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 2008  febbraio 19 Martedì calendario

Le due borse della spesa. La Repubblica 19 febbraio 2008. Popelin e cucirini o Halo e cd riscrivibile? Se solo una di queste coppie di parole vi suona familiare non vi preoccupate, siete solo figli del vostro tempo: tutti e quattro sono oggetti di largo consumo di cui l´Istat controlla i prezzi per rilevare l´inflazione mensile, solo che tra di loro ci sono 54 anni di differenza

Le due borse della spesa. La Repubblica 19 febbraio 2008. Popelin e cucirini o Halo e cd riscrivibile? Se solo una di queste coppie di parole vi suona familiare non vi preoccupate, siete solo figli del vostro tempo: tutti e quattro sono oggetti di largo consumo di cui l´Istat controlla i prezzi per rilevare l´inflazione mensile, solo che tra di loro ci sono 54 anni di differenza. Il tessuto per camicie era nel primo paniere che l´istituto per statistica utilizzò nel 1954, i "cucirini", le trecce di cotone per rammendare, ci sono rimasti fino al 2007. Al contrario Halo è uno dei titoli più venduti tra i giochi per console (Playstation, Xbox e simili) che proprio dall´inizio dell´anno fanno il debutto tra gli oggetti che contribuiscono a monitorare il carovita, insieme ai compact disc vuoti, supporti indispensabili per immagazzinare i pezzi della nostra vita digitale. I panieri Istat sono un´ineguagliabile macchina del tempo: se il cibo e la sussistenza erano la priorità cinquant´anni fa, trent´anni dopo contavano di più abbigliamento e automobili, soppiantati ora, ad inizio millennio, da casa ed energia. Fino al ”66 questo strano specchio della società è rimasto immobile: 267 voci di cui 100 erano generi alimentari, poi revisioni sempre più frequenti. All´inizio del decennio ”90 già 557 voci mostravano delle difficoltà a tener dietro ai cambiamenti nei costumi (ad esempio nel ”95, all´alba del Gsm, non era ancora contemplato il telefonino tra gli acquisti più comuni). Nel 2008 il paniere, che accoglie il navigatore satellitare per le automobili, è ridotto a 534 elementi, ma viene rivisto ogni anno. A guardare i pesi relativi delle varie tipologie di beni dal ”54 ad oggi si scorgono subito le grandi linee di cambiamento: mezzo secolo fa gli alimentari pesavano per il 42% del paniere ed ora sono scesi al 16,88%, stesso crollo verticale per tabacchi e alcolici passati dal 10% al 2,93%. Quasi dimezzato anche l´abbigliamento dal 14,54% all´8,65%. Invece si sono "presi" sempre maggior spazio nel portafoglio i servizi per mantenere la casa (affitti e utenze) dal 4,81% al 9,38% e i trasporti (dal 7% al 15,2%). Un aumento concentrato peraltro dopo il 2000, tanto che le spese di mantenimento della casa hanno rubato spazio ad acquisti correlati come l´arredamento e i mobili. Poi ci sono gli andamenti particolari: ristorazione e alberghi, praticamente assenti nelle rilevazioni iniziali, hanno corso fino agli inizi degli anni 90 fino a raggiungere un peso del 10% sul paniere, ma nei quindici anni successivi sono rimasti fermi. Percorso inverso per le comunicazioni, a lungo marginali (0,76% nel ”54 e 1,26% nel ”91) fino alla rivoluzione delle moderne tlc che ne hanno raddoppiato il peso (2,64%). L´invecchiamento della popolazione invece ha fatto crescere l´attenzione per la salute: nell´ultimo paniere ben 20 voci monitorano i costi della sanità dalle analisi del sangue alla retta per la clinica privata, dal costo dell´apparecchio che misura la pressione alle visite specialistiche. Il peso che i vari beni hanno naturalmente viene indirizzato dall´andamento reale dei consumi anno per anno. Per quanto le associazioni dei consumatori spesso contestino la rappresentatività di questi panieri, il confronto con i consumi ribadisce le stesse linee di fondo seppur con percentuali diverse. Un confronto statisticamente valido secondo gli esperti dell´istituto nazionale di statistica si può fare solo dall´inizio degli anni ”80. Nel 2006 la spesa media mensile per consumi ha raggiunto i 2461 euro di cui 450 per alimentari e bevande (19%), mentre l´abitazione è salita al 26% a cui si aggiunge un 5% per energia e combustibili rimasta costante. Vale a dire 753 euro al mese, senza contare i 458 euro medi mensili che il 13,8% delle famiglie proprietarie di casa paga di mutuo. E i teorici dell´impoverimento trovano argomenti segnalando che negli anni 80 una quota analoga assorbita dalla casa era tipica dei redditi più bassi. Fu in quel periodo che raggiunsero il loro peso massimo sul reddito gli acquisti per arredamenti e soprattutto abbigliamento e calzature (10% dei consumi) poi scesi nei vent´anni successivi al 6,4%. La vera magia, però, l´opera storica dell´Istat la compie quando passa dalla quantità alla qualità. Scorrendo i diversi panieri si scoprono usi comuni ormai dimenticati: casalinghe che cercavano la trippa di bue o il surrogato di caffè. Uomini che si concedevano come piccoli lussi quotidiani la brillantina e le sigarette (nazionali e alfa) o la crema per calzature; e se una cucina a base di strutto, pesci essiccati e fagioli secchi creava qualche difficoltà, ecco il purgante salino e l´olio di fegato. Se ristorazione e ricezione alberghiera erano poco utilizzati ecco che tra i servizi per i viaggiatori erano annoverati il facchinaggio o il bagno in vasca (o la doccia). Un salto di anni luce fino agli anni 90 per scoprire che la "domestica a servizio" si è trasformata in una "donna delle pulizie a ore" o che le voci connesse all´auto di proprietà (riparazione, assicurazione, accessori, garage) sono diventate oltre 25. O che negli alimentari fanno la parte del leone tutti i prodotti di tipo industriale, come surgelati e piatti pronti. Il miglioramento del tenore di vita viene anche indicato dall´acquisto generalizzato di cibi per gli animali domestici e di attrezzature sportive (tennis e sci). Dalla prospettiva 2008 colpisce come l´elenco del ”54 nella sua essenzialità regga alla prova del tempo meglio dei suoi successori degli anni 90: il proiettore per diapositive o il telefono pubblico le audiocassette e le calcolatrici tascabili sono roba da bancarelle del modernariato. Infine, l´ultima voce di ogni paniere è sempre la stessa: trasporto funebre, non a caso messa lì ad indicare la più ineliminabile delle spese. Luca Iezzi