Americo Bonanni, varie, 1 marzo 2010
LA TELEVISIONE IN 3D, PER VOCE ARANCIO
La sera di domenica 31 gennaio Sky Uk ha trasmesso in via sperimentale in nove pub di Londra e di alcune città britanniche la prima partita di calcio della storia in 3D. I televisori erano Lg, l’incontro il big match di Premier League Arsenal-Manchester United (ha vinto il Manchester 3-1).
I film Avatar e Up ci hanno abituato a indossare gli occhiali al cinema e a tenerli per un paio di ore, facendoci forse dimenticare che la tecnologia della visione in tre dimensioni risale almeno agli anni ”50. Eppure da allora è stata sempre considerata poco più di un giochetto da fiera, appena sufficiente a stupire il pubblico per pochi minuti. Ora la situazione è cambiata. I due film apripista, e tutti gli altri che stanno arrivando, rappresentano una rottura con il passato non tanto per il sistema di visione, quanto per la tecnologia usata per le riprese, che rende l’esperienza molto più naturale. La rivoluzione nel cinema appare ormai inarrestabile, con il numero di sale capaci di mostrare il 3D in continuo aumento. Ma cosa succederà nelle nostre case?
Una volta completata la sostituzione dei vecchi televisori a tubo catodico con quelli Lcd e, in misura minore, al plasma, o con quelli ad alta definizione nel passaggio dall’analogico al digitale, il fatto nuovo per il mercato degli apparecchi tv sarebbe proprio la tridimensionalità. Ma le cose non saranno così facili. Due sono gli ostacoli principali: da un lato la tecnologia, con i non troppo amati occhialini che per ora sembrano indispensabili, dall’altro il fatto che non esiste ancora un sistema standard per la distribuzione e la visione di immagini 3D.
La sudcoreana LG, seconda casa mondiale di tv, già quest’anno si aspetta di vendere 400 mila apparecchi tv 3D e 3,4 milioni l’anno prossimo. Sony ha in progetto di applicare il 3D sia ai televisori Bravia sia ai computer Vaio e ai giochi della PlayStation3.
Il concetto alla base delle immagini tridimensionali è estremamente semplice: prima di tutto è necessario riprendere la scena con due telecamere. Tra l’altro, è un sistema sempre più usato per l’esplorazione spaziale, come sulle sonde Mars Rover, attualmente in funzione su Marte. Questo accorgimento permette di effettuare una ripresa da due angoli diversi, esattamente quello che facciamo nella realtà con i nostri occhi. Con un grado di sofisticazione variabile (ad esempio in Avatar lo ”sguardo” delle due telecamere può convergere o divergere a seconda della distanza dell’oggetto osservato, ancora una similitudine con i nostri occhi) la cosa è piuttosto facile, anche se naturalmente più costosa del normale.
Il problema arriva quando si tratta di guardare le immagini e di restituire il senso di profondità. C’è da far vedere all’occhio sinistro solo le immagini riprese dalla telecamera sinistra e viceversa, il tutto proiettandole su un unico schermo. Il metodo più arcaico era quello degli occhiali colorati, con di solito una lente blu e l’altra rossa. Sullo schermo, grazie a proiettori separati, vengono mandate due immagini, corrispondenti alle riprese fatte dalla telecamera sinistra o destra. Solo che hanno tonalità di colori diverse. Con i filtri colorati ogni occhio vede solo l’immagine a lui destinata. Il cervello fa il resto, ricombinando le informazioni e presentando la scena tridimensionale.
Gli occhiali colorati sono praticamente estinti. La qualità delle immagini è infatti piuttosto scadente, soprattutto perché tutti i colori risultano falsati. Così si è passati a un sistema più sofisticato, peraltro anche questo concepito da decenni: la luce polarizzata. Avatar, Up e tutta la nuova generazione di film 3D usano questo sistema. Le immagini dirette all’occhio sinistro sono emesse con luce polarizzata di un determinato tipo, mentre quelle per il destro hanno una polarizzazione differente. Le lenti degli occhiali faranno il resto, lasciando passare solo un tipo o l’altro.
Quasi tutte le televisioni che stanno per apparire nei prossimi mesi sugli scaffali dei centri commerciali usano questo sistema, cosa che ci costringerà ad usare gli occhiali per vedere film e programmi. Esistono però due possibilità diverse, che determineranno anche un’apprezzabile differenza di prezzo. Una è quella classica, chiamata ”passiva”: il video sullo schermo sarà in realtà doppio. I pixel proietteranno luce polarizzata in un modo o nell’altro e gli occhiali serviranno a distribuire le immagini a sinistra o a destra. Questo implica naturalmente la necessità di avere un numero di pixel doppio rispetto a un televisore normale per ottenere la stessa qualità. La Hunday punta su questa modalità per televisori da 40 a 50 pollici. Il vantaggio è che gli occhiali sono molto economici.
