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 2008  febbraio 19 Martedì calendario

Iran, padre lapida la figlia quattordicenne. Avvenire 19 febbraio 2008. Per "salvare l’onore", un uomo iraniano ha lapidato con l’aiuto di un gruppo di amici la figlia di 14 anni, sospettata di avere una relazione con un uomo

Iran, padre lapida la figlia quattordicenne. Avvenire 19 febbraio 2008. Per "salvare l’onore", un uomo iraniano ha lapidato con l’aiuto di un gruppo di amici la figlia di 14 anni, sospettata di avere una relazione con un uomo. Denunciato dalla moglie, il padre assassino è stato arrestato, ma in base alla legge islamica ha buone probabilità di cavarsela con pochi anni di prigione. A soli tre anni di reclusione, del resto, fu condannato nel 2003 un uomo che aveva decapitato la figlia di sette anni davanti agli occhi terrorizzati dei fratellini, perché sospettava che fosse stata violentata da uno zio. La legge applicata nel Paese, infatti, riconosce il padre come "proprietario del sangue", cioè della vita, dei figli. Se decide di sopprimerli, quindi, la pena prevista è limitata ad una reclusione dai tre ai nove anni, mentre normalmente per un omicidio è inflitta la pena di morte. I "delitti d’onore", del resto, non sono infrequenti nelle regioni più arretrate dell’Iran, dove può avvenire che i maschi della famiglia decidano di lavare con il sangue di una figlia o una sorella un presunto affronto dovuto magari al rifiuto di un matrimonio combinato o alla relazione con un uomo anche solo sospettata. A quest’ultimo caso sembra ricondursi l’ultimo episodio, di cui ha scritto ieri il quotidiano Etemad, avvenuto in un’area rurale del sud-est del Paese, vicino alla città di Zahedan. La vittima, Mariam, di 14 anni, ha così pagato per le ossessioni del padre, Sharif, che lo avevano portato a convincersi che la ragazza intrattenesse "rapporti illeciti " con un uomo, secondo quanto dichiarato da lui stesso nel momento in cui ha confessato dopo l’arresto. L’uomo ha quindi deciso uccidere la figlia tramite il supplizio previsto dalla legge per gli adulteri: la morte a colpi di pietra. Spaventoso il racconto fatto dall’uomo quando gli agenti lo hanno arrestato, 24 ore dopo la denuncia della moglie. "Mia figlia usciva spesso e rientrava tardi – ha detto Sharif – aveva un comportamento sospetto e non potevo più sopportare che offendesse così l’onore della famiglia. L’ho detto ad un gruppo di amici, che hanno deciso di aiutarmi. L’abbiamo portata via da casa per lapidarla in una zona deserta. In macchina aveva lo sguardo terrorizzato. Conosceva il destino che l’attendeva. Durante la lapidazione ha gridato, chiesto pietà, ma io non avevo scelta". Nel caso dell’uomo che alcuni anni fa aveva decapitato la figlia di sette anni nella provincia sudoccidentale del Khuzistan, il capo dell’apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, era intervenuto per autorizzare la condanna a morte dell’assassino, in deroga alla legge islamica. Il processo di primo grado si concluse quindi con la sentenza capitale, annullata però dalla Corte suprema. Un nuovo processo portò appunto ad una condanna a soli tre anni di reclusione. ( A.E.)