ItaliaOggi 19 febbraio 2008, Franco Bechis, 19 febbraio 2008
Per un seggio in Sicilia. ItaliaOggi 19 febbraio 2008. Si gioca in Sicilia il passaggio chiave della campagna elettorale
Per un seggio in Sicilia. ItaliaOggi 19 febbraio 2008. Si gioca in Sicilia il passaggio chiave della campagna elettorale. Perché Raffaele Lombardo, leader del Mpa e candidato alla presidenza della Regione autonoma, è oggi determinante per un successo del Popolo della libertà in caso di apparentamento nazionale, ma anche per le possibilità di sopravvivenza dell’Udc di Pier Ferdinando Casini se il matrimonio dovesse essere celebrato con l’alleato di sempre. Ma per i leader Udc la Sicilia significa anche l’unico (o quasi) salvagente sicuro per un ritorno in parlamento. Grazie a Totò Cuffaro in quella regione scatterà il quorum per il senato e la possibilità di eleggere almeno due-tre rappresentanti. Un posto sicuro. Che però vogliono in troppi...Perché certo, in campagna elettorale Casini & c dichiareranno mille volte di essere sicuri di fare il quorum necessario (4 per cento) alla Camera dei deputati. Ma al loro interno sanno che quell’obiettivo non è così vicino, così si sono catapultati tutti in Sicilia bussando alla porta di Cuffaro che non sembra entusiasta della prospettiva. E’ stato Casini a portare tutte le sue truppe a ballare sul filo del quorum, quindi non sarà il leader a cercare un rifugio sicuro in Sicilia o in Sardegna (unica altra terra dove l’Udc al Senato è quasi sicura di farcela, grazie a un accordo locale), ma il problema si pone per il segretario del partito, Lorenzo Cesa e per il presidente, Rocco Buttiglione, e a ruota per tutti gli altri vertici del piccolo partito di centro. Solo che non c’è posto a bordo per tutti, e in queste ore chi sa fare di conto prepara già armi e bagagli bussando alla porta di Silvio Berlusconi, che è sempre aperta avendo deciso di umiliare fino in fondo gli ex alleati. C’è dunque anche questo drammone, con i suoi piccoli squallori, in questo avvio di campagna elettorale. Non mancano cammei simili sull’altra sponda, dove Goffredo Bettini apre e chiude porte per conto di Walter Veltroni ai compagni di viaggio di un tempo. Ma il drammone Udc in fondo è solo il compimento naturale di una storia nata su piccole beghe elettorali. Nel 1993 Casini e il suo compagno di strada di allora, Clemente Mastella, uscirono dalla vecchia Dc (già ribattezzata ppi) fondando il Ccd per un solo motivo sostanziale: il loro segretario, Mino Martinazzoli, aveva deciso di non ricandidare nè l’uno nè l’altro stabilendo nel mezzo della tempesta di Mani pulite l’esclusione dalle liste di chiunque avesse già trascorso in Parlamento due legislature. Entrambi si accasarono con Berlusconi. Mastella per non molto, Casini si fece un paio di giri in più. Già dopo il successo elettorale del 2001 con il centrodestra, divenuto presidente della Camera dei deputati e compreso che nessuno avrebbe lasciato nelle sue mani la leadership del centrodestra, Casini ha tenacemente provato a costruire in ogni modo un terzo polo di centro, cercando di ritagliarsi con furbizia una legge elettorale che ne garantisse l’indispensabilità. Fu lui a chiedere il ritorno al proporzionale che ha partorito il Porcellum e- da ultimo- a spingere per quella legge tedesca che lo avrebbe reso arbitro dei destini di Berlusconi, Veltroni e chiunque altro si fosse messo alla guida dei poli. Non gli è riuscita, perché i pesci non hanno abboccato all’amo e ora si trova su quella strada che da anni immaginava di imboccare. Ma senza carrozza, cavalli e cocchiere. Costretto a camninare a piedi nudi, con il rischio di non arrivare in fondo. Ma non è strano trovare Casini lì. Sarebbe stato assai più difficile comprendere il suo inserimento in quella squadra di centrodestra guidata da un capitano ritenuto addirittura ”dannoso per il Paese” (così, a giochi fatti, Casini ha definito Berlusconi). L’anomalia piuttosto è stata quella vista in campo fra il 2001 e il 2006, a giocare in una squadra senza mai passare la palla al capitano e quando era possibile, anzi, cederla all’avversario. Come un giocatore della Roma deciso a giocare contro Francesco Totti e che nella partita chiave piuttosto di passargli la palla, preferisse cederla a un Ibraimovic o a un Del Piero. La collocazione ora è più naturale, anche se fa effetto assistere i paladini del buon governo scendere in campo con il solo scopo di rendere impossibile a qualcuno il governo. Raccogliendo gli ultimi poteri forti ancora a disposizione, qualche vecchio banchiere democristiano doc, qualche tonaca ancora disponibile, forse Casini riuscirà. Altrimenti dovrà ritirarsi anche lui nella piccola Bavaria siciliana... Franco Bechis