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 2008  febbraio 19 Martedì calendario

Pakistan alle urne, Musharraf in crisi. Corriere della sera 19 febbraio 2008. Dopo tanti massacri, attentati e paure negli ultimi mesi, almeno due note positive sono arrivate ieri dall’appuntamento elettorale pachistano

Pakistan alle urne, Musharraf in crisi. Corriere della sera 19 febbraio 2008. Dopo tanti massacri, attentati e paure negli ultimi mesi, almeno due note positive sono arrivate ieri dall’appuntamento elettorale pachistano. Si temevano nuovi, gravi fatti di sangue davanti alle urne. E invece non ci sono stati, se non schermaglie minori. Da più parti mettevano in guardia sulla possibilità molto concreta che il voto venisse inficiato da brogli massicci, specie da parte delle formazioni legate al presidente Pervez Musharraf. Ma, ben oltre la mezzanotte, gli osservatori locali e internazionali incaricati di moni-torare il processo commentavano con sorpresa compiaciuta che, sino a quel momento, il voto e l’inizio delle operazioni di scrutinio apparivano «più o meno» regolari. Attenzione: siamo in Pakistan. Violenze sono comunque avvenute. Dal Belucistan e dalle «regioni tribali» al confine con l’Afghanistan giungono notizie confuse di seggi occupati con la forza dalle milizie filo- talebane e di paralisi totale del voto. Qui la stragrande maggioranza delle donne ha ricevuto tra l’altro l’ordine dai capi tribali e dai leader religiosi di non recarsi alle urne in nome della loro interpretazione dell’Islam e della tradizione. Praticamente nessuna ha disobbedito. Alcune televisioni locali riportano un centinaio di morti in vari incidenti in tutto il Paese. I dirigenti del Partito Popolare del Pakistan (il Ppp della leader assassinata Benazir Bhutto) segnalano che almeno una decina dei loro militanti sarebbero stati uccisi. Eppure poteva essere molto peggio in questo Paese immenso, composto da regioni molto diverse tra loro e abitato da oltre 165 milioni di persone, di cui 81 aventi diritto al voto. E la questione dei brogli potrebbe venire riaperta già questa sera, quando la diffusione dei primi risultati nazionali potrebbe spingere i partiti scontenti a denunciare irregolarità. Anche i 135 osservatori elettorali inviati dall’Unione Europea si riservano il giudizio definitivo: il loro primo comunicato in merito arriverà mercoledì. Dovrebbero comunque restare nel Paese almeno sino al 2 marzo per seguire tutte le fasi dello scrutinio. Una scelta presa alla luce della crescita della tensione negli ultimi mesi e dal rinvio del voto dal 8 gennaio alla data di ieri. L’assassinio di Benazir Bhutto il 27 dicembre, dopo che era già stata presa di mira il 18 ottobre a Karachi in un attentato che aveva causato oltre 170 morti, e l’esplosione delle violenze nelle ultime settimane in correlazione con le stragi in Afghanistan avevano fatto temere fino all’ultimo minuto che le elezioni potessero venire cancellate. Per avere un’idea chiara dei vincenti e dei perdenti si dovrà attendere oggi pomeriggio. Ma già ieri sera si delineava un fatto importante: sembra che il Partito della Lega Musulmana (Pml-N), guidato dall’ ex premier Nawaz Sharif, sia in netta crescita, tanto che potrebbe battere (o equiparare) il Ppp guidato dal vedovo di Benazir, Asif Ali Zardari. Secondo i primi risultati parziali, il Pml-N starebbe ottenendo ottimi risultati nel Punjab, la regione più popolosa dove vengono eletti ben 148 dei 272 seggi in lizza al Parlamento nazionale. Qui è noto il detto per cui chi controlla il Punjab in realtà domina il Pakistan. I candidati di Sharif sarebbero anche in ottima posizione per alcuni dei 62 seggi del Sindh, roccaforte storica del Ppp. In discesa netta sarebbe invece il Pml-Q, il partito legato a Musharraf, forte soprattutto a Karachi e Islamabad- Rawalpindi. In crisi l’Mma, coalizione di partiti islamici, che raccoglie anche elementi pashtun alleati ai talebani e ai gruppi fondamentalisti. Vittorioso alle elezioni amministrative per le assemblee regionali del 2002, l’Mma starebbe pagando lo scotto di una pessima gestione del governo nelle località dove si era imposto. Pare invece invariato rispetto al passato il tasso di affluenza alle urne: sembra compreso tra il 35 e 40%. Una conferma della tendenza all’astensione caratteristica in Pakistan sin dalle prime elezioni democratiche nel 1970. L. Cr.