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 2008  febbraio 19 Martedì calendario

”Si è accesa la miccia di tutti i separatismi”. La Stampa 19 febbraio 2008. «L’indipendenza del Kosovo non promette nulla di buono»

”Si è accesa la miccia di tutti i separatismi”. La Stampa 19 febbraio 2008. «L’indipendenza del Kosovo non promette nulla di buono». E’ negativo il commento di John Bolton, ex ambasciatore Usa all’Onu, a quanto sta avvenendo nei Balcani. Bolton è stato per anni un fedelissimo dell’amministrazione Bush ma sulla crisi del Kosovo non esita a smarcarsi, rimproverando alla Casa Bianca e a molti Paesi europei di aver ceduto a «sentimenti anti-serbi», favorendo uno sviluppo geopolitico «destinato a creare problemi molto seri». Perché è tanto contrario al passo compiuto da Pristina? «La dichiarazione di indipendenza dei leader kosovari rischia di gettare l’intera regione dei Balcani nell’instabilità. Senza contare che la Russia sarà legittimata a mettere a segno le previste contromosse in Moldavia e Georgia. E’ stato aperto un vaso di Pandora dalle conseguenze difficili da prevedere se non per il fatto che saranno negative per l’intera Europa». A che cosa si riferisce? «Al fatto che il Cremlino spingerà la regione dell’Abkhazia a separarsi dalla Georgia nel Caucaso. Quanto fatto dal Kosovo costituisce un precedente che rende legittimo un simile, ed assai grave, sviluppo». Perché lega l’indipendenza del Kosovo all’instabilità nella regione dei Balcani? «Per il semplice fatto che si vengono a creare due Stati albanesi, vicini l’uno all’altro, accomunati da un forte nazionalismo. E’ una mina politica risultato di un grave errore strategico, del quale sono responsabili il governo degli Stati Uniti e quegli alleati europei che lo hanno sostenuto nel sospingere i kosovari verso la formalizzazione del distacco da Belgrado». Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è spaccato sul Kosovo ed ora è imprigionato nell’impasse. In forza della sua esperienza cosa prevede avverrà al Palazzo di Vetro? «L’impasse è colpa degli Usa e di alcuni suoi alleati. La risoluzione Onu numero 1244 sul Kosovo prevede, nero su bianco, che rimanga all’interno di un unico Stato con la Serbia. Chi si schiera con l’indipendenza smentisce una risoluzione approvata dallo stesso Consiglio di Sicurezza. L’impasse è una ovvia conseguenza del fatto che il Consiglio di Sicurezza ha negato se stesso». Come uscirne? «A questo punto è molto difficile. Basti pensare che la Russia ha ancora propri militari sul territorio della Moldavia, affermando di voler tutelare la popolazione russofona nei territori dove è maggioritaria. La scelta di Pristina ha portato un’ampia regione strategica sull’orlo del precipizio. Per rimediare all’errore commesso servirà molto tempo. E non sarà affatto facile». Da dove ritiene che si origini quello che lei definisce «il grave errore» degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei? «Dal fatto di essere mossi da una politica ostile alla Serbia. Il ricordo della dittatura di Slobodan Milosevic è alla base delle mosse diplomatiche compiute come anche della fuga in avanti dei kosovari ma a Belgrado oggi non c’è più Milosevic quanto piuttosto una leadership serba che rispetta i principi democratici e vuole legarsi all’Europa». M. M.