F.Sch., La Stampa 1/3/2010, pagina 9, 1 marzo 2010
UNO DEGLI ACCUSATI: "TUTTO E’ SUCCESSO PER UN LITIGIO"
Come mi sento? Rispetto a quello che è successo al Partito socialista che mi ha visto crescere, tutto il resto si è già provato», sospira Alfredo Milioni. Ex sindacalista Cgil all’Atac, presidente del XIX municipio di Roma, ex socialista poi passato in Forza Italia, dal 1995 si occupa di presentare le liste per gli azzurri nella capitale.
Insieme al compagno di partito Giorgio Polesi, ex esponente di Alleanza Nazionale, sabato era in Tribunale a piazzale Clodio, per presentare la lista del Pdl. Quella che invece, per ora, è esclusa dalla competizione.
Com’è successo? A che ora siete arrivati in Tribunale?
«Alle 11.30 circa siamo entrati. Piano terra, palazzina A, stanza 23. Siamo arrivati in orario e ci siamo messi regolarmente in fila».
Scusi, ma perché non vi siete presentati con un po’ più di anticipo sulla scadenza dei termini?
«Perché ci eravamo visti con anche il coordinatore regionale Piso e il vice coordinatore Pallone alla sede del partito, in via Paolucci de’ Calboli, per fare il punto della situazione di tutte le province».
Ma la lista era chiusa da quando?
«Dal giorno prima era già tutto quanto pronto. Però abbiamo fatto la scelta di presentare tutto sabato, insieme alla lista regionale».
La lista «per il Lazio» e i collegamenti con le liste degli altri partiti di coalizione, consegnata alla Corte d’Appello da Piso e Pallone. Torniamo a lei e Polesi: una volta entrati, le forze dell’ordine hanno chiesto che rimanesse in coda una sola persona per volta...
«Sì, ed è rimasto lui».
E lei cos’ha fatto nel frattempo?
«Io intanto passeggiavo fuori».
Dentro o fuori dal Tribunale?
«E’ irrilevante. L’importante è che la lista è arrivata in tempo. Noi abbiamo cercato di presentarla ma ci è stato impedito».
Il problema, avete raccontato, è stato quando lei è rientrato per dare il cambio a Polesi, giusto?
«Sì, quando sono entrato per prendere il posto di Polesi, lui si è chinato per darmi tutta la documentazione e abbiamo visto uno col telefonino che ci stava fotografando. Uno che non conosco, ma che si è dichiarato radicale. Abbiamo cominciato a discutere e, litigando, ci siamo trovati fuori dalla linea Maginot».
Scusi ma perché avete cominciato a litigare? Che problema c’era se anche vi stava fotografando?
«Nessun problema. Era tutto talmente pronto che i numeri dei sottoscrittori sui moduli prestampati, che di solito si scrivono a penna, avevo fatto in tempo a batterli a computer. E non avevo bisogno di andare da nessuna parte perché tutte le accettazioni le ho fatte io, non avrei avuto bisogno della firma di nessuno».
Va bene: ma allora perché è nato questo diverbio?
«E’ stato creato ad arte un subbuglio per impedirci di presentare la lista».
Dunque, mentre voi litigavate e vi allontanavate dalla ”postazione”, rimaneva invece nella zona di consegna un ”faldone”.
«La raccolta di sottoscrizioni coi relativi certificati collettivi. 2701, non due fogli».
A quel punto, avete raccontato, dopo un po’ di discussione avete tentato di tornare nella zona di consegna. Ma era superato l’orario limite e non vi è stato consentito l’accesso...
«Sì, abbiamo cercato di presentare la lista ma ci è stato impedito».
Senta, ma si sente un po’ colpevole? Se potesse tornare a sabato, non starebbe più attento anche lei...
«Assolutamente no. Io non ho sbagliato niente, ha sbagliato chi non ci ha fatto depositare la lista».