Vittorio Feltri, il Giornale 1/3/2010, pagina 1, 1 marzo 2010
CHE TRAVAGLIO RIEMPIRE LE PAGINE DELLA STAMPA
Ieri la Stampa di Torino, forse a corto di argomenti, si è esercitata con i numeri per dimostrare che la destra (cioè il Giornale e Libero) ha scelto come super-nemico Marco Travaglio (notoriamente afflitto da una inguaribile forma di antiberlusconismo). Anche se ciò fosse vero non ci sarebbe nulla di male; ma vero non è. Si tratta di una forzatura del giornalista che ha scritto il pezzo, Michele Brambilla, e di chi lo ha impaginato e titolato. Il sommario è un delirio: Travaglio «sempre più nel mirino dei quotidiani vicino all’attuale maggioranza: ” pericoloso”».
Quanto all’articolo, ci sarebbe poco da eccepire se si basasse su dati significativi che, invece, tali non sono. E siccome costituiscono la premessa del discorso, tutto il discorso è sballato. Ne riporto un brano. «La campagna in corso è testimoniata anche dalla quantità di siti, di blog, di social network che ne parlano. Google, alla voce ”Travaglio e il Giornale” dà 193mila risultati; alla voce ”Travaglio e Libero” 603mila».
In effetti, uno sproposito. Personalmente non uso il computer, ma ho pregato un collega di verificare se la statistica fosse esatta. Esito positivo. Alla voce «Travaglio e il Giornale» spiccano 193mila risultati. Quindi, secondo la Stampa, c’è poco da fare: noi siamo in guerra con il livoroso commentatore di Annozero. Peccato che la stessa Stampa abbinata al nome di Travaglio fornisca numeri più alti dei nostri: 577mila. Sicché se noi siamo in guerra con lui, i colleghi del quotidiano torinese lo sono ancora di più. E allora perché Michele Brambilla scrive che il Giornale è accecato dall’odio per Travaglio, e tace dell’odio maggiore della Stampa verso lo stesso personaggio?
Probabilmente, il direttore o chi per lui gli ha chiesto di sostenere la bizzarra tesi che noi siamo animati da istinti omicidi, e Brambilla l’ha sostenuta. Come? In assenza di idee migliori, ha rovistato in Internet che è una discarica in cui c’è da perdere la trebisonda, e lui l’ha persa al punto da vedere la pagliuzza nei nostri occhi e non la trave nei suoi. Altrimenti avrebbe costatato che nella classifica dell’odio la Stampa batte il Giornale 577mila a 193mila.
Una pagina intera per raccontare una balla. Troppo. Succede a tutti di sbagliare. Ma a chi si nutre di pregiudizi succede di più. Dispiace polemizzare con un caro collega come Michele che, tra l’altro, fino a sei mesi fa era vicedirettore del Giornale dopo essere stato anche vicedirettore di Libero, e che pertanto dovrebbe sapere – a meno che non soffra di gravi amnesie – quale sia il clima in via Negri e in viale Maino. Ecco, quel clima non è mai cambiato. Né sono cambiati i direttori che lo influenzano: Belpietro e Feltri a suo tempo hanno assunto Brambilla, ben contento di farsi assumere.
Michele, ora passato alla Stampa, scrive un articolo per dire quanto siamo cattivi, Maurizio ed io, con il povero Travaglio e si dimentica di citare le cattiverie di Travaglio su di noi. Dimentica inoltre di citare l’ultima gaffe di Marco, recentissima. La cito io. Un paio di settimane fa, Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, va ospite ad Annozero e, da signore qual è, fa notare con garbo a Travaglio: anche a te sarà capitato di frequentare persone di dubbia moralità. E lui, per tutta risposta, ha chiesto l’epurazione sia di Porro sia di Belpietro. Perché? Considera merde (sic) i giornalisti di destra.Ma tu, caro Michele, su queste cosucce sorvoli. Preferisci guardare le nostre pagliuzze su Internet e scrivere che Travaglio è una vittima. Nostra, ovviamente.