Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Non sapevamo chi ha ucciso Meredith a Perugia, non sapevamo chi ha ucciso Chiara a Garlasco, e adesso non sappiamo come è morto il povero Richard Raynor, trovato cadavere in acqua a Venezia. Soprattutto rischiamo di aver dubbi persino su Erba, cioè sul caso di Azouz e della coppia tanto carina che ammazza tutti perché i vicini fanno troppo rumore. Ieri le televisioni hanno trasmesso ad ogni ora l’interrogatorio di Olindo. Calmo, sicuro, con la “erre moscia” e l’aria di chi ha subito un sopruso.
• Non crederà mica alla storia che lo hanno costretto a confessare?
Chi lo sa. Lei lo ha visto. Dice che ha subito pressioni incredibili. Dice che gli hanno praticamente fatto capire: sei messo malissimo, se confessi pigli cinque anni, se insisti a proclamarti innocente l’ergastolo non te lo leva nessuno. Dice adesso Olind io e Rosa abbiamo confessato, e invece, a quanto pare, state per darci l’ergastolo lo stesso. Allora ritiro tutto.
• Insisto. Non ci crederà mica?
Intanto un’osservazione di carattere generale. Nel nostro sistema la difesa ha sull’accusa dei grandi vantaggi. Prima di tutt per condannare è necessario che la colpevolezza sia provata al di là di ogni ragionevole dubbio. “Provata” significa che ci vuole il movente, una ricostruzione esatta della meccanica del delitto (io chiamo questo «una credibilità letteraria») e alla fine le prove. Metto le prove alla fine perché è come per le teorie scientifiche: non c’è teoria scientifica che possa essere creduta senza prove. E non c’è prova che possa essere creduta senza teoria scientifica. Ora senza una teoria a supporto del delitto manca la luce per illuminare i fatti. La teoria deve essere costruita poco a poco, perché niente è così dannoso come un’idea preconcetta. Ma deve comunque essere costruita. A Garlasco abbiamo sentito mormorare una teoria tanto debole da non poter quasi essere scritta senza diffamare inutilmente il sospettato. E a Perugia, anche ammesso che sia ovvia la presenza di almeno due dei tre incarcerati sulla scena del delitto la sera famosa, non s’è capito a quale “come” e a quale “perché” credono gli inquirenti. Sa qual è la mia impressione? Che i Ris, con le loro rivelazioni genetiche, possano essere diventati alla fine un ostacolo mentale. Gli investigatori si aspettano le risposte pronte dai reperti biologici. Ma quelli sono dati ciechi se non c’è la luce di un ragionamento. Il nome degli assassini non ce lo possono mica dare le macchine.
• Che c’entra questo con Erba?
No, è per dire che il nostro regime giustamente garantista richiede una grande capacità di indagine e di ricostruzione del misfatto. I difensori hanno consigliato a Olindo e Rosa di ritrattare e i due, dopo averlo già ripetuto parecchie volte, ieri lo hanno detto ufficialmente per bocca di Olind «Non siamo stati noi».
• Non ci crede nessuno.
Ho capito. Tanto più che alla confessione di lui seguì la confessione di lei, molto dettagliata. Lei disse d’aver sgozzato il bambino, e lo disse quasi con gusto. Poi c’è la macchia di sangue sul sedile della macchina. E lo scontrino del McDonald’s conservato per l’alibi. E la lavatrice mandata di notte. Però...
• Però?
Però le testimonianze dei primi soccorritori fecero pensare alla presenza nel palazzo di un uomo alto, di carnagione olivastra mai identificato. E anche Frigerio, l’uomo sgozzato e salvo per miracolo che accusa i Romano, la prima volta disse di essere stato aggredito da un uomo alto, capelli scuri, occhi scuri, carnagione olivastra. In altri termini: se i due disgraziati ora in cella non avessero confessato, come avrebbero ricostruito il massacro gli inquirenti sulla base di quello che avevano trovato e che s’erano sentiti raccontare dai testimoni? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/2/2008]
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