La Repubblica 19 febbraio 2008, ENRICO FRANCESCHINI, 19 febbraio 2008
Corsa, bici e slowfood la città che fa dimagrire. La Repubblica 19 febbraio 2008. «Benvenuti nella città che vi farà dimagrire»
Corsa, bici e slowfood la città che fa dimagrire. La Repubblica 19 febbraio 2008. «Benvenuti nella città che vi farà dimagrire». Un cartello del genere, all´ingresso di una qualsiasi città occidentale, ancora non c´è: ma potrebbe o meglio dovrebbe presto esserci, se si vuole evitare una vera e propria «epidemia» di obesità. A sostenerlo è un esperto inglese, il professor Philip James, docente della London School of Hygiene e presidente del comitato internazionale contro il male che minaccia di fare affondare, o perlomeno di rallentare, il cammino del moderno uomo industrializzato. Le statistiche di ogni paese che ha raggiunto benessere e progresso puntano nella stessa direzione: siamo mediamente sempre più grassi. In America e in Gran Bretagna si prevede che a questo ritmo, entro vent´anni, la maggioranza della popolazione sarà sovrappeso, e tutte le altre nazioni dell´Occidente ricco e civilizzato seguono a ruota. Ma i rimedi indicati fino ad ora per combattere questo fenomeno, ossia mangiare più sano e fare più attività sportiva, sono di per sé insufficienti ad arginarlo, afferma il professor James: è come ammazzare zanzare per bonificare uno stagno. Ciò che serve veramente, secondo lui e secondo un crescente numero di addetti ai lavori, è pianificare le città secondo un nuovo modello, che metta al centro l´uomo e gli spostamenti a piedi o in bicicletta, anziché l´automobile e la continua meccanizzazione di ogni movimento. Città fatte apposta per dimagrire. «Viviamo dentro un ambiente obesogenico», ha dichiarato James parlando a Boston a un convegno della American Association for the Advancement of Science (l´Associazione americana per l´avanzamento della scienza), riporta il Times di Londra, «un ambiente che pianifica tutto attorno all´automobile, ma non solo. Il lavoro è eminentemente sedentario, il tempo libero è basato su svaghi come guardare la televisione, navigare su Internet o giocare ai videogiochi. Ascensori e scale mobili fanno il resto, e perfino apparecchi come lo spazzolino elettrico e l´apriscatole elettrico tendono a farci risparmiare, o meglio evitare, qualsiasi attività». Dare la colpa agli individui perché aumentano di peso, conclude perciò il professore, non è più accettabile: « un´ingenuità dire alla gente che tutto dipende da scelte salutari dei singoli, quando viviamo in un mondo che contribuisce in ogni modo possibile ad aumentare l´epidemia di obesità». Occorre, piuttosto, ripensare tutto da capo: con percorsi per jogging e per passeggiate ovunque, incoraggiando l´uso di mezzi pubblici, costruendo case di pochi piani ma con scale, facendo parchi ricreativi per attività sportive e motorie, allargando le isole pedonali nel centro delle città, e così via, fino alla rinuncia alla «cultura del telecomando», che ci evita il minimo sforzo, anche quello di alzarsi, di compiere un passo o un movimento manuale. Qualcuno ci sta già pensando: un rapporto presentato dal professor James al congresso di Boston cita Oslo, capitale della Norvegia, come un buon modello di «slim city», città magra, o che fa dimagrire i suoi abitanti, in cui l´ambiente è strutturato in maniera da scoraggiare l´uso della macchina e incoraggiare le camminate e l´uso della bicicletta. Anche la pianificazione urbana in paesi come Olanda e Danimarca, secondo il medesimo rapporto, comprende maggiori attività fisiche nelle vite quotidiane dei loro abitanti, e difatti coincide con un minore tasso di obesità tra la popolazione. Il 60 per cento di tutti i viaggi compiuti dagli olandesi al di sopra dei 60 anni, per esempio, sono in bicicletta; e soltanto poco più del 10 per cento di tutti gli olandesi fra i 20 e i 60 anni di età sono classificati come obesi. Fare attenzione a ciò che si mangia, andare in palestra o a correre per un´oretta tre o quattro volte alla settimana, naturalmente, è utile, fa bene alla salute e aiuta a non ingrassare, osserva James, il cui messaggio d´allarme ha ricevuto l´appoggio della Associazione Internazionale per lo Studio dell´Obesità: «Ma non basta fare una passeggiatina e bere latte scremato per salvarsi dall´epidemia dell´obesità occidentale. Se uno vuole perdere peso e non riprenderlo dopo pochi mesi, deve cambiare radicalmente stile di vita ed è difficile riuscirci quando tutto il mondo attorno a noi punta nella direzione opposta. Per questo bisogna affrontare il problema alla radice». Con le «città che fanno dimagrire», appunto. Altro che la «Spa». ENRICO FRANCESCHINI