Cinzia Romani, Il Giornale, 1/03/2010, 1 marzo 2010
IL PADRE GAY DI DE NIRO
(riassunto)
Robert De Niro è da quarant’anni l’iconica star più rispettata e più nota della storia cinematografica contemporanea. Adesso che l’età avanza (è nato il 17 agosto del 1943) ecco il tempo del padre e del nonno a irrobustire un corpus interpretativo difficile da eguagliare. Nel remake Usa di Stanno tutti bene (Giuseppe Tornatore, 1990), diretto da Kirk Jones e nelle sale italiane dal 23 aprile con il titolo Everybody’s fine. Stanno tutti bene, il divo recita nel ruolo che fu di Mastroianni, quello di un vedovo solitario, in viaggio per andare a trovare i figli sparsi in varie città. Frank Goode parte perché nessun figlio si presenta all’attesa riunione annuale. Affronta così un viaggio che è prima di tutto dell’anima: a New York non c’è traccia del figlio David, a Chicago Amy non ha tempo da perdere, nel Colorado Robert è musicista sui generis e a Las Vegas Rosie fa ancora la figlia dei fiori...
Il tema della paternità riguarda da vicino Robert De Niro. E non soltanto perché lui, sempre in coppia con donne nere, ha cinque figli, ma anche per la storia di suo padre, un pittore dichiaratosi gay negli anni Quaranta (e nell’America bacchettona di allora), subito dopo aver lasciato la madre di Bob, Virginia Admiral, artista e poetessa a sua volta. La storia è raccontata nella biografia di De Niro, firmata John Baxter e confermata dallo stesso attore in una recente intervista. De Niro senior ha avuto storie con il poeta Robert Duncan, con lo scrittore Tennessee Williams e con il pittore Jackson Pollock. Bob insomma è stato cresciuto da sua madre, e sarà per questo che si butta a pesce quando gli chiedono di fare il nonno, come in Little Fockers (con Ben Stiller), seguito della saga Ti presento i miei: una generazione avanti, e ciao ciao problemi di paternità.