Giampiero Martinotti, la Repubblica 19/4/2012, 19 aprile 2012
Parigi, è già fuga da Sarkozy la destra prevede la disfatta – PARIGI - «Si salvi chi può!»
Parigi, è già fuga da Sarkozy la destra prevede la disfatta – PARIGI - «Si salvi chi può!». La nave sarkozysta affonda, dicono i sondaggi, e una parte dei passeggeri l’abbandona in tutta fretta. Il centrista François Bayrou ironizza e parla di "transumanza". Ad abbandonare il vascello sono personaggi di secondo piano, rottamati da Sarkozy e naturalmente pieni di risentimento. La loro defezione non avrà effetti diretti sul voto, ma illustra quanto la destra preveda e tema la disfatta: la fuga dai gabinetti ministeriali è cominciata già da qualche settimana, lanciare segnali al probabile vincitore è un modo per proteggere la propria carriera. Sono i sondaggi a spaventare il campo moderato. Nelle settimane scorse, Sarkozy era risalito, la sua campagna spostata a destra gli aveva permesso di recuperare consensi e di "riportare all’ovile" una parte dell’elettorato di Marine Le Pen. Ma da qualche giorno le cose sono nuovamente cambiate: in alcune indagini, François Hollande è dato largamente in vantaggio (29% contro il 24%), in altre lo scarto è ridotto, ma tutte danno il candidato socialista sicuro vincitore al ballottaggio. In privato, molti leader della destra non nascondono il loro pessimismo: «Non c’è più speranza - avrebbe detto François Fillon. In tutta Europa i candidati uscenti hanno perso per via della crisi. Non faremo eccezione». I personaggi di spicco, tuttavia, non mostrano tentennamenti in pubblico: per loro ci sarà sempre un ruolo, anche all’opposizione. Quelli secondari, invece, si preoccupano. E cambiano casacca. Lo hanno fatto due membri dei primi governi Fillon, reclutati da Sarkozy perché vicini alla sinistra: Fadela Amara, che avrebbe dovuto risanare le banlieues, e Martin Hirsch, ex braccio destro dell’Abbé Pierre. Il presidente li ha usati (come ha fatto, per esempio, con Bernard Kouchner) e poi li ha gettati quando ha visto che l’"apertura" ai progressisti non aveva effetti politici o propagandistici. Risentiti, i due hanno dichiarato pubblicamente di voler votare Hollande. Lo stesso hanno fatto quattro ex ministri di Chirac, tutti più o meno in rotta di collisione con Sarkozy per motivi politici e personali. Anche l’ex titolare dell’Ecologia e senatrice della destra, Chantal Jouanno, non ha nascosto la sua amarezza: «Anch’io avrei ragioni personali per essere contro Sarkozy - ha "cinguettato" su Twitter - ma voterò per lui, perché è il solo a osare». Parole che sono sembrate una presa di distanza, cui l’interessata ha reagito con veemenza, ribadendo la sua fede sarkozysta. A tutto ciò si aggiunge la defezione del clan Chirac. Tra l’ex presidente e il suo successore i rapporti sono pessimi da tempo, almeno dal 1995, quando Sarkozy si schierò con il traditore della destra, Edouard Balladur, alle presidenziali. Chirac è malato ed è in vacanza in Marocco. Rientrerà per il voto, ma si dice che qualcuno voterà per lui con una procura, per evitargli le domande dei giornalisti. Ma i dubbi sono inesistenti: se si esclude la moglie, famiglia e amici del vecchio leader faranno il possibile per "punire" Sarkozy. Esitano però a dirlo in pubblico: Dominique de Villepin, per esempio, non ha detto per chi voterà domenica. Per Chirac si tratta di chiudere un cerchio: nel 1981 favorì l’elezione di François Mitterrand pur di non vedere rieletto il suo peggior nemico, Valéry Giscard d’Estaing. Oggi, anche se la sua influenza è ormai ridotta, si vendica di Sarkozy. Tutto ciò avviene sullo sfondo delle ultime schermaglie elettorali. François Hollande ha ripetuto ieri al quotidiano tedesco Handelsblatt di voler rinegoziare il trattato europeo sul fiscal compact. È la grande incognita del dopo-elezioni: l’arrivo dei socialisti al potere aprirà una fase di incertezza sui mercati, con possibili attacchi della speculazione sul debito transalpino.