Primo Di Nicola, L’Espresso, 28 maggio 2009, 28 maggio 2009
PRIMO DI NICOLA PER L’ESPRESSO 28 MAGGIO 2009
Quella new town chiamata tendopoli Il piano di ricostruzione è in ritardo. Le nuove case all’Aquila verranno consegnate solo entro fine dicembre. E per i senzatetto si prospetta un inverno nelle tende
Non ci fosse di mezzo il dramma di 63 mila sfollati e di oltre 13 mila persone rimaste senza casa dopo che il terremoto ha ridotto a un cumulo di macerie l’Aquila e dintorni, davanti agli annunci roboanti del premier si potrebbe tranquillamente sorridere. Sulle date della ricostruzione e della consegna delle nuove abitazioni ai senzatetto rifugiati nelle tendopoli intorno alla città o negli alberghi della costa, le promesse di Silvio Berlusconi non coincidono con i piani operativi della Protezione civile. Il presidente del Consiglio era partito a metà aprile garantendo che, prima dell’arrivo della stagione fredda - a fine agosto all’Aquila le temperature si possono avvicinare già allo zero - tutti avrebbero avuto una nuova casa: ma le difficoltà dell’emergenza hanno poi imposto tempi più lunghi e soprattutto un atteggiamento più prudente. Almeno fino a giovedì 14 maggio, quando di fronte agli stati generali delle costruzioni convocati dall’Ance alla Fiera di Roma, il Cavaliere ha lanciato una data precisa: "Entro il primo novembre", ha detto, "saranno pronte 4 mila, 4.500 case per ospitare 13 mila persone". Belle parole, peccato però che il calendario del Piano Case messo a punto dal dipartimento della Protezione civile affidato al sottosegretario Guido Bertolaso, secondo quanto risulta a ’L’espresso’, preveda scadenze diverse. E sicuramente tempi più lunghi: al massimo saranno pronte un migliaio di abitazioni per fine settembre, mentre il resto, nelle previsioni più ottimistiche, verrà consegnato a scaglioni entro fine dicembre.
Procurare presto un tetto sicuro ai cittadini che hanno perduto per sempre la loro casa è una questione estremamente delicata per il premier. La vetrina del G8 spostata all’Aquila e l’impegno diretto richiesto ai capi di Stato stranieri nella ricostruzione hanno alzato terribilmente la posta in gioco nella partita del dopo-terremoto. Mantenere le promesse, dopo avere ripetuto più volte che l’Abruzzo è ormai per lui "una missione", è dunque una questione decisiva per il governo. Che proprio sul tema della ricostruzione ha però già inanellato altri imbarazzanti scivoloni. A cominciare dalle famose new town: proposta caduta per le resistenze del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e del presidente della Provincia Stefania Pezzone. Per non parlare della strombazzata idea della parcellizzazione della ricostruzione in un centinaio di progetti da affidare a ciascuna delle province italiane: altra iniziativa archiviata. Infine l’annuncio della consegna delle case per novembre smentito però dal crono-programma dei lavori illustrato a ’L’espresso’ dalla Protezione civile, che solo in questi giorni sta muovendo i primi passi per realizzare il suo famoso Piano Case (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) varato proprio per superare l’emergenza.
Ideato dagli uomini di Bertolaso, il piano prevede interventi nel solo comune dell’Aquila dove dovrebbero essere realizzate quelle 4 mila, 4.500 abitazioni di cui parla Silvio Berlusconi.
Per gli altri 48 comuni danneggiati dal sisma, in attesa di quantificare l’esatto numero delle famiglie rimaste senza un tetto, si pensa infatti a soluzioni diverse, come quella di utilizzare chalet in legno e le altre strutture frutto delle donazioni più diverse. Per il capoluogo martoriato invece il Piano Case prevede di tirare su interi nuovi quartieri in 20 diverse zone della città. Case prefabbricate edificate con tecniche innovative (calcestruzzo precompresso, legno lamellare) su un massimo di tre piani e metrature diverse, poggiate su isolatori sismici collocati su grandi piattaforme di cemento armato in grado di assorbire anche i terremoti più devastanti. Con ulteriori vantaggi: quelli legati alla tecnica costruttiva modulare che permette la realizzazione del piano in pochi mesi. E gli altri connessi al fatto che una volta liberate dai terremotati le abitazioni potranno essere utilizzate come residenze universitarie e strutture turistiche.
Per quanto riguarda la concreta realizzazione del piano, le 20 aree sono già state individuate dalla Protezione civile e dal Comune dell’Aquila che le hanno scelte in località già urbanizzate per evitare inutili spese. Su tante aree prescelte all’inizio (erano 60) si è aperta la discussione: molte sono state scartate, come quella tra la zona di Pettino e la cittadella della Guardia di finanza perché troppo esposta al rischio sismico; altre invece hanno superato l’esame scatenando però pesanti reazioni. Come a Pagliara di Sassa, Sant’Elia, Cese di Preturo e Assergi, dove i proprietari continuano a protestare con forza: "Hanno voluto colpirci perché non votiamo il sindaco Cialente", dice per esempio Pietro De Paolis di Pagliara di Sassa. O come a Sant’Antonio: sugli otto ettari espropriati le Coop intendevano realizzare un megacentro commerciale e ora hanno avviato un braccio di ferro per tentare di salvare almeno una parte della destinazione dell’area.
Gli espropri comunque sono stati avviati anche se non è ancora stato deciso il valore degli indennizzi. Nel frattempo è partito anche il lavoro di progettazione che in ciascuna zona prevede l’inserimento di spazi verdi e servizi sociali. Mentre gli appalti per la fornitura delle case e la realizzazione delle piastre in cemento (il business complessivo ammonta ad almeno 500 milioni di euro) dovrebbero essere aggiudicati entro il 10 giugno. Tra i grandi costruttori ha già manifestato interesse il gruppo Pizzarotti di Parma.
Per fine maggio è prevista pure l’apertura dei cantieri per la preparazione dei lavori. Che, una volta a regime, tra quattro mesi sforneranno "chiavi in mano", così afferma a ’L’espresso’ Mauro Dolce, direttore dell’ufficio sismico della Protezione civile, "i primi mille appartamenti che consegneremo ai senzatetto entro la fine di settembre". E gli altri 3.500? Dipenderà dalla capacità produttiva dei fornitori, spiega ancora Dolce. Che aggiunge: "Le ultime case, se non ci saranno intoppi, prevediamo di consegnarle alla fine di dicembre". Un paio di mesi dopo la data annunciata dal premier e quando la morsa del gelo avrà già da troppe settimane assediato gli sfollati nelle tendopoli..