Liberazione 19 febbraio 2008, Renzo Paris, 19 febbraio 2008
Alain Robbe-Grillet. Liberazione 19 febbraio 2008. Alain Robbe-Grillet era nato nel 1922 a Brest, nel nord della Francia
Alain Robbe-Grillet. Liberazione 19 febbraio 2008. Alain Robbe-Grillet era nato nel 1922 a Brest, nel nord della Francia. Regista, scrittore, sceneggiatore, è morto all’età di ottantasei anni. Considerato una delle personalità di spicco della letteratura contemporanea, esordì nel 1953 con Le gomme . Caposcuola della nuova narrativa francese, quella della scuola dello sguardo o meglio del "nouveau roman", era un ingegnere agronomo. La sua cultura scientifica meravigliò il lettore francese e soprattutto quell’accanimento nel cancellare l’individuo nel romanzo, l’intreccio, la psicologia e l’ideologia. Fino ad allora Sartre e Camus avevano dominato e tra i due egli fu più vicino al secondo nella riduzione dell’uomo a cosa. Uno stuolo di critici universitari strutturalisti ha versato fiumi d’inchiostro sui suoi primi romanzi, come La jalousie del 1957, Dan le labyrente del 1959. Poi il cinema lo conquistò e approntò la sceneggiatura del film di Resnais L’anno scorso a Marienbad , fu il regista di pellicole come Trans Europe-Express , L’immortelle , La bella prigioniera , ecc. Il romanzo Le voyeur ebbe un enorme successo, divulgando il voyerismo non solo in letteratura. La parola in italiano era intraducibile, se non si voleva ridurla al semplice "guardone" ed è rimasta nella nostra lingua. I romanzi citati rispettavano le regole del "nouveau roman", una scuola dove si ritrovarono personalità molto diverse come la Sarraute e la stessa Duras, oltre a Butor, che forse come romanziere era il maggiore del gruppo. I nuovi scrittori combattevano contro il romanzo ottocentesco, a loro dire composto da autori che si sentivano padroni dei loro personaggi delle loro storie. Dio dei suoi personaggi sembrava ai loro occhi essere Balzac, lo stesso Stendhal, mentre prendevano in considerazione Flaubert per il suo lato sperimentale. Da ragazzo lessi subito Nel labirinto , uscito da noi da Einaudi dove nell’introduzione Alain Robbe-Grillet scriveva: "Questa è una storia inventata, non una testimonianza. Descrive una realtà che non è necessariamente quella che il lettore conosce per esperienza propria… Si tratta tuttavia di una realtà strettamente materiale, nel senso che non ha pretese allegoriche di sorta. Il lettore è dunque invitato a vedervi soltanto le cose, gesti, parole, avvenimenti, che gli vengono riferiti, senza cercarvi più significato o meno che nella propria vita, o nella propria morte". Lo scrittore era contro il romanzo "testimonianza", contro la possibile identificazione del lettore. Niente bovarysmo nella letteratura del "noveau roman", soltanto cose e le parole stesse usate dovevano provenire dall’esattezza scientifica piuttosto che del marciume della psicologia. Nel labirinto narra di un soldato che cammina sulla neve di una città irriconoscibile. Valevano per i nuovi autori le descrizioni esatte, anche quelle che annoiarono di più i lettori. Rimasi affascinato proprio dal tentativo di non sporcare le immagini con personalismi e proiezioni sulle cose finendo con umanizzarle. L’ideologia del secondo dopoguerra aveva prodotto il romanzo-testimonianza, da cui bisognava liberarsi. Era proprio il romanzesco, la verità personale, che doveva essere per sempre bandita dalla narrazione. Era, come si vede, una sfida al lettore onnivoro, che consumava romanzi ottocenteschi anche in epoca di industrializzazione nuova. Alain Robbe- Grillet era accompagnato dalla critica strutturalista di Roland Barthes, del primo Barthes e sembrava che una nuova leva di scrittori avessero trovato il loro critico. Quella novità oggi farebbe sorridere il romanziere di consumo, quello che mira al best-seller e sono tutti, come annoierebbe il lettore che ha bisogno del romanzesco come una droga essenziale. Provate a parlare di un romanzo senza "personaggi" in cui il lettore si può identificare a un editore italiano. Ricevereste soltanto sorrisini ipocriti. La "scuola dello sguardo" per la verità morì stancamente alla fine degli anni Sessanta, quando di nuovo gli scrittori, i poeti, vollero basarsi sulla propria biografia per costruire storie, dove la testimonianza era essenziale. Fu il cinema tuttavia ad aprire a Robbe-Grillet strade nuove anche per la sua narrativa, che ebbe diverse fasi negli ultimi trent’anni del Novecento e sembrava proprio che volesse abiurare dai suoi antichi dettami. Nel 1984 il capofila del "noveau roman" scrive un romanzo intitolato Lo specchio che ritorna , che in Italia pubblicò Spirali, un libro insolito e diverso dagli altri, divenuto inaspettatamente un best-seller, racconta dell’uomo Alain che parla di sé romanziere, di sé bambino, affondando a piene mani nella sua biografia. Il clan famigliare, i piaceri erotici del ragazzino, i frammenti che tornano ritessuti negli anni da uno stile preciso e intrecciato, lo guidano in una direzione che era quella della "autofiction", l’ultima moda del romanzo francese. Nella prefazione Robbe-Grillet metteva le mani avanti: "Il romanzo moderno detto "noveau roman" che cos’è? Di nuovo un racconto e cerca la propria coerenza. Di nuovo è l’impossibile riordino di frammenti, i cui bordi incerti non si adattano gli uni agli altri. E di nuovo è la disperata tentazione di un tessuto solido come il bronzo… Anziché procedere come cieco giudice, come legge divina, in una volontaria ignoranza di tutti i problemi che il vecchio romanzo maschera e nega, si offre invece a una deliberata esposizione in piena luce e a una precisa messinscena delle molteplici impossibilità in cui si dibatte… tale messinscena diverrà il tema del libro". Dalla messinscena al romanzesco autobiografico il passo non è breve, ma quella è la direzione. In Italia il libro non ebbe successo né di pubblico né di critica. Sembrava che avesse compiuto un tradimento, una svolta a trencentosessanta gradi. Ma a ben vedere già in Tipologia di una città fantasma che è del 1976 Alain utilizza temi e fantasmi della cultura popolare, dal poliziesco al porno, smontando certo gli stereotipi, ma lasciandosene affascinare, puntando all’immaginario del lettore. L’aveva già fatto con il suo primo film L’immortale che è del 1963. E’ curioso come anche Pasolini passò dal romanzo al cinema negli stessi anni. In fondo Ragazzi di vita si può leggere come un "nouveau roman" che aveva bisogno dell’immagine filmica per esprimersi pienamente. Era il periodo in cui lo sfruttamento aveva dato lustro alla Linguistica , alle lezioni di De Saussure, che molti in Francia e in Italia usavano anche per una nuova critica cinematografica. Ora è chiaro che il poliziesco era già usato nei primi romanzi, ma solo come sfondo. Con il passare degli anni però la purezza della descrizione oggettiva, quella povertà che rendeva icastiche le azioni dei cosiddetti personaggi, si era corrotta. La moda del ritorno del romanzo, iniziata nei primi anni Settanta con Handke e Duvert e il successo di Tournier, non erano passati invano. Alain Robbe-Grillet è stato un autore prolifico, ha pubblicato l’ultimo suo romanzo "autobiografico" proprio quest’anno e ci ha lasciati. Con lui se ne va più di una stagione letteraria, non solo quella del "noveau roman" che dominò per vent’anni nel mondo. In Italia che rispondesse a quei dettami ricordo soltanto, forse, il romanzo Partita di Antonio Porta e quelli di Lombardi. Fu la critica neoavanguardistica a impossessarsi di certi temi antiromanzo di quella scuola, per criticare la stagione neorealistica nostrana. Se ne va anche un modo sperimentale di considerare la letteratura, ancora vista come il sale della terra; un modo che considerava lo scrittore quasi come un tecnico, ma un tecnico-vate, in cui l’intelligenza doveva venire alla superficie di più del flusso narrativo. Alain Robbe-Grillet tuttavia non fu seppellito tanto dal ritorno al romanzo degli anni Settanta, quanto dalle prove dell’intertestualità che romanzieri più giovani attuavano con successo di critica. Il romanzo era diventato astratto e Robbe-Grillet si sentì sorpassato da quella estrema sperimentazione che si riuniva attorno alla rivista Tel Quel . Oggi che il poliziesco è il pane di ogni giovane romanziere, perché non riscoprire gli innumerevoli delitti, sadici o meno, che sono sullo sfondo della sua narrativa, magari vedendo anche il modo con cui sono stati raccontati, che non è mai piano e facile, come desidera il lettore odierno? Con Robbe-Grillet, il teorico del nuovo romanzo, scompare davvero una intelligenza narrativa di primo ordine, che pallidamente si può ritrovare in Kundera e forse in Houellebecq. Quando Simon, anch’egli della scuola dello sguardo, vinse il nobel, tutti pensarono a Alain, che l’avrebbe meritato di più, alle sue battaglie contro il romanzo tradizionale, per affinare il gusto del pubblico. Oggi che il contesto è caduto, lo scrittore francese può sembrare un grande archeologo del romanzo, sia pure spingendosi da ultimo a tentare di recuperarlo, stando sempre alle altezze della sua variegata intelligenza. Renzo Paris