sangue sul regime siriano. Tre alti responsabili della sicurezza - il ministro della Difesa, il generale responsabile della cellula incaricata di stroncare la rivolta e l’ex capo dell’intelligence militare, che è anche cognato di Bashar el Assad - sono stati uccisi in un attacco contro la sede degli apparati di repressione del regime. L’attentato, il primo contro ministri dall’inizio dell’insurrezione nel marzo 2011, è stato rivendicato dall’Esercito siriano libero, composto in massima parte da disertori, che, martedì, aveva annunciato l’inizio della battaglia per la liberazione di Damasco, mentre i combattimenti già infuriavano nella capitale con decine di vittime (e, ieri, sarebbero state un centinaio).
La guerra civile ha ormai investito in pieno la capitale. L’azione terroristica forse è stata opera di un kamikaze, forse di un infiltrato, forse d’una ex guardia del corpo (le ricostruzioni sono ancora contraddittorie). Secondo gli attivisti anti-regime, tutte le vittime erano “membri della cellula di crisi che dirige le operazioni contro i ribelli”. L’Esercito siriano libero preannuncia nuove azioni e reitera l’invito a “quanti non hanno le mani sporche di sangue” a lasciare il presidente Assad entro la fine del mese: “Se no, li considereremo complici”.
LA STRAGE di Damasco conferma che la componente terroristica è ormai forte nell’insurrezione anti-Assad. La scelta dell’Occidente di lasciare che la rivolta si armasse, piuttosto che di disarmare il regime, ha radicalizzato lo scontro, portando in prima linea gli oltranzisti pro-Assad, da una parte, e gli integralisti all’apposizione, dall’altra. Se il disegno era quello di isolare l’Iran, minandone l’alleato siriano, il risultato è stato un bagno di sangue, e una frattura diplomatica.
L’escalation della violenza in Si-ria, evidente da giorni, nonostante l’intensità dello scontro fosse già tragica, non ha infatti rotto lo stallo nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove Russia e Cina continuano a bloccare una risoluzione sul rinnovo della missione di monitoraggio delle Nazioni Unite (Unsmis), appoggiata da Usa e Paesi europei. Neppure un colloquio telefonico tra i presidenti Obama e Putin sblocca la situazione: il voto slitta a oggi, o a chissà quando. Mosca intende porre il veto su qualsiasi documento menzioni sanzioni contro il regime di Damasco ed evochi il capitolo 7 della Carta Onu, quello che regola il ricorso alla forza.
Sia i russi che gli occidentali pensano che quanto è avvenuto ieri a Damasco rafforzi la loro posizione: Mosca vi vede una conferma che in Siria operano gruppi terroristici vicini ad al Qaeda; l’Occidente la prova dell’urgenza di accelerare l’uscita di scena di Assad e la transizione. Le posizioni non paiono conciliabili, ma consultazioni alla ricerca di un compromesso si sono intrecciate per tutta la giornata.
L’attentato, avvenuto ieri mattina , costituisce un duro colpo al regime siriano, attaccato durante la riunione dei vertici della sicurezza e dell’intelligence. Il palazzo dove c’è stata l’esplosione, quale che ne sia la natura, era presidiato in modo rigidissimo.
L’INTERA ZONA, sulla Piazza Rauda, nel quartiere di Abu Roummaneh, vicino alle ambasciate italiana e americana, è una delle più blindate della capitale siriana. La capacità di sottrarsi ai controlli dimostra la preparazione militare dell’esercito siriano libero o il livello delle complicità di cui gode. Subito dopo l’attacco, l’esercito ha blindato l’ospedale nel quale sono stati portati i feriti. Prima dell’attacco, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), erano già ripresi bombardamenti governativi su alcuni quartieri di Damasco. E nuovi scontri erano avvenuti la notte, sempre nella capitale, nei rioni di Midan e Kafaksouseh.