Avvenire 19 febbraio 2008, ENRICO LENZI, 19 febbraio 2008
Se la scuola è plurale non può essere neutra. Avvenire 19 febbraio 2008 Una scuola "che vuole dirsi veramente laica" non è quella che "punta sulla neutralità dei valori in campo", ma è quella che scommette "sul pluralismo delle scuole e non quella del pluralismo nella scuola unica"
Se la scuola è plurale non può essere neutra. Avvenire 19 febbraio 2008 Una scuola "che vuole dirsi veramente laica" non è quella che "punta sulla neutralità dei valori in campo", ma è quella che scommette "sul pluralismo delle scuole e non quella del pluralismo nella scuola unica". un quadro chiaro quello che il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, disegna commentando "l’attuale tempo di transizione che stiamo vivendo. Un periodo non privo di tensioni" anche, ma forse soprattutto, in campo educativo. Un cammino difficile, reso ancora più complesso da un "conflitto di linguaggi" sul vero significato delle definizioni di scuola laica e indipendente. "Per alcuni una scuola laica è quella libera da vincoli ideologici di tipo identitario – spiega il Patriarca ”, mentre per altri la scuola è libera proprio in quanto trasmette un sistema coerente di valori senza costrizioni da parte dello Stato". Discorso analogo per il termine "indipendente ": per i primi lo è in un "contesto di finanziamento statuale centralizzato senza preoccuparsi di mettersi sul mercato", mentre gli altri sostengono che è indipendente "perché grazie alla sua qualità, intesa come capacità di rispondere in modo adeguato ai bisogni degli utenti, resta sul mercato senza dipendere dallo Stato". Uno scenario che sembra rendere difficile qualsiasi possibilità di convergenza. Eppure nel suo discorso svolto nell’Aula magna della sede bresciana dell’Università Cattolica in occasione dei trent’anni di fondazione dell’Opera per l’Educazione Cristiana, il cardinale Scola traccia un possibile percorso per dare una vera risposta all’emergenza educativa, che "in un contesto come quello attuale è sempre più evidente e urgente da affrontare". E lo fa chiedendo un atto di coraggio da parte dello Stato perché "in una società veramente laica il compito di quest’ultimo, per quanto riguarda il sistema scolastico, non è quello di difendere un preteso diritto ad essere l’unico gestore della scuola, ma quello di garantire l’educazione, esercitando innanzitutto un’azione di sostegno dei più deboli". Insomma lo Stato dovrebbe proseguire fino in fondo la strada intrapresa con la costituzione di un sistema pubblico integrato con la legge sulla parità scolastica, in modo da "poter parlare di libertà di educazione con i due modelli che possano avere gli stessi diritti e gli stessi doveri, né più né meno. Non ci interessa una battaglia ideologica su quale sia il modello più giusto – avverte il cardinale Scola ”. Vogliamo stare all’interno di un sistema scolastico che conceda ad entrambi i modelli parità di condizioni giuridiche ed economiche a parità di verifica da parte degli organismi statuali competenti". Dunque da uno Stato come unico gestore di una scuola, che "si fonda sul presupposto pedagogico che la risposta al carattere plurale della nostra società debba arrivare dentro l’unica scuola", al ruolo di "puro governo del sistema scolastico". Ma questo passaggio implica anche per le scuole libere "il dover attuare il principio di solidarietà per garantire l’effettivo e qualificato accesso di tutti, soprattutto all’istruzione gratuita obbligatoria". Resta, però, aperto il capitolo relativo al progetto educativo che il sistema scolastico deve offrire. "Oggi assistiamo a una scuola statale che opta per una sorta di sistema scolastico neutro o indifferente che, rinunciando ad una esplicita proposta di senso, considera l’educazione come addestramento o apprendimento di tecniche" sottolinea il Patriarca di Venezia, che non condivide affatto questa visione. "La categoria di esperienza è il cardine della proposta educativa. L’esperienza integrale – spiega il cardinale – può garantire il processo educativo se garantisce lo sviluppo di tutte le dimensioni di un individuo fino alla loro realizzazione integrale, e nello stesso tempo assicura l’affermazione di tutte le possibilità di connessione attiva di quelle dimensioni con tutta la realtà". Una simile impostazione "mette subito in campo la natura interpersonale del processo educativo – aggiunge Scola ”. Educatore ed educando sono considerati come liberi soggetti coinvolti in un rapporto modulato dall’imporsi del reale". dunque il rapporto umano ha dare vita a un rapporto educativo, come ha ribadito il professor Michele Lenoci, preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. "La persona umana è un processo in continua evoluzione ed è per questo che è importante l’educazione nel corso dell’intera esistenza ". Persino "la laicità vera è predisposizione alla ricerca del bello e del vero" aggiunge il pedagogista Giuseppe Vico, della Cattolica. Una concezione davvero nuova del termine laico, visto che oggi, prosegue, "viene visto come il terreno di incontro in cui risolvere i problemi creati da una società sempre più complessa e plurale". Ma occorre in primo luogo "invertire l’idea che l’educazione sia cosa da poco, con nessun valore o testimoni ". Un impegno al quale, secondo un altro pedagogista della Cattolica, il professor Luciano Pazzaglia, è "chiamato anche lo Stato, che non può e non deve disinteressarsi in prima persona del tema dell’educazione, anche perché un sistema scolastico affidato quasi interamente alle scuole di tendenza della società civile rischierebbe di aumentare la frammentazione e non di aiutare a fare sintesi e incontro". Uno scenario che neppure il cardinale Angelo Scola auspica: "Lo Stato non deve disinteressarsi, ma neppure considerarsi l’unico gestore o il principale del sistema scolastico stesso" spiega. Nessuna egemonia, dunque, ma "essere capaci di misurarsi con tutto e con tutti nel campo pedagogico ed educativo" si augura monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia. "Del resto la crescita responsabile di una persona è lo spettacolo più bello che si possa osservare ", commenta ricordando che "in questa linea si colloca il compito della Chiesa, cioè di far crescere cristiani maturi in quanto alla capacità di giudizio". Un compito al quale l’Opera per l’Educazione Cristiana da trent’anni sta dedicando tutta la propria attività, come ha ricordato il suo presidente Giuseppe Camadini. "Fin dal suo inizio l’Opera fu pensata come istituzione promotrice di iniziative culturali rivolte a studenti delle scuole medie superiori, con l’intento di offrire a giovani meritevoli, per profitto e orientamento spirituale e morale, qualche segno di riconoscimento così da suscitare in loro stimoli a progredire, oltre che negli studi, anche nella formazione cristiana ". Un impegno, ha sottolineato il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, in un messaggio di saluto letto dal direttore della sede bresciana Luigi Morgano, "oggi più che mai necessario e urgente. Ed è una sfida che si presenta proprio nei termini di quell’emergenza educativa" che da più parti si denuncia. Un compito che anche uno Stato laico deve affrontare, rimarca il cardinale Scola. "E la pista dell’autonomia scolastica di cui per ora esiste solo il tracciato, se portata con coraggio fino in fondo, può rappresentare una strada percorribile per giungere a un’autentica libertà di educazione nel nostro Paese". Il patriarca di Venezia: "Per parlare di libertà d’educazione serve che i due modelli possano avere stessi diritti e stessi doveri. Non ci interessa una battaglia ideologica su quale sia il più giusto; vogliamo stare dentro un sistema che conceda ad entrambi parità di condizioni giuridiche ed economiche a parità di verifica da parte degli organismi competenti" Da uno Stato unico gestore al governo di un sistema. Gli interventi di Pazzaglia, Vico, Camadini, Lenoci e del vescovo Monari Enrico Lenzi