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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Bilancio del terremoto dell’altra notte in Cile. I morti sono 708 (ore 21 di ieri sera), dei feriti non ci sono cifre ufficiali ma potrebbero essere cinquemila. La presidente Bachelet ha comunicato che «il numero dei dispersi è indeterminato». Si parla però di un milione e mezzo, o forse addirittura di due milioni di persone, su una popolazione di 17 milioni di abitanti. Il numero dei morti crescerà di sicuro, purtroppo, e potrebbe arrivare anche a 1.500 o addirittura a 2.000. Ci sono una quantità di uomini, donne, bambini sotto le macerie. Mentre gli sciacalli dànno l’assalto ai supermercati portando via tutto quello che possono (con una preferenza per i televisori al plasma), infuriano le polemiche sui criteri adottati per tirar su una quantità di palazzine, specialmente a Santiago, edifici costruiti in teoria secondo i rigidi criteri antisismici previsti dalla legge e andati invece completamente in briciole, come se ingegneri e architetti se ne fossero fregati. Si ammette tuttavia che senza la normativa di sicurezza adottata ormai da molti anni, la catastrofe avrebbe assunto proporzioni immani.
• Come mai hanno questa normativa tanto rigida?
E’ un Paese ad altissimo rischio sismico, come l’Italia e il Giappone. La più violenta scossa del Novecento s’è verificata proprio in Cile, nel gennaio 1960, a Valdivia. Nove virgola cinque gradi della Scala Mercalli, 1.700 morti. Questa è per intensità la settima della storia.
• E i morti saranno alla fine solo mille o duemila? Ad Haiti sono stati più di duecentomila.
Ad Haiti i morti sono stati 220 mila. E la scossa fu più debole. Però la terra tremò pochi chilometri sotto la superficie, gli effetti furono percio più tremendi. Le abitazioni dell’isola erano poi quello che erano. L’epicentro della scossa di sabato notte (3.34 del mattino laggiù, 7.34 da noi) era a 59 chilometri sotto il livello del mare e a 300 chilometri a sud di Santiago. Magnitudo 8,8, quindi molto più potente di quella di Haiti però troppo in profondità per poter causare gli stessi danni. S’è trattato tuttavia di un terremoto devastante, per il quale s’è temuto anche l’effetto tsunami, cioè l’insorgere di un’onda anomala che spazzasse le coste sia in Sudamerica che in Giappone. Nel nord del Giappone sono state fatte evacuare 320 mila persone. poi arrivata un’onda da un metro e mezzo che ha fatto pochi danni e nessuna vittima. I paesi che si affacciano sul Pacifico sono collegati al Pacific Tsunami Warning Center, che manda un allarme generale in caso vi sia un pericolo tsunami. Sabato l’allarme è partito.
• Non ha la sensazione che la Terra stia tremando più che in passato? Voglio dire: l’Aquila, Haiti, adesso il Cile, il tutto inframezzato da qualche sommovimento cinese.
La scossa cilena è trentamila volte più forte di quella dell’Aquila. Non credo che gli scienziati sottoscriverebbero la tesi che la Terra trema più di un tempo: per affermarlo, bisognerebbe elaborare una teoria, cioè spiegare perché trema di più. Ma con i terremoti di teorie se ne son fatte tante e non se n’è cavato poi molto.
• Beh, allora le chiedo: quanti terremoti ci sono stati l’anno scorso? E quanti quest’anno?
Prendiamo l’ultimo decennio, allora. Così, tanto per vedere se c’è una qualche tendenza. Gli anni con il minor numero di vittime sono stati il 2007 (712), il 2002 (1.685), il 2009 (1.787). Gli anni peggiori il 2004 (228.802: ci fu lo tsunami in Indonesia) e il 2010: 222.745 vittime finora, tutte ad Haiti. Le vittime del 2010 saliranno di un migliaio di unità almeno quando sarà finita la conta cilena. L’intera sequenza dei morti da terremoto negli ultimi dieci anni è questa (partendo dal 2001): 21.357, 1.685, 33.819, 228.802, 82.364, 6.605, 712, 88.011, 1.787, 222.745. Ci vede un senso?
• Io no. Sembrano numeri presi a caso.
Infatti. La sequenza smentisce che vi sia un trend ascendente, cioè che il numero dei terremoti – che sono in tutto il pianeta un miliardo l’anno circa - sia tendenzialmente in aumento. Eppure non si tratta di numeri casuali: il terremoto ha sempre una ragione e il numero dei morti anche. La ragione del terremoto ci è sconosciuta: le placche si spostano, si infilano una sotto l’altra, liberano quantità enormi di energia. Conosciamo abbastanza bene il meccanismo, ma perché queste masse si scontrino in quel punto proprio in quel momento ci è ignoto. Finora, costruire un modellino credibile è risultato impossibile, perché i fattori in gioco – come nelle previsioni del tempo – sono troppi. Quanto al numero dei morti dipende dalla profondità dell’epicentro e dalla violenza della scossa, naturalmente. Ma anche dal criterio con cui costruiamo, dall’investimento che facciamo in sicurezza. Ci sono posti dove non bisognerebbe proprio stare. Ma tante volte è inutile farlo sapere. Gli uomini ci si piazzano lo stesso, certi che il sisma arriverà, ma chissà quando. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/3/2010]
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