Il sistema ”attivo”, pur usando sempre luce polarizzata, è molto diverso: le immagini per l’occhio sinistro e per il destro non sono contemporaneamente presenti sullo schermo, ma vengono proiettate alternativamente. In altri termini, un fotogramma conterrà l’immagine per un occhio, mentre quello successivo sarà destinato all’altro e così via. A questo punto gli occhiali comuni non bastano più: ci vogliono lenti capaci di sincronizzarsi con ciò che viene mostrato sullo schermo, adattando la loro polarizzazione a seconda di quale fotogramma viene mostrato. In questo modo il numero di pixel disponibili per formare l’immagine non viene dimezzato, però gli occhiali sono molto più costosi (almeno 100 dollari l’uno secondo le previsioni), e devono essere collegati in qualche modo alla tv. Samsung e Mitsubishi sono su questa strada, con la prima che produrrà tutti i suoi televisori di fascia alta, sia a led che al plasma, già pronti per il 3D attivo.
Il terzo metodo è quello che probabilmente tutti vorrebbero vedere subito, e in teoria sarebbe immediatamente disponibile, ma gli analisti pensano che non sarà realmente confortevole ancora per qualche anno. Niente più occhiali: ci si potrà godere il 3D liberamente. Viene sfruttata la ”visione lenticolare”, nella quale la Philips ha investito buone risorse. Lo schermo, in questo caso, è molto più complicato rispetto agli altri televisori perché i singoli pixel hanno delle lenti capaci di indirizzare la luce verso un occhio o l’altro. Lo spettatore però deve trovarsi in una posizione ben precisa affinché i suoi occhi vengano raggiunti in modo corretto dai fasci di luce. Di sicuro miglioramenti nella tecnologia ”senza occhiali” arriveranno con un enorme aumento di pixel, calcolato nell’ordine di 50 volte quelli attuali.
In Europa i primi televisori capaci di mostrare contenuti digitali, tutti con gli occhiali, sono attesi dopo il prossimo mese di giugno: I prezzi saranno solo leggermente superiori a quelli 2D di pari grandezza, con gli occhiali che, nel caso di tecnologia attiva, faranno la differenza.
In Gran Bretagna BskyB avrà un canale satellitare 3D entro il 2010: film ma anche concerti, spettacoli e sport.
La questione di quale apparecchio scegliere, e con quale tecnologia, è solo uno degli aspetti che decideranno il successo del 3D domestico. Bisogna infatti considerare che non esiste ancora uno standard unico per come i contenuti digitali saranno codificati e trasmessi al televisore (accadde qualcosa di analogo con la scelta tra i sistemi per trasmettere a colori - Pal, Secam o Ntsc - e con la guerra dei formati per videocassette tra Vhs e Betamax o, in tempi più recenti, con lo scontro tra due diversi formati per i Dvd ad alta definizione, il Blue Ray ed l’Hd-Dvd). Samsung ha fornito i suoi apparecchi 3D della possibilità di accettare diversi sistemi disponibili. Ma discussioni per arrivare a un sistema unico sono state avviate.
Poi il problema della banda, la quantità di informazioni necessaria affinché si possa vedere un programma o un film in 3D. Come minimo bisognerà raddoppiarle, un problema ancora da risolvere per tutte le tv digitali, terrestri o via satellite, che dovranno trasmettere molti più dati di quanto non facciano ora.
Alla fine saranno proprio i contenuti a decidere le sorti del 3D. Si potrano vedere abbastanza film o eventi sportivi da invogliare all’acquisto di un televisore del genere?
La casa produttrice Dreamworks, che vanta tra gli altri capolavori il cartone animato Shrek, ha annunciato che tutti i suoi film saranno girati anche in 3D.
Espn, il network americano controllato da Walt Disney, che trasmette via cavo sport 24 ore su 24, lancerà negli Stati Uniti il primo canale televisivo a tre dimensioni. Si partirà con il Mondiale di calcio in Sudafrica: l’11 giugno sarà trasmessa in diretta la partita inaugurale tra i padroni di casa e il Messico. Ma Espn potrebbe mandare in onda in 3D fino a 25 incontri del Mondiale 2010. Nel complesso, nel primo anno, saranno 85 gli eventi sportivi trasmessi in 3D, tra cui partite di basket dell’NBA e il calcio americano a livello universitario.
L’americana Discovery Communication ha annunciato una joint venture paritetica con il pioniere Imax e la Sony. Obiettivo: creare il primo canale Usa per offrire in 3D, dal 2011, film, trasmissioni di storia naturale, di spazio, esplorazioni, avventura, scienza e tecnologia e programmi per bambini.
Anche se tutti scommettono sul successo della televisione tridimensionale, molti aspetti sono ancora incerti, se non vaghi. I prossimi mesi saranno probabilmente cruciali per verificare se le offerte, sia di tecnologia che di contenuti, incontreranno i gusti del pubblico e i relativi portafogli.
«Il 3D ”non aveva bisogno di essere inventato”, lo ha spiegato bene, anni fa, lo psicanalista Cesare Musatti: ”Il cinema comune riesce a darci impressioni del tutto corrispondenti a quelle di una realtà corporea tridimensionale” grazie alle leggi della prospettiva e del movimento. Quando un film inizia lo schermo scompare mentre lo spazio virtuale, che è nella mente dello spettatore, si dilata all’infinito» (Roberto Nepoti, la Repubblica)