Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Per decidere a chi dare Opel, il governo tedesco ha organizzato una specie di Grande fratello: i tre pretendenti chiusi ciascuno in una stanza diversa e obbligati a rispondere alle domande di una squadra planetaria formata da politici e sindacalisti tedeschi, rappresentanti della General Motors e inviati di Obama. I giornali hanno voluto ad ogni costo scrivere che ieri sera lo sposo sarebbe stato scelto e subito dopo il matrimonio celebrato. Illusione: una decisione tanto affrettata non aveva logica – nel quadro di conflittualità elettorale tedesco – e non era neanche tecnicamente possibile, dato che fino al 1˚ giugno il destino di Opel è in definitiva nelle mani di Gm e Berlino potrà fare molto per i lavoratori tedeschi della Opel, ma sempre quando avrà capito le intenzioni della casa madre.
• Gm non è ancora fallita?
Fallirà il 1˚ giugno, cioè lunedì prossimo, quando verrà in scadenza un bond da un miliardo a cui non farà onore. Ieri è stato compiuto un passo importante sulla strada del Chapter 11: Gm aveva offerto ai suoi azionisti il 10% della Gm futura, in cambio delle vecchie azioni e della rinuncia ad ogni azione legale. Un concambio che non ha accettato praticamente nessuno. Non si creda che, dopo la proclamazione della bancarotta pilotata, la mano passi del tutto ai tedeschi: Obama vuole mettere su Gm ancora una cinquantina di miliardi e impadronirsi del 70 per cento della casa. Il presidente vuole ristrutturare il suo settore automobilistico in prima persona, Marchionne è un suo uomo e i giochini dei partiti a Berlino non possono interessarlo più di tanto. Se Chrysler e Gm non dovessero intrecciare i loro destini – come sembra più che possibile – potrebbe esserci un problema nella cessione di Opel a Fiat: Gm infatti rafforzerebbe con questa mossa il suo futuro concorrente Chrysler. Ma naturalmente è del tutto possibile che anche Gm diventi un partner dei torinesi. Si sa già che per cedere le attività in America Latina – che a Marchionne piacerebbero molto – General Motors chiede una partecipazione del 30% nella nuova società. Anche se le architetture societarie sono per ora un mistero, con questa mossa Gm entrerebbe per forza in qualche modo nel capitale di Chrysler.
• Credevo che la partita si giocasse soprattutto a Berlino.
Berlino è decisiva perché presterà un miliardo e mezzo a Opel per tenerla in vita fino all’arrivo del nuovo socio. Che ieri non è stato scelto. Gm ha fatto un passo importante per la sopravvivenza della sua controllata tedesca: ha trasferito a una sua società in Germania – la Adam Opel GmbH – stabilimenti, rete vendita e tecnologie di Opel e Vauxhall. Tenendosi però il debito. In questo modo, il futuro socio dovrà far fronte all’esposizione verso lo Stato e a nient’altro.
• Fiat ha più chance.
Io dico che Fiat ha chance notevoli, superiori a quelle di Magna. Gli svedesi hanno comunicato ufficialmente che il Lingotto è fra i tre pretendenti di Saab (partita Gm anche questa). Ieri poi il Financial Times ha finalmente scritto la verità e cioè che il piano Fiat è migliore del piano Magna. Le cito il passaggio: «La migliore opzione è Fiat, anche se i rivali di Magna sembrano aver persuaso molti politici e sindacalisti che la proposta del gruppo canadese è la migliore per la Germania». In questo senso tutte le spinte a rinviare fanno il gioco della Fiat, perché con le elezioni alle porte è difficile per un premier smentire il sindacato. Ho anche l’impressione che i socialdemocratici abbiano fatto un errore grave.
• Quale?
Se, per ipotesi, domani mattina il governo scegliesse Magna, gli avversari della Merkel alle elezioni potrebbero cantare vittoria e attribuire a se stessi il merito di quella scelta. Lei capisce che la Cdu non può permetterlo. Noti che né la Merkel né Guttenberg si sono mai pronunciati ufficialmente per la Fiat. Questo renderebbe l’eventuale scelta dei torinesi meno colorata politicamente.
• Come faranno a non scegliere?
Ma intanto l’apertura del Chapter 11 per Gm porterà la faccenda avanti di un mese, cioè arriveremo senza sforzo alla fine di giugno. Subito dopo si perderà un po’ di tempo a recitare le puntate del Grande fratello con i pretendenti. C’è anche un avance cinese, fatta dalla Baic, la quale avrebbe promesso di non licenziare nessuno. I tedeschi hanno risposto: è arrivata in ritardo, non abbiamo neanche fatto in tempo ad aprire il fascicolo. Ma più in là verranno buoni anche loro per guadagnare le settimane che servono a superare il 27 settembre, data delle elezioni tedesche. Il partito del rinvio è in crescita: ieri ne ha parlato favorevolmente la Faz (la Frankfurter Allgemeine Zeitung) e persino Armin Schild, un sindacalista della Ig Metall che s’è fatto intervistare dalla Berliner Zeitung, ha raccomandato: «Niente fretta». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/5/2009]
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