Filippo Ceccarelli, la Repubblica 19/4/2012, 19 aprile 2012
Da falce e martello all’alta moda Bertinotti recita Eliot per Alda Fendi – POSTO che recitare non è reato,e trovarsi un’occupazione meno che meno, la circostanza che Fausto Bertinotti, in cachemirino celeste, sia salito su di un palcoscenico per rallegrare la mondanità capitolina alimentando una già copiosa produzione di foto-Cafonal, è una faccenda che però solleva qualche dubbio: non solo sul destino semi-obbligato degli ex presidenti della Camera, ma anche e specialmente sulle motivazioni per cui dopo tante esperienze sindacali, politiche e istituzionali uno come lui in piena e libera facoltà di se stesso abbia deciso di farsi ridere dietro
Da falce e martello all’alta moda Bertinotti recita Eliot per Alda Fendi – POSTO che recitare non è reato,e trovarsi un’occupazione meno che meno, la circostanza che Fausto Bertinotti, in cachemirino celeste, sia salito su di un palcoscenico per rallegrare la mondanità capitolina alimentando una già copiosa produzione di foto-Cafonal, è una faccenda che però solleva qualche dubbio: non solo sul destino semi-obbligato degli ex presidenti della Camera, ma anche e specialmente sulle motivazioni per cui dopo tante esperienze sindacali, politiche e istituzionali uno come lui in piena e libera facoltà di se stesso abbia deciso di farsi ridere dietro. La Pivetti, del resto, vabbè, si sa: è figlia e sorella di gente di spettacolo. Così dopo le infatuazioni cattolico-vandeane di Montecitorio la si è vista padroneggiare sanguinolente trasmissioni di chirurgia plastica al fianco di Platinette, e poi anche strizzatissima in tenuta sadomaso di latex con tanto di frusta. Ma Bertinotti finora, con l’inseparabile moglie detta «la sora Lella» figuravano al massimo come un elemento stabile del paesaggio notturno di una certa Roma, compulsivamente arruolati a party, presentazioni e sfilate di moda, da Mario D’Urso a Valeria Marini: «Berty-night», come l’aveva designato ormai diversi anni orsono Dagospia, «e io mi arrabbio teneramente - reagiva lui - perché è una falsificazione della mia immaginee mi verrebbe voglia di replicare contando le ore che ho passato davanti ai cancelli delle fabbriche». In attesa del rendiconto, e non senza dimenticare che nei giorni lieti della Camera ai gentili ospiti dopo il pasto veniva donato un campanellino di quelli con cui un tempo certe signore borghesi richiamavano la servitù, ecco, varrà dunque la pena di segnalare che l’altra sera, all’insegna della fondazione «Alda Fendi», l’ex presidente della Camera ed ex leader di Rifondazione comunista si è di nuovo esibito davanti ai soliti noti in una pièce niente affatto politica. « Transiti di Venere », una visionaria cosmogonia di Raffaele Curi giocata fra pianeti e varietà di palle (pingpong, tennis, basket), richiami letterari e carni denudate di maschi e femmine disposte su di un improvvisato proscenio dalle parti del Circo Massimo, là dove il sabato e la domenica mattina si svolge un grazioso mercatino bio della Coldiretti. Essenziale e minimal, un leggìo e un fascio di luce, Bertinotti ha recitato alcuni brani de «La terra desolata» di Eliot. Poi felice come una pasqua di aver confuso memoria e desiderio si è fatto un sacco di foto-ricordo con gli attori e infine, nella magnifica residenza Fendi con vista sul foro di Traiano, ha accolto con piacere tanti elogi sulla cui sincerità la sua indubbia intelligenza deve essere entrata in serio conflitto con il suo formidabile narcisismo, probabilmente avendo la peggio. Ma questo non vuol dire che come attore non sappia il fatto suo, piuttosto che quell’ambiente lì è per sua natura abbastanza maligno. Gli archivi impongono di aggiungere che comunque non è la prima volta. Tra un soggiorno nel Chiapas e una visita ai monaci del Monte Athos, recordman di presenzea Portaa porta, nel 2007 accettò con entusiasmo la parte di Calamandrei in uno spettacolo su Danilo Dolci al teatro Valle. Scrisse allora Franco Cordelli sul Corriere della Sera che in scena era stato bravo, a parte essersi messo per due volte le mani in tasca e aver tradito una lieve vibrazione alla gamba destra. Qualche mese dopo Fiorello gli fece declamare alla radio le parole dell’inno di Forza Italia:e anche in quell’occasione, se fece finta di non averle riconosciute, Bertinotti si dimostrò un attore naturale - se drammatico o comico, come capita spesso in Italia, è una questione abbastanza secondaria